In Europa rinasce la politica sociale

L’Unione europea è sociale o antisociale? È un vecchio contenzioso: per taluni l’Ue è talmente antisociale che sarebbe meglio rinchiudersi negli Stati nazionali e lì difendere la socialità. L’Ue non ha forse promosso l’austerità in tutta Europa, l’innalzamento dell’età pensionabile, il congelamento dei salari e l’inasprimento delle regole per i disoccupati?
 

Con queste politiche antisociali, l’Ue ha via via perso sostegno nella popolazione e di questo hanno approfittato i partiti populisti di destra. Di conseguenza, quattro anni fa la Commissione europea ha cambiato la sua politica e avviato la creazione di un “Pilastro dei diritti sociali”, cui sono seguiti alcuni progressi: per esempio in materia di conciliabilità tra lavoro e vita familiare attraverso un aumento dei congedi pagati e, nell’ambito della lotta al dumping salariale, con l’istituzione di un ispettorato del lavoro europeo.
La nuova Commissione guidata da Ursula von der Leyen nel 2019, facendo dell’Europa sociale una propria bandiera, si è impegnata a concretizzare il Pilastro dei diritti sociali. Dopo che la crisi del coronavirus ha fatto emergere con ancora più prepotenza i problemi sociali, l’Ue ha messo sul tavolo un piano d’azione concreto in venti punti: un salario minimo sufficiente per vivere, garanzia di occupazione per i giovani al termine della formazione, parità salariale per le donne, protezione rafforzata della salute sul posto di lavoro, lotta alla povertà minorile e molto altro. Il 6 maggio prossimo questo pacchetto sarà adottato al Vertice Sociale dell’Ue a Porto, in Portogallo.

Tuttavia, nella maggior parte di questi ambiti, l’Ue non ha il potere di emanare regolamentazioni vincolanti, essendo la politica sociale e quella dei salari di competenza dei singoli Stati membri. Per sua costituzione, l’Ue è fondamentalmente un’unione economica e non un’unione sociale. Una persona saggia ha detto con ironia la politica sociale un effetto secondario molto positivo dell’Ue. L’impianto costituzionale europeo è così squilibrato che la Confederazione europea dei sindacati da tempo chiede un complemento sociale. L’attuale politica dell’Ue in materia si limita a raccomandazioni o nel migliore dei casi a fissare standard minimi che poi devono essere tradotti in provvedimenti legislativi da ogni singolo Stato. Ciò accade spesso ed è il motivo per cui l’Europa sta vivendo ora una gradita rinascita della politica sociale.
 

Molti elementi del Pilastro Sociale Europeo costituirebbero un progresso anche per la Svizzera. Non c’è quindi motivo di imprecare contro l’Europa antisociale e ritirarsi nel Ridotto nazionale.

Pubblicato il

17.03.2021 10:51
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