L’altro mondo del pallone

Almeno una decina di calciatori senza lavoro, senza la possibilità di allenarsi e dunque con la carriera a rischio. È forse l'aspetto più triste della fine del Neuchâtel Xamax, uno dei club simbolo del calcio svizzero a cui la commissione di disciplina della Swiss Football League lo scorso mese ha revocato la licenza. Questo dopo aver preso atto del fallimento della società che gestiva la squadra e che lo scorso anno era finita nelle mani del faccendiere ceceno Bulat Chagaev.

Di questa particolare situazione in cui si sono venuti a trovare gli ex giocatori della squadra neocastellana, area ha parlato con l'avvocato Lucien Valloni, uno dei massimi esperti in Svizzera nel campo del diritto dello sport nonché fondatore e presidente del Sindacato svizzero dei giocatori professionisti Safp. Un sindacato nato dieci anni fa che oggi conta poco meno di 600 affiliati, pari a circa la metà dei giocatori professionisti che militano nella Super League e nella Challenge League.
Il Safp esprime forti riserve sulla decisione della Swiss Football League: «Il caso non è certo stato risolto nel migliore dei modi», commenta Valloni. «È vero che il club, essendo fallito, non disponeva più dei mezzi finanziari necessari per terminare la stagione in Super League. Ma con la revoca della licenza si sono colpiti, nuovamente, i giocatori che per questa situazione non hanno alcuna responsabilità. Anzi, nonostante non venissero stipendiati da mesi, hanno svolto il loro lavoro con professionalità fino alla fine. Non si meritavano certo un trattamento del genere. Andava trovato un modo (assolutamente possibile) per consentire allo Xamax di concludere il campionato. Questo nell'interesse dei giocatori e della loro carriera, ma anche dei tifosi e dell'intero campionato che ora invece risulterà falsato», aggiunge Valloni.

Signor Valloni, si può affermare che in Svizzera gli sportivi non godono di sufficienti tutele dal punto di vista sindacale?
Assolutamente sì. Ed è proprio questa constatazione che mi ha indotto dieci anni fa a fondare un sindacato che dia voce alla categoria dei calciatori in tutte le sedi dove questo è necessario.  Essendo stato io stesso un calciatore e occupandomi professionalmente di diritto dello sport, so che questo è un mondo in cui ognuno tende a pensare solo a sé stesso.
Qual è il principale problema dei giocatori di calcio professionisti?
Finché un giocatore è professionista tende a concentrare tutta l'attenzione sul suo rapporto di lavoro e sulle sue prestazioni, disinteressandosi fondamentalmente degli interessi generali della categoria. Attraverso il sindacato cerchiamo di promuovere la solidarietà e di tutelare i giocatori da tutti i punti di vista.
Che tipo d'interventi vengono richiesti al sindacato?
Il problema più diffuso in Svizzera è il mancato rispetto dei contratti. Spesso le società si rifiutano di fornire prestazioni pattuite, per quanto riguarda per esempio l'alloggio. C'è poi il problema dei ritardi nel pagamento dei salari.
È un fenomeno molto diffuso?
Direi di sì. Purtroppo è abbastanza diffuso, anche in Ticino. Forse questo è il fenomeno più frequente dopo il mobbing.
Come viene praticato il mobbing nei confronti di un calciatore?
Le società, quando si trovano tra le mani un giocatore talentuoso e molto promettente, tendono a sottoscrivere contratti onerosi e di lunga durata. Ma spesso il rendimento del giocatore delude le aspettative del club, il quale allora si attiva con metodi poco ortodossi per giungere ad una rottura anticipata del contratto. In genere cominciano col non più fare scendere in campo il giocatore,  poi lo allontanano dalla prima squadra o addirittura a non gli versano più lo stipendio per indurlo a chiedere la rescissione del contratto. Questo è un metodo purtroppo sempre più diffuso, a cui i le società ricorrono, soprattutto in questo periodo di crisi economica, per cercare di aggiustare le loro finanze. Il che è deplorevole naturalmente.
In questo "gioco" c'è anche la complicità degli allenatori che operano le cosiddette "scelte tecniche", spesso evocate per giustificare la messa fuori rosa di un calciatore?
A volte può risultare difficile tracciare un confine tra la scelta tecnica e un atto di mobbing. Un allenatore può decidere di non far scendere in campo un giocatore, ma questo ha il diritto, come stabilito anche dal Tribunale federale in una sentenza recente, di allenarsi sempre con la prima squadra, perché il bene in gioco è il mantenimento delle sue capacità e delle sue doti sportive, in particolare della velocità e dell'esplosività di gioco. Allenandosi con una squadra di una lega inferiore il giocatore rischia di perdere in tempi molto rapidi il suo stato di forma e dunque anche il suo valore di mercato.
Questa è un po' la situazione che vivono i giocatori del Neuchâtel Xamax?
Loro stanno ancora peggio, perché a Neuchâtel non c'è più nemmeno la seconda squadra.
Quanti di loro non hanno ancora trovato un nuovo impiego prima della chiusura del mercato, il 31 gennaio scorso?
Per i giocatori dello Xamax questo termine non si applica, come stabilisce un accordo intervenuto tra il sindacato mondiale dei giocatori (di cui la Safp è membro) e la Fifa. Sono dunque liberi di firmare contratti con altri club. Allo stato attuale la situazione rimane tuttavia piuttosto confusa. Proprio in questi giorni, come sindacato, stiamo cercando di formare una squadra con i giocatori rimasti a piedi.
Per fare cosa?
Siccome alcuni ex giocatori dello Xamax hanno trovato un nuovo impiego, per formare una squadra abbiamo preso contatto con il sindacato spagnolo che ci mette a disposizione alcuni uomini per completare la rosa. L'obiettivo è quello di far giocar loro partite amichevoli, soprattutto con squadre che sappiamo alla ricerca di rinforzi.Il senso dell'operazione è quello di dar loro una possibilità per mettersi in luce. È la prima volta che lo facciamo durante la stagione invernale. Sono anni invece che in estate partecipiamo ad un torneo internazionale, dove vengono invitati molti scout, che lì hanno la possibilità di selezionare i giocatori migliori e più interessantanti per la loro squadra. Enrico Shirinzi del Thun ha per esempio trovato così l'impiego.
Cosa stanno facendo attualmente i giocatori dello Xamax?
Inizialmente tutti erano fiduciosi di trovare senza problemi una nuova sistemazione in Svizzera o all'estero, ma le cose non sono andate così. La maggior parte di loro (almeno 10) è senza squadra e attualmente non si possono nemmeno allenare. La squadra che il sindacato sta cercando di allestire e che dovrebbe giocare una prima partita amichevole contro lo Zurigo (penso in marzo) ha anche lo scopo di dar loro la possibilità di tornare ad allenarsi.
Da quanto tempo sono senza stipendio?
Sono tre mesi che non vengono stipendiati e attualmente percepiscono l'indennità di disoccupazione.
Lo sportivo professionista sottostà alle stesse regole degli altri senza lavoro?
Fondamentalmente sì. Fino a qualche tempo fa capitava che degli sportivi disoccupati perdessero il diritto alle indennità poiché non accettavano di svolgere altre professioni, ma dal 2008, alla luce di una sentenza del Tribunale federale che ha accolto un mio ricorso relativo a un giocatore piuttosto noto, viene riconosciuto loro il diritto, almeno in una prima fase, di concentrare le ricerche di un nuovo impiego nel campo sportivo. Mi pare una soluzione ragionevole, perché lo sportivo è un lavoratore molto particolare: a differenza del giornalista o dell'avvocato o di qualsiasi altro professionista, se non esercita per un po' di tempo, mette a rischio la sua carriera.
Nell'opinione pubblica si tende a considerare i calciatori e gli sportivi professionisti in generale come dei privilegiati. Le cose stanno proprio così?
Chi la pensa così si sbaglia. È vero che ci sono molto giocatori strapagati, ma in quasi tutte le società di calcio svizzere (fa eccezione forse solo il Basilea) ci sono molti giocatori inseriti nei quadri delle prime squadre che guadagnano 3 mila franchi al mese. È soprattutto per questa categoria di giocatori che è pensato il nostro sindacato.

Pubblicato il

10.02.2012 01:00
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