Tra gli scandali per affermazioni xenofobe di alcuni politici,  in Germania ci si chiede se i tempi siano maturi per la nascita di un nuovo partito di destra.

Thilo Sarrazin costretto alle dimissioni dalla presidenza della Bundesbank (la Banca centrale tedesca) ed in rotta di collisione col suo partito, la Spd, a causa delle sue tesi platealmente razziste; Erika Steinbach, presidente delle associazioni dei profughi e dei deportati tedeschi ed esponente di spicco della Cdu, indotta ad abbandonare la direzione del partito per aver relativizzato le colpe tedesche nella seconda guerra mondiale. La Germania in queste settimane si chiede se, anche sull'onda di questi scandali, siano maturi i tempi per la nascita di un nuovo partito di destra, xenofobo e populista, sul modello di quelli spuntati come funghi in più o meno tutti gli altri paesi del vecchio continente negli ultimi anni.
A leggere la quantità di mail di apprezzamenti a Sarrazin e Steinbach comparse sui siti di tabloid popolari come la "Bild" ma anche su giornali più seri, come lo "Spiegel", il potenziale di elettori di un nuovo ipotetico raggruppamento a destra della Cdu sembra consistente. Ci sono addirittura sondaggisti che si sono avventurati a quantificarne il peso attorno al 20 per cento. Secondo Alexander Häuser, sociologo esperto di estrema destra, le possibilità di successo per un partito di protesta dai contenuti apertamente razzisti in Germania sono molte. A suo avviso finora formazioni dichiaratamente neonaziste, come la Npd e la Dvu, o nazionaliste, come i Republikaner, hanno fallito nel tentativo di proporsi agli elettori sia per la mancanza di guide carismatiche che a causa della storia tedesca e dei relativi tabù attorno alle parole d'ordine dell'estrema destra.
Ma forse quei tabù, che hanno retto per decenni, nella strana epoca che stiamo vivendo hanno perso la loro efficacia e chi li abbatte in modo dimostrativo, come hanno fatto Thilo Sarrazin e Erika Steinbach, non passa più per estremista o revisionista ma viene assurto ad eroe popolare.
Nel suo libro "Deutschland schafft sich ab", appena pubblicato e alla base delle furiose polemiche delle ultime settimane, Thilo Sarrazin si fa passare per uno svelatore di verità, per colui che ha finalmente il coraggio di dire come stanno le cose in tema di immigrazione e integrazione. In realtà, sostenendo, tra l'altro, che i migranti provenienti dalla Turchia e dai paesi arabi, oltre a essere in sostanza dei mangiapane a ufo, abbasserebbero il livello di intelligenza delle future generazioni tedesche, Sarrazin parla alla pancia di una parte di paese che condivide le sue tesi ma finora non ha avuto il coraggio di esprimerle al di fuori delle mura domestiche o della birreria sotto casa. Il fatto che poi Sarrazin per corroborare le sue tesi si serva di argomenti bislacchi riconducibili alla genetica di Alfred Rosenberg non sembra turbare più di tanto i suoi estimatori.
Stesso discorso per Erika Steinbach. Già il fatto che la Steinbach sia uno dei 13 deputati della Cdu che nel 1991 hanno votato contro il riconoscimento definitivo dei confini con la Polonia la dice lunga sul personaggio. Da sempre esponente dell'ala nazionalconservatrice democristiana, la Steinbach non ha mai perso una sola occasione per provocare i vicini polacchi e cechi con richieste di indennizzo per i milioni di tedeschi cacciati da quelle terre dopo la fine della seconda guerra mondiale. A sostenere che la colpa dello scoppio del conflitto sia da ricondurre alla mobilitazione generale polacca del marzo 1939 ci è arrivata però solo in questi giorni. Dopo che anche nella Cdu si sono levate pesanti critiche nei suoi confronti e la "Giovanna d'Arco" dei profughi tedeschi si è vista costretta a dimettersi dalla direzione del partito, anche per quest'altra abbattitrice di tabù è arrivato il momento di farsi passare per vittima sacrificale, denunciando dalle colonne dei quotidiani popolari l'assenza di libertà di espressione in Germania e accusando la Cdu di aver perso il proprio carattere conservatore.
Thilo Sarrazin, socialdemocratico sui generis in rotta col suo partito, ed Erika Steinbach, troppo a destra per la nuova Cdu di Angela Merkel, potrebbero essere loro i leader in grado di lanciare un nuovo movimento populista? Probabilmente no, ad entrambi manca il carisma di un Geert Wilders o di un Umberto Bossi. Ma se nel prossimo futuro dovesse emergere prepotente la figura di un capo, capace di unificare la galassia di partiti neonazisti, movimenti anti islamici e umori qualunquisti, a lui toccherebbe il facile compito di cogliere i frutti avvelenati dell'odio seminato da Sarrazin, Steinbach e dagli altri abbattitori di tabù.

Pubblicato il 

08.10.10

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