Nel mondo politico si fa lentamente largo la consapevolezza che il dibattito sulla promozione delle fonti energetiche rinnovabili sia non soltanto opportuno, ma persino urgente. La crisi climatica incombente, il surriscaldamento e i conseguenti disastri ambientali, la gestione ragionevole delle risorse energetiche e la salvaguardia delle ricchezze paesaggistiche, la prevedibile battaglia campale di medio termine su nuove centrali a gas e atomiche sono i nodi di una scelta di società inderogabile. Per i fautori del tutto nucleare le fonti alternative sono un fattore trascurabile; per i difensori dell'ambiente sono la chiave di volta della sostenibilità. L'anno prossimo in Svizzera entreranno in vigore gli incentivi a sostegno delle energie rinnovabili, finanziati dalla tassa di un massimo di 0,6 centesimi per chilowattora elettrico. Si stima che potrebbero essere versati fino a 320 milioni all'anno, ripartiti secondo i contingenti delle diverse categorie: piccole centrali elettriche, impianti solari e eolici, geotermia, biomassa. Garantiscono l'acquisto dell'energia prodotta da parte delle società elettriche a prezzi che coprono i costi di produzione; ma questi variano fortemente. Di fronte a un prezzo di mercato del chilowattora di circa 8 centesimi, l'energia solare fotovoltaica – che oggi ha costi fino a 90 centesimi – deve ancora fare grandi progressi per raggiungere una posizione competitiva su larga scala; più vantaggiosa è la valorizzazione del vento. L'ordinanza non è ancora definitiva, ma dall'autunno 2008 il chilowattora eolico dovrebbe essere pagato 25 centesimi; ciò dovrebbe consentire un rapido ammortamento degli investimenti nei mulini a vento dei tempi moderni.   

Parco eolico sul San Gottardo

Dello sfruttamento delle turbine a vento sul San Gottardo si discute dal 2002. Portata avanti dapprima dall'Azienda elettrica ticinese Aet, che poi l'ha abbandonata, la progettazione è ora passata alla società chiassese Reninvest, attiva in tutta Europa e con sedi anche nel Lussemburgo (e nelle isole Cayman). La Reninvest è però una costola dell'Aet, che ne controlla il 20 per cento del capitale. Il progetto è stimato a 48 milioni di franchi e il 30 per cento  potrebbe andare a beneficio della regione e del patriziato airolese, proprietario dei terreni. L'impianto sarà gestito da una società con sede a Airolo, una joint venture di Reninvest e Aet, mentre resta aperta l'eventuale partecipazione di Atel, che possiede le linee elettriche del passo del San Gottardo. Si tratterà di uno dei più importanti parchi eolici svizzeri, in una zona di venti costanti anche se non velocissimi; prevede sul versante sud del passo, tra 2'040 e 2'131 d'altitudine e in territorio di Airolo, 8 piloni di 78 metri, a 450 metri l'uno dall'altro, con rotori a tre pale di 82 metri di diametro. Si tratterebbe di generatori di nuova generazione del tipo EnercomE-82 di 2 Megawatt; la potenza totale di 16 Mw equivale a 28mila Mwh, il fabbisogno annuo di 15 mila persone o l'1,5 per cento di quello cantonale. L'impianto, che esige una variante del piano regolatore di Airolo, potrebbe essere pronto nel 2009 e funzionare per un trentennio. L'impatto sul paesaggio delle turbine eoliche, nonostante il colore bianco e l'aspetto filiforme, farà sicuramente discutere. Tuttavia gli stessi ambientalisti, che sono coinvolti, potrebbero accettarle. Del resto, a proposito dell'impianto futuro di Crêt-Meuron nel Giura neocastellano, il Tribunale federale ha recentemente sentenziato che l'interesse per le energie rinnovabili e pulite prevale sulla protezione del paesaggio. Da parte del Wwf si preconizza l'inserimento del parco eolico in una concezione complessiva per una Leventina senza energie fossili e a favore delle fonti rinnovabili (microcentrali elettriche, biomassa legnosa, biogas agricolo), sull'esempio del comune austriaco di Güssing pioniere di una politica integrata.

Il Vallese a tutto vento

Il rilancio del progetto airolese e l'effervescenza attuale a livello svizzero sono sicuramente dovuti alla nuova politica della Confederazione. In campo eolico per il nostro paese si tratta di recuperare il ritardo considerevole nei confronti di paesi marittimi come Germania e Olanda, ma anche di un vicino alpino: l'Austria. La catena del Giura offre certamente le condizioni di vento migliori, anche se non sono comparabili a quelle straordinarie del Mare del nord. Attualmente sono 12 le turbine di oltre 100 chilowatt attive in cinque siti;  un'altra ventina sono di piccole dimensioni. La potenza installata complessiva è di 11,25 Megawatt e copre il fabbisogno di 4 mila 400 economie domestiche. A fare la parte del leone è l'impianto del Mont-Crosin nel Giura bernese, di proprietà delle Bernische Kraftwerke Bkw: con 8 turbine ha una potenza di 7,6 Mw. I progetti provvisoriamente annunciati entro il 2012 prevedono 69 generatori per 138 Mw, ma la lista continua ad allungarsi. L'obiettivo sarebbe produrre il fabbisogno di 40mila economie domestiche, equivalente allo 0,2 per cento del consumo globale d'elettricità. È soprattutto nell'arco alpino che si ipotizzano gli impianti maggiori, con il Vallese in prima linea accanto a Airolo. Il comune di Oberwald con la società sangallese Swisswinds prevede la costruzione di 21 turbine di 130 metri (compresi i rotori) sul passo del Grimsel, a quota 2'165 metri; l'investimento si aggirerebbe sui 100 milioni di franchi. Swisswinds ritiene che altre 9 turbine potrebbero essere installate sul passo della Nufenen e 20 sul passo del Sanetsch, che segna il confine con Berna. Altre zone possibili sono il passo della Furka, le zone del  Sempione e del Gran San Bernardo. Per i comuni alpini l'interesse non si limita alla prospettiva di incassare i proventi del canone energetico, ma pure alle prospettive occupazionali. A Oberwald si sogna di installare un centro di competenza per lo sfruttamento dell'energia eolica nelle Alpi. Del resto l'intera Valle di Goms vorrebbe diventare la prima regione alpina delle energie pulite. Entro il 2030 la maggior parte del consumo dovrebbe essere assicurato dalle fonti rinnovabili: acqua, vento, sole e biomassa. Si mira a un circolo virtuoso che include l'utilizzazione delle risorse boschive, l'impegno dell'artigianato locale nella costruzione e riattamento di edifici secondo i principi dell'efficienza energetica e l'implicazione di proprietari di case e residenze secondarie. L'arco alpino si propone dunque come un protagonista della svolta eolica e i promotori sostengono che le turbine a vento hanno una valenza quasi pedagogica nell'illustrare in modo trasparente le condizioni ideali per la produzione elettrica; i parchi eolici vengono considerati portatori di una specifica bellezza e un fattore d'attrazione turistica.  Tuttavia proprio dal Vallese giungono proposte in parte alternative, che concernono il fondovalle. Piacciono in particolare al direttore della Fondazione per la protezione del paesaggio Raimund Roderwald. Si dice scettico sul proliferare delle localizzazioni alpine, che potrebbero rivelarsi un incubo per il paesaggio,  e favorevole a impianti nella Valli del Rodano e del Reno.

Una concezione nazionale

Proprio la questione ambientale potrebbe spingere le organizzazioni di difesa della natura a chiedere una pianificazione nazionale delle localizzazioni migliori – si dice una decina - secondo criteri energetici e paesaggistici. Il fiorire di iniziative non coordinate dovrebbe inoltre fare entrare in gioco anche i cantoni, responsabili dei piani direttori. L'unico strumento conoscitivo per definire una concezione dell' energia eolica in Svizzera, elaborato dai diversi Uffici federali competenti, risale all'agosto del 2004. Da 110 localizzazioni potenziali si era scesi a 28: 12 prioritarie e 16 definite dai cantoni. Un lavoro che dovrà essere ripreso, poiché il programma del Consiglio federale prevede l'obiettivo di produrre entro il 2010 ulteriori 500 Gigawattora d'energia elettrica da fonti rinnovabili. All'eolico spetterebbe dal 10 al 20 per cento ovvero da 50 a 100 Gigawattora. L'ex-presidente socialista Peter Bodenmann, in una lettera aperta a Doris Leuthard pubblicata dal settimanale L'Hebdo del 29.11.2007, sogna ad occhi aperti 700 turbine a vento e 10 mila pompe a calore nelle Alpi. In cinque anni si potrebbero investire 10 miliardi e creare 10mila posti di lavoro e sarebbe un passo importante verso le energie rinnovabili e pulite.
L'improvviso moltiplicarsi di proposte non deve far dimenticare che in Svizzera l'eolico deve ancora dimostrare appieno e sulla lunga durata la sua efficienza e la sua redditività. Dopo un lungo letargo, l'euforia attuale apre comunque uno spiraglio all'energia eolica; anche se, secondo una proiezione attuale, la potenza virtuale equivarrebbe soltanto – si fa per dire – alla metà della produzione elettrica nella più vecchia centrale atomica elvetica, quella bernese di Mühleberg.
Le successive rivoluzioni industriali e lo sviluppo capitalistico sono stati sorretti dal ricorso illimitato e nocivo per l'ambiente alle energie fossili: dapprima il carbone, poi il greggio e infine le centrali atomiche. Oggi, mentre cresce esponenzialmente pure il consumo energetico del settore terziario, carbone, petrolio e uranio restano le risorse principali, peraltro sempre più care e esauribili. L'avvento delle energie rinnovabili non avrà perciò soltanto una funzione sostitutiva, ma dovrà forzatamente preludere a un cambiamento di paradigma del modello produttivo capitalistico e ciò non soltanto nelle Alpi e nell'arco giurassiano.

Pubblicato il 

07.12.07

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