La Svizzera assente a Bruxelles

Attorno al quartier generale dell’Unione europea a Bruxelles è schierato un esercito di lobbisti. Ce ne sono non meno di trentamila! L’apparato statale dell’Ue conta complessivamente 60mila unità e se togliamo il personale di back office, risulta che abbiamo un lobbista per ogni funzionario o parlamentare europeo!


La Svizzera dal canto suo si sta ben attrezzando e occupa il decimo posto per numero di lobbisti a Bruxelles: ne ha più dell’Austria e di altri paesi di medie dimensioni. Ma non è “la Svizzera”. Sono in particolare le multinazionali elvetiche ad attaccarsi ai rubinetti dell’Ue o che vogliono modellare le regolamentazioni: in testa ci sono Novartis, Syngenta e Ubs. La maggior parte delle altre organizzazioni svizzere (associazioni padronali, ong e partiti) non sono a Bruxelles in pianta stabile, ma vi si recano di tanto in tanto per presenziare a riunioni.


Da anni si assiste a un tira e molla tra la Svizzera e l’Ue sulla questione dell’Accordo quadro istituzionale. C’è forse ora una forte lobby svizzera che interviene sull’Ue in favore di una buona soluzione in grado di superare una votazione popolare nel nostro paese? Per niente.

 

Una delegazione del Consiglio nazionale si è recata recentemente a Bruxelles, dove ha «sondato il terreno» e «percepito l’umore reale». I capi delegazione hanno poi fatto sapere ai media elvetici che l’Ue non si arrende tanto facilmente e che  aspetta in tempi brevi una firma dell’intesa da parte del Consiglio federale. Vien da chiedersi chi ha perorato la causa di chi.


La controparte dell’Ue lavora invece bene: a turno gli ambasciatori dei paesi europei a Berna ci esortano attraverso i media a sottoscrivere l’accordo. Uno dei lobbisti più attivi è Andreas Schwab, uomo degli irrequieti padroni della Germania meridionale che tanto si arrabbiano per i controlli svolti dalla Svizzera sui cantieri. Parlamentare europeo della Cdu e legato a Deutsche Bank e Goldman Sachs, Schwab presiede la commissione del Parlamento che si occupa delle relazioni con la Svizzera. Da noi interviene a intervalli regolari con interviste e partecipando a conferenze: si dice «amico della Svizzera», ma considera le misure accompagnatorie alla libera circolazione come non proporzionali e discriminatorie. Induce così i nostri media a interrogare i sindacati sul perché della loro “testardaggine”. L’Ue pratica dunque un astuto lavoro di lobbying, da cui la Svizzera può solo imparare.


Ma come sindacati siamo fortunati: la Confederazione europea dei sindacati (Ces), di cui facciamo parte, è una lobby forte a Bruxelles. Contribuisce a far sì che la nostra posizione venga difesa nelle sedi più importanti. Luca Visentini, Segretario generale della Ces, trova scandaloso il modo in cui l’Ue sta agendo contro le nostre misure di accompagnamento: «Con uno Stato membro, l’Ue non oserebbe mai fare una cosa del genere».

Pubblicato il

03.12.2020 13:50
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