L'era del lavoro gratuito

Da fenomeno sporadico a realtà diffusa. Ticino e Lugano compresi.

Tempi duri per le nuove generazioni. Se i giovani degli anni 70-80 avevano di fronte a loro un contesto del pieno impiego e la possibilità di sognare una società liberata dalla centralità del lavoro in favore di un maggiore tempo libero grazie ai progressi tecnologici, le nuove generazioni si confrontano con l’odierno precariato dei contratti temporanei, a tempo determinato, del lavoro su chiamata mascherato da part time e una disoccupazione giovanile dilagante. Il tutto condito da una progressiva «compressione dei costi della forza lavoro» (si legga riduzione degli stipendi) in una spirale infinita. A questo elenco si aggiunge oggi una nuova tappa: il lavoro gratuito, generalmente chiamato volontariato o stage.   

Il lavoro gratuito (o ampiamente sottopagato) è una piaga che si sta estendendo e consolidando negli ultimi anni, assumendo lentamente una sua configurazione strutturale nel mercato del lavoro. La traiettoria potrebbe essere simile al lavoro temporaneo. Ai suoi albori degli anni 80, la maggioranza dei temporanei erano studenti desiderosi di guadagnare qualcosa durante le vacanze. Nello spazio di trenta anni, il lavoro temporaneo è diventato una condizione di vita perenne per molti lavoratori, mentre nelle aziende gli interinali costituiscono una parte importante e strutturale dell’organico. Il timore che il lavoro gratuito possa seguire la medesima parabola si giustifica dai sempre più numerosi casi di cronaca.


A metà agosto la Schweizamsonn­tag racconta di ragazzi assunti quali stagisti nei negozi Coop Pronto o Avec di Valora e pagati 3,75 franchi l’ora. In una giornata lavorativa di 8 ore guadagnano una trentina di franchi. Sono ragazzi che hanno appena concluso la scuola dell'obbligo e assunti con un contratto da stagista di lunga durata. «Dopo due o tre mesi sono formati e svolgono un ottimo lavoro» ammette il gerente di un Coop Pronto zurighese. Ciò significa che per i successivi 9-10 mesi (lo stage può durare anche un anno) lavoreranno al pari di un dipendente, ma per una paga largamente inferiore.  «Si tratta di giovani che non hanno trovato un posto di tirocinio, abusati come manodopera a basso costo» ha commentato al domenicale Natalie Imboden, responsabile nazionale del commercio al dettaglio per Unia.


I negozi Coop Pronto sono dei punti vendita di stazioni di servizio dati in franchising da Coop Mineralöl Ag, una società controllata interamente dalla Coop. Il gerente può assumere personale senza sottostare al contratto collettivo della Coop. Quest’ultima si limita a  raccomandare ai gerenti in franchising di non eccedere, ma si tratta di raccomandazioni per nulla vincolanti. Ecco spiegata l’assunzione a 3,75 franchi l’ora quali stagisti. La piaga delle assunzioni come stagisti per sottopagare le persone non è certo una novità. Lo è però la sua diffusione, anche alle nostre latitudini.


Lo scorso anno la Commissione Tripartita del Canton Ticino ha avviato dei controlli delle assunzioni di stage, motivandola così nel rapporto 2014: «Sempre più spesso le inchieste rilevano datori di lavoro che classificano parte del proprio personale quale “stagista”. In questi casi è difficile determinare se ci si trovi confrontati a veri stage di formazione o, piuttosto, ad assunzioni di lavoratori a basso costo che esulano, quindi, dall’obiettivo primario di queste attività temporanee». A pensar male, spesso ci si azzecca. Infatti, dai primi risultati dei controlli, pare siano altissimi i tassi di abusi dei datori di lavoro riscontrati.


«Seppur una miseria, qualcosa ti pagano» dirà qualcuno, visto il progressivo affermarsi della prossima frontiera, il lavoro gratuito.
L’esempio più eclatante arriva da una cinquantina di chilometri da Chiasso, l’Expo di Milano. «Diventa un volontario, entra nel vero social network dell’anno» è l’accattivante slogan per agganciare l’ambizioso numero di 18.500 giovani disposti a lavorare gratuitamente all’Expo. Un massiccio impiego di personale gratuito che aveva suscitato un’ondata di proteste. «Il fatto che migliaia di ragazzi vengano fatti lavorare gratuitamente (ricevendo in cambio il privilegio di aver fatto un’esperienza…) a fronte del muro di miliardi che l’operazione genera è una cosa indegna per un Paese che parla di “impulso alla crescita”» ha dichiarato il rapper Frankie Hi Nrg, annunciando il suo ritiro da ambasciatore di Expo 2015. Una campagna lanciata sui social, #iononlavorogratisperexpo,  ha ottenuto rapidamente migliaia di condivisioni. Tanto, si dice, da far diminuire il numero previsto dei volontari da 18.500 a 10.000.


A benedire il lavoro gratuito alla fiera milanese furono invece i sindacati confederali, quando nel luglio 2013 siglarono con Expo 2015 Spa l’accordo che autorizzava l’impiego di 18.500 volontari e 800 lavoratori con contratti che spaziano dall’apprendistato allo stage, fino ai rapporti di lavoro a tempo determinato. Un accordo importante perché «consente dei contratti in deroga rispetto alla normativa in vigore» aveva specificato Giuseppe Sala, commissario unico di Expo. «Un’ottima intesa» l’aveva definita l’allora presidente del Consiglio Enrico Letta «sulla base della quale si può pensare a un modello nazionale di rapporti lavorativi». Altri commentatori invece mostravano meno entusiasmo, intravedendo i pericoli causati dal nuovo modello di sfruttamento flessibile codificato. C’è chi vede nel Jobs act del governo Renzi il seguito di quell’accordo-deroga per Expo.


In una serie di articoli pubblicata sul quotidiano italiano il manifesto, si scopre che il lavoro gratuito o il finto stage è una pratica ben diffusa in Italia che colpisce molti ambiti. Si va dalle case editrici e i giornali, al mondo accademico e artistico dei creativi per citarne alcuni, oggetti d’inchiesta giornalistica. Perfino chi scrive discorsi a sensazione per i politici in carriera, chiamati ghost writher, restano a bocca asciutta. È il caso di Andrea Marcalongo, scrittrice, laureata in greco, allieva della scuola Holden di Alessandro Baricco a Torino. Dopo più di un anno di lavoro quale autrice “fantasma” di alcuni dei più brillanti discorsi di Matteo Renzi mentre era al governo Letta, la Marcalongo ha lasciato l'incarico. «Non sono mai stata pagata, salvo una mensilità» ha spiegato.  


La generazione mille euro d’inizio secolo sta lasciando il passo alla generazione zero euro. E quel che è più grave, nell’indifferenza generale della classe dirigenziale, economica e politica. C’è chi giura che non siamo ancora giunti al capolinea. Prossima tappa, pagare per lavorare.

 

Lugano, in scena va il  “volontariato”


180 persone a titolo gratuito per le giornate d’inaugurazione del nuovo centro culturale cittadino. Si pensa di impiegarli anche nelle attività ordinarie future


Anche Lugano, seppur in dimensioni ben diverse da quelle della fiera milanese, si sta lanciando in operazioni di promozione del lavoro gratuito tramite il volontariato. Un mese fa nel sito online della città di Lugano è comparsa una piattaforma dedicata a «tutti coloro che vogliono offrire a titolo gratuito il proprio aiuto per la Città di Lugano». Più precisamente, il Municipio cerca volontari per l'inaugurazione del nuovo Centro culturale (Lac), le case anziani, il Clean-up Day e la StraLugano.


Per la cerimonia d’inaugurazione del Lac a metà settembre nell’arco di due fine settimana, si cercavano 180 volontari. «Risultato raggiunto» ha comunicato soddisfatta la municipale responsabile Giovanna Masoni Brenni. I volontari del Lac si occuperanno di accoglienza del pubblico, degli artisti, di piccole mansioni amministrative e della movimentazione delle macchine sceniche per lo spettacolo all’esterno del 12 settembre. Per questi compiti, seguiranno una formazione. La municipale Masoni, intervistata dal Giornale del Popolo, aggiunge: «In tanti ci hanno chiesto se ci potrà essere la possibilità di partecipare, come volontari, pure a quelle che saranno le attività “ordinarie” del Lac, anche solamente per qualche ora alla settimana. Proprio perché c’è stato chiesto, vorremmo riuscirci».


Ricapitolando, dai volontari per l’inaugurazione si passa alle attività ordinarie. Il confine tra volontariato e lavoro gratuito si fa labile. L’enciclopedia Treccani definisce così il volontariato: «Prestazione volontaria e gratuita della propria opera a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza, esplicata per far fronte a emergenze occasionali oppure come servizio continuo». Fare i biglietti o la mascherina al teatro del Lac non corrisponde propriamente a un gesto nobile ed etico nei confronti degli altri. Nel suo recente passato, almeno fino a ieri, Lugano per le necessità di personale occasionale per i suoi eventi faceva capo alla Sotell, una sorta di agenzia interinale gestita dal Dicastero giovani ed eventi. E per quei lavori, li pagava. Ora vi è il dubbio del cambio di rotta, forse dettato dalla foga di risparmio dell’esecutivo cittadino.


Abbiamo raggiunto la municipale Masoni per meglio chiarire l’impiego di questi volenterosi nelle attività ordinarie del Lac. Assicura che non vi è una volontà speculativa o di sostituzione di personale, ma che si tratta di persone mosse da una forte volontà di partecipare in prima persona a un evento culturale storico per la città. Per quanto riguarda invece le possibilità d’impiego dei volontari nel futuro nelle menzionate attività ordinarie del Centro culturale, precisa che nulla è stato ancora deciso.  Sul pericolo del lavoro gratuito riconosce che sia giusto porsi interrogativi, assicurando di vegliare sulla problematica. Della buona fede della municipale non si discute. Difficilmente però dei volontari ammetterebbero a lei di offrire del lavoro gratuito al Lac nella speranza di trovare un impiego retribuito nell’amministrazione cittadina, magari in ambito culturale.


Sarebbe interessante conoscere le reali motivazioni dei “volontari del Lac”. Sono tutti disposti a sacrificare il loro tempo libero gratuitamente per amore della cultura o per il bene della città di Lugano?
In Italia, dove esistono studi scientifici sul tema del lavoro gratuito, si conferma il fatto che i candidati a questa tipologia di volontariato lo fanno nella speranza di conoscere le persone giuste per avere un lavoro in futuro o aggiungere una nota in più nel proprio curriculum. Sulla pagina apposita di Lugano non si fa mistero dell’utilità di investire il proprio tempo gratuitamente in queste occasioni. Il volontariato «le apre nuove prospettive nella sua vita privata e professionale. Il dossier volontariato è parte integrante di ogni curriculum vitae – anche del suo!», si legge.


Dando uno sguardo alla Carta del volontario pubblicata sul sito cittadino, la somiglianza con un contratto di lavoro non è indifferente. Sostituendo il termine volontario con dipendente, nella carta del volontario ci si potrebbe facilmente confondere con un normale contratto di lavoro. Manca solo la voce retribuzione.
Infine una nota sui volontari del Lac di cui si conosce parzialmente il profilo. Su 180, una cinquantina hanno fra i 18 e i 25 anni, 35 fra i 26 e i 40, una quarantina i quarantenni e poco meno i cinquantenni, a cui si aggiungono una ventina di pensionati. Gran parte dei giovani sono studenti dell'Usi, e poco meno della metà dei volontari del Lac risiedono  in città (sono oltre 80), oppure nel Luganese (una cinquantina). Ma ci sono anche volontari di altri distretti e provenienti da fuori Ticino.

Pubblicato il

27.08.2015 15:28
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