La situazione politica italiana è così grave che Veltroni ha deciso di chiamare in piazza gli uomini e le donne che hanno a cuore la democrazia. Il 25 ottobre, però. Le schegge di sinistra uscite bastonate da un'elezione che le ha trasformate in forze extraparlamentari ritengono la situazione ancora più grave in conseguenza dell'odiosa politica economica e sociale del governo. Però sono troppo impegnate in quattro congressi (Prc, Pdc, Verdi e Sinistra democratica) autoflagellatori e suicidi per occuparsi della sofferenza del popolo di sinistra e della povera gente tartassata. La Cgil, più che preoccupata dagli effetti sociali delle politiche governative, ritiene che la cosa più importante sia l'unità con Cisl e Uil, promette mobilitazione, per il futuro però.
Ma è davvero preoccupante la situazione italiana? Lo è, sul terreno della democrazia come su quello della struttura. In pochi mesi Berlusconi è riuscito a intrecciare provvedimenti ad personam che attaccano la Costituzione per difendersi dalla giustizia che ciclicamente gli presenta il conto delle troppe malefatte, con provvedimenti economici antioperai che aggrediscono la costituzione materiale del paese, con provvedimenti sociali segnati dal razzismo contro i rom e gli immigrati. Come se non bastasse, è esploso lo scandalo delle intercettazioni telefoniche che svelano non tanto le prestazioni sessuali del Cavaliere, quanto il fatto che ogni prestazione (orale, per la cronaca) ha garantito alle sue partner posti da ministre e sottosegretarie. Come risolverlo? Mettendo per legge il bavaglio all'informazione, cioè alle intercettazioni. La situazione italiana è resa più grave proprio per il silenzio dell'opposizione politica. L'unica forza che in Parlamento s'oppone al "caimano" è l'Italia dei valori di Di Pietro, l'unico a tornare in piazza con una manifestazione dal segno anche ambiguo, troppo incentrata su Berlusconi e quel che dice e troppo poco sulle sue politiche, cioè su quel che fa. Sarà pure ambiguo e un po' giustizialista, Di Pietro contornato da Grillo e girotondini, ma è l'unico che fa opposizione, e in piazza si è ritrovata una parte di quella società di cui la sinistra politica e l'ex sinistra (il Pd) non hanno tempo di occuparsi.
L'attacco classista contro i lavoratori è sfrontato. Mentre iniziano i primi incontri tra Confindustria e sindacati per la (contro)riforma del sistema contrattuale, volta a cancellare il contratto nazionale e a legare tutto il salario agli utili d'impresa, il governo ha già modificato il modello esistente detassando integralmente gli straordinari. La logica è semplice: i salari sono i più bassi d'Europa, ma l'unico modo per renderli tollerabili è aumentare l'orario di lavoro. Se invece l'azienda in oggetto è in crisi, a pagare sarà innanzitutto la forza lavoro. Più ore lavorate, più vite bruciate dagli infortuni. La Cgil protesta, anche perché l'attacco del governo ai dipendenti pubblici (i "fannulloni") è ancora più pesante, ma punta sul rapporto diretto con la Confindustria. Peccato che i padroni pretendano più del governo, rivendicando contratti personalizzati che renderebbero del tutto superfluo un sindacato ridotto a erogatore di servizi per conto terzi. L'unica speranza oggi in Italia viene dal fatto che l'attacco concentrico governo-padroni è talmente pesante da poter costringere società civile e società politica a battere un colpo.

Pubblicato il 

11.07.08

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