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Uno scandalo mostruoso ha investito nel giugno di quest’anno l’industria della carne in Germania. Centinaia di lavoratori in singole aziende sono stati infettati dal coronavirus, il che ha costretto ad interrompere la produzione e intere comunità alla quarantena. Sono venute alla luce situazioni che i sindacati denunciavano invano da anni. Non si tratta di singole mancanze, ma di un sofisticato modello industriale fondato sul brutale sfruttamento di diverse migliaia di lavoratori. Le imprese non svolgono i lavori di trasformazione della carne con dei dipendenti propri, ma li danno in subappalto a un’azienda ben sapendo che questa farà la stessa cosa con un’altra. Chi sono gli uomini che alla fine di questa catena svolgono effettivamente il lavoro? Dove dormono? Nessuno lo sa e nessuno se ne occupa. La cosa importante è che il lavoro costi poco, grazie a una settimana lavorativa di 60 ore ed alloggi che sembrano centri di detenzione eccetera.


Tutto questo non succede in una regione lontana controllata dalla mafia, ma nell’ordinata Germania. E tutto questo si giustifica con il diritto alla libera prestazione dei servizi dell’Unione europea, che consente le catene di subappalti, il lavoro temporaneo senza limiti, il lavoro distaccato e i falsi indipendenti. Un sistema malato.


Naturalmente, il controllo dei mattatoi da parte degli ispettorati del lavoro è previsto in Germania. Ma i politici hanno dovuto improvvisamente prendere atto che la vigilanza sul mercato del lavoro è stata sacrificata dai tagli della spesa pubblica e che c’è un’emergenza. Anche il governo si è di colpo svegliato: il ministro del lavoro Hubertus Heil intravede un sistema «d’irresponsabilità organizzata» e come risposta ha presentato rapidamente una proposta di legge, che in settembre è già stata trattata in prima lettura dal Parlamento. Essa prevede un aumento del numero dei controlli in tutti i rami e che anche gli alloggi vengano verificati e le sanzioni inasprite. Inoltre introduce un divieto dei contratti in appalto in tutto il settore della lavorazione della carne (dalla macellazione, al sezionamento fino alla trasformazione). Questo è un approccio molto interessante.  


Nei negoziati sull’Accordo quadro istituzionale tra la Svizzera e l’Unione europea in discussione vi sono tutte queste questioni: i controlli, le sanzioni, la responsabilità delle imprese. In considerazione dell’esperienza tedesca possiamo dire solo una cosa: irresponsabilità organizzata anche in Svizzera? No grazie!

Pubblicato il 

08.10.20

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