Bisogna dare un merito a Hans Rudolf Merz. Nel presentare la sua riforma per un'aliquota unica dell'Iva al 6,1 per cento ha riconosciuto chiaramente che la modifica dell'imposta sul valore aggiunto avrà un impatto diretto sul potere d'acquisto delle famiglie, specialmente per il ceto medio-basso (si veda anche l'articolo a pagina 5). Costeranno di più il pane, il latte, i premi di cassa malattia e i beni di prima necessità. Il ministro ha ammesso che questo rincaro (sicuro) avrà un peso maggiore per rapporto all'abbassamento dei prezzi (meno sicuro) di altri beni quali l'elettronica, i vestiti e i beni di lusso proprio per le famiglie meno abbienti. Per questo motivo – e per calcolo politico – Merz ha proposto di versare uno 0,1 punti percentuali dell'imposta, stimati in 380 milioni di franchi all'anno, ai bassi redditi per compensare il rincaro.
Ciò nonostante il messaggio del Consiglio federale è stato accolto freddamente dalla maggioranza dei partiti, ad eccezione del Partito liberale radicale. C'è già chi parla di una riforma che avrà vita dura in Parlamento.
Ma bisogna fare attenzione a vendere la pelle dell'orso prima di averlo catturato. Perché la vera partita politica si giocherà sui settori esentati dall'Iva. Nella riforma presentata da Merz questa volta l'hanno spuntata le lobby della finanza e delle assicurazioni, mentre i grandi perdenti sono la sanità e la cultura che vedranno i propri prodotti e servizi gravati almeno del 6,1 per cento. I premi malattia subiranno un inevitabile aumento (il governo parla del 2,5 per cento). Ma la riforma potrebbe avere delle chances alle Camere se fra i settori esentati si facesse rientrare quello sanitario.
Sarebbe una vittoria per tutti? No, a questo punto fra i perdenti ci sarebbero ancora una volta i ceti meno fortunati. Perché leggendo fra le righe dei rapporti – più critici della presentazione di governo –, e per stessa ammissione di Merz, l'occhio di questa riforma è incentrato sull'economia. Il tasso unico al 6,1 per cento rientra cioè nell'ottica della competitività dell'economia svizzera nel contesto della concorrenza fiscale internazionale. Nonostante che già oggi le nostre imprese possono vendere con l'Iva più bassa d'Europa. La ricetta di Merz è semplice: un'imposta sul valore aggiunto ancor più bassa farà lievitare la torta della ricchezza elvetica. Le fette, poi, saranno più grosse per tutti. Un assunto che in realtà è tutto da verificare, come ammette candidamente lo stesso studio (in versione integrale) sulle conseguenze della riforma commissionato dal Dipartimento federale delle finanze di Hans Rudolf Merz.

Pubblicato il 

04.07.08

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