Mercoledì 23 ottobre 2002, informazione delle ore 8: «I prezzi dei generi alimentari in Svizzera sono superiori del 51 percento rispetto a quelli dell’Europa. Per voci singole, percentuali anche superiori. Solo le sigarette costano meno». Si omette di dire che il reddito pro capite svizzero (41 mila 685 dollari nel 2003, il più alto del mondo) è superiore di poco meno di un terzo rispetto alla media dei paesi europei confinanti (Francia 31 mila 264 dollari, Germania 30 mila 901, Austria 30 mila 336, Italia 23 mila 466; la fonte dei dati è “Il Sole - 24 Ore” di lunedì 13 gennaio 2003). Come si vede, è quasi il doppio del reddito pro capite italiano. L’ascoltatore del notiziario ricava l’impressione di essere in qualche modo una vittima. Perché i mezzi di informazione cercano di suscitare una tale sensazione? Quale logica governa questo tipo di notizie? Il sentirsi vittime o perseguitati è un sentimento in cui oggi si trova identità e coesione. Saremmo perseguitati, in ordine di tempo o contemporaneamente, dalla “plutocrazia ebraica”, dai “burocrati di Bruxelles”, dai “balivi della Svizzera interna”, dagli “asilanti spacciatori”, dal “terrorismo islamico”. Sembra che il vittimismo sia il cemento che unisce e fa sentire classe sociale delle persone (il famigerato ceto medio) che hanno per religione un individualismo sfrenato. Chi o che cosa dovrebbero temere questa volta i destinatari del messaggio? La minaccia che incomberebbe sui cittadini del paese proporzionalmente più ricco del mondo sarebbe il prezzo troppo alto dei generi alimentari. L’ideale sarebbe ricevere lo stipendio svizzero e fare la spesa nei negozi del terzo mondo. Con queste argomentazioni di una puerilità disarmante si dà importanza esclusivamente ai consumatori, e si ignorano i lavoratori. Sembra che il lavorare, il produrre, sia qualcosa che non ci riguardi, un modo di vivere residuale, riservato ai popoli che non hanno imparato a destreggiarsi nell’ambiente della finanza e del consumo tecnologico, oppure un inferno a cui si viene condannati per qualche oscura colpa. Forse la ragione di fondo di tanto affannarsi a nascondere il lavoro è il bisogno di inculcare l’idea che la contesa sul modello di società è finita. E siccome il lavoro è stato portatore di un diverso modello di società, occorre far sparire dallo scenario sociale il lavoro stesso. Per tornare ai generi alimentari che tanto preoccupano il nostro giornalista radiofonico: quasi sicuramente la campagna “I prezzi sono troppo alti in Svizzera” è funzionale o addirittura costituisce la premessa alla successiva campagna “Bisogna abbassare i prezzi in Svizzera”. Quindi è necessario produrre a un costo minore. Producendo a costi più bassi, si potrebbero abbassare i prezzi. Ma chi è che si oppone ad abbassare i prezzi e mantiene alti i costi di produzione? I lavoratori e le loro organizzazioni. Sono loro i nemici dei consumatori e in definitiva del popolo svizzero.

Pubblicato il 

07.02.03

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