A briglie sciolte

In qualche numero fa dei Quaderni del Forum  Alternativo abbiamo pubblicato una documentazione nella quale si dimostrava come l’informazione della Rsi su Cuba, ma soprattutto sul Venezuela, era ed era stata estremamente parziale e impegnata costantemente a metter in cattiva luce i due governi (e poi c’è ancora chi vaneggia che l’informazione alla Rsi è di sinistra!). Apriti cielo: i responsabili dell’informazione radiotelevisiva l’avevano presa molto male, per cui in un incontro “diplomatico” si cercò poi di appianare le cose, senza gran risultato, in verità.


Discutendo personalmente con giornalisti radiotelevisivi, ma anche con qualche commentatore “liberale di sinistra” (per esempio chi scrive per laRegione) di questo tema, mi è stato spesso rimproverato “ma se tu non accetti neanche quanto pubblica in proposito il New York Times o Le Monde, allora hai veramente i paraocchi ideologici”, insinuando sotto sotto che sarei un addetto della Pravda dei tempi che furono. Ammesso, e non necessariamente sempre concesso, che la Pravda sovietica avesse i paraocchi, torniamo al presente. Non vi dico che sollievo è stato per me leggere i risultati di un’inchiesta portata avanti da una Ong nordamericana molto seria (Fair.org) su come New York Times e Cnn abbiano riferito nel corso dell’anno scorso sulle proteste di Hong Kong, paragonando questi reportage con quanto hanno scritto (e soprattutto sottaciuto) su ciò che capitava in Cile, Ecuador, Haiti (per la Bolivia non hanno fatto a tempo, ma sarebbe stato probabilmente ancora peggio). Il risultato dello studio è incontrovertibile e lo sottolinea addirittura la Nzz (28 dicembre 2019), che come si sa è un organo chiaramente di destra, ma in politica internazionale talora abbastanza liberal.


Non solo le proteste di Hong Kong sono state citate un numero incredibilmente superiore di volte rispetto alle altre, ma anche nella scelta delle parole su come presentare i fatti, si è sempre stati del tutto parziali. Così i dimostranti di Hong Kong, anche quando hanno causato un paio di morti e preparato bombe simili a quelle esplose alla maratona di Boston, erano sempre e ancora semplici “dimostranti pro-democrazia”, attaccati violentemente da poliziotti arcigni, che in realtà durante quasi un anno di scontri molto violenti hanno fatto molto meno morti dei poliziotti francesi con i gilets jaunes. D’altra parte invece i dimostranti dei paesi sudamericani, dove ci sono state molte dozzine di morti, centinaia di donne violentate ed altre “bazzecole” simili, venivano spesso presentati come rivoltosi scatenati, infiltrati da elementi violenti e non in grado di marginalizzare gli estremisti anarcoidi.

 

Il giudizio della Ong nordamericana è lapidario: su questi temi, l’informazione è stata brutalmente manipolata. Nel rapporto non si discute del perché ciò sia avvenuto. Personalmente penso che tutto ciò abbia molto a che fare con la guerra fredda scatenata da Trump contro la Cina e con i tentativi di Washington di recuperare completamente il controllo, soprattutto economico, dell’America Latina.


Ma forse i nostri commentatori liberal locali mi diranno che questa conclusione è dovuta ai miei paraocchi ideologici.

Pubblicato il 

30.01.20
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