Il sogno Airlight si spegne nei debiti

La start up è fallita lasciando dietro di sè una fattura salata per la collettività

Ultima tappa, l’aula della Pretura di Biasca il 18 agosto per le istanze di deposito dei bilanci e di fallimento. Si conclude così l’avventura di Airlight iniziatasi nel 2007, la promettente start up ticinese specializzata nelle tecniche innovative nel campo dell'energia verde. Una meteora bruciatasi nell'arco di una decina d'anni, lasciando sul campo speranze infrante, molti soldi, diversi creditori a bocca asciutta oltre a una trentina di ex dipendenti a casa con arretrati salariali impagati.

 

Stipendi che con ogni probabilità saranno in misura minore a carico degli ex dipendenti mentre il grosso ricadrà sulle spalle della collettività, poiché la ditta non dispone di patrimonio. Sarà dunque la cassa insolvenza della disoccupazione a farsene carico. La responsabilità va alla struttura societaria ideata e alla debolezza del sistema giuridico elvetico in materia. A fallire infatti è solo una delle società controllate dalla Airlight Holding, l’unica che avesse dei dipendenti a conto paga. A differenza delle legislazioni di diversi paesi europei, in Svizzera una holding non ha responsabilità giuridiche sui debiti di una sua controllata al 100% in via di fallimento.


Sebbene la Airlight Holding abbia finanziato per un decennio la Airlight Manufacturing costituendone l’unica entrata, chiudendola non è chiamata a rispondere dei debiti di quest’ultima. Le altre società controllate dalla holding sono ancora attive. Una possiede la ventina di brevetti partoriti negli anni (Airlight Ip), la seconda si occupa di innovativi impianti solari a concentrazione (DSolar, attualmente priva di consiglio di amministrazione), mentre una terza segue l’innovativo progetto d’immagazzinamento di aria calda pressata in una galleria realizzata durante l’opera di Alp­transit in Riviera (Alacaes) con la compartecipazione di altre aziende private. Attiva anche la Airlight Marocco, dove sono stati costruiti i primi tre collettori che da anni attendono una certificazione indipendente. Cosa ne sarà, o cosa ne è stato, di quell’impianto avveniristico non è dato sapere.
L’avventura Airlight si iniziò con il matrimonio d’interesse tra un gruppo di finanziatori capitanati da Francesco Bolgiani (ex numero uno della fu Banca del Gottardo) disposti a scommettere sui futuri guadagni derivanti dalle intuizioni del giovane ingegnere Andrea Pedretti. Invenzioni geniali, rivoluzionarie, socialmente ed economicamente sostenibili. Si va dagli specchi parabolici e flessibili con tecniche innovative nel campo del solare termodinamico, al fotovoltaico a concentrazione in grado di aumentare enormemente la resa energetica, fino all’accumulazione di energia in aria compressa immagazzinata in cunicoli o grotte. Decisamente accattivanti, o almeno, vendute come tali. Purtroppo mai sfociate in realtà commerciabili e dunque redditizie. A pesare forse la scelta di realizzare le tre idee contemporaneamente, disperdendo le forze.


I 120 milioni di franchi investiti in dieci anni da finanziatori che credevano nella genialità delle invenzioni dell’ingegner Pedretti non sono bastati per arrivare alla tanto attesa redditività. Nemmeno l'arrivo di nuovi capitali italiani negli ultimi anni cambia le sorti dell'azienda. Capitali che coincidono con la sostituzione di parte dei membri del consiglio di amministrazione con rappresentanti dei nuovi importanti azionisti. Due persone dalla lunga esperienza nel ramo energetico. Il primo, Pasquale Cardarelli detto Lino, fu amministratore finanziario dell’italiana Montedison, caduto in disgrazia perché indagato nell’inchiesta sulle tangenti di Mani Pulite e uscito assolto per prescrizione dei reati imputati. Tra le varie cariche occupate, spicca l’incarico per conto del governo italiano a Cardarelli nell’Iraq post-bellico del 2004 quale vice responsabile del Program Management Office, la struttura competente nella gestione dei contratti con ditte private per la ricostruzione dell'Iraq.


Ad affiancare Cardarelli nel cda di Airlight Holding, Federico Micheli, con un passato di ruoli dirigenziali in grandi imprese energetiche italiane. In veste di amministratore unico della Manufacturing Airlight Micheli è comparso nell’aula della Pretura a Biasca quel pomeriggio del 18 agosto. Fu lui infatti, dopo essere stato nominato in febbraio a depositare il 31 maggio i bilanci dell’azienda per il fallimento, e a licenziare con effetto immediato la trentina di dipendenti che rimasero senza la paga di maggio e gli stipendi dei periodi di disdetta.

Pubblicato il

24.08.2016 17:03
Francesco Bonsaver

Airlight, quel senso di giustizia latitante

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