Storia di classe

«Tutti gli uomini liberi del mondo devono prepararsi a vendicare il crimine del Congo. Forse molti di quei soldati, trasformati in subumani dalla macchina imperialista, pensano in buona fede di difendere i diritti di una razza superiore; ma in questa Assemblea la maggioranza è costituita da popoli che hanno la pelle abbronzata da diversi soli, colorata da diversi pigmenti, e che hanno capito perfettamente che le differenze fra gli uomini non vengono dal colore della pelle, ma dal tipo di proprietà dei mezzi di produzione, dai rapporti di produzione. La Delegazione Cubana invia il suo saluto ai popoli della Rhodesia del Sud e dell’Africa del Sud-Ovest, oppressi da minoranze di coloni bianchi. Al Basutoland, alla Beciuania e allo Swaziland, alla Somalia francese, al popolo arabo della Palestina, ad Aden e ai protettorati, a Oman e a tutti i popoli in conflitto con l’imperialismo o il colonialismo, e ribadisce loro il suo appoggio»
Discorso di Che Guevara all’ONU, 11 dicembre 1961

In questo discorso tenuto nella sede dell’ONU, il Che affermava come la comunità internazionale non avrebbe mai potuto dimenticarsi degli orrori perpetrati dai paramilitari belgi in Congo.
In un altro discorso storico, quello da Primo ministro del Congo libero, Patrice Lumumba aveva ben riassunto i suoi progetti di governo. Offendendo il re, lo statista si era rivolto unicamente «ai congolesi e alle congolesi, ai combattenti per la libertà», auspicando un futuro di «pace, giustizia sociale e libertà». Un futuro che non sembra poter essere scritto in questi termini. Non quando il tuo poverissimo paese è pieno di diamanti, rame e uranio. Non quando ti stai battendo allo stesso tempo per un’unità nazionale ed un’unità panafricana. Nella regione mineraria del Katanga viene proclamata l’indipendenza, difesa manu militari dai soldati belgi e finanziata fra gli altri dal Sudafrica dell’apartheid. Lumumba farà appello all’Onu che, formalmente garante della pace mondiale, invierà i suoi caschi blu autorizzati ad usare la forza per reprimere i moti “indipendentisti”. L’Onu, infine, abbandonerà il Congo al suo destino, giudicando il conflitto come un problema interno del paese. Nella capitale, Léopoldville, l’ennesimo colpo di stato targato Cia porterà al potere il generale Mobutu, padre e padrone del paese per i successivi 30 anni. Dopo essere stato torturato, Lumumba viene fucilato il 17 gennaio 1961 e il suo corpo sarà sciolto nell’acido.


Prima di partire a combattere in prima persona in Congo, Guevara accusava l’Onu di tradimento. Citando Fidel Castro, il Che ricordava come degli apparentemente complessi conflitti geopolitici possono essere ricondotti a semplici principi: «Cessi la filosofia della spoliazione e cesserà la filosofia della guerra». La ferita mai rimarginata del Congo rappresenta un esempio emblematico di quanto il diritto internazionale non sia altro che un concetto astratto, perché è il potere che fa il diritto, e non il contrario.


Da quasi 70 anni la Palestina è la vittima martoriata di questa filosofia della spoliazione. Su una cosa ha ragione Ariel Sharon: indipendentemente dal riconoscimento internazionale, Gerusalemme è già la capitale di Israele, perché è Israele ad avere il potere in una terra che non gli appartiene.
Oggi, gli uomini e le donne liberi del mondo non possono dimenticare la Palestina. Senza timore di dirlo: che le rimostranze verbali diventino Intifada. Perché non può esserci pace senza giustizia, e non può esserci giustizia senza lotta.

Pubblicato il 

14.12.17
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