Il paradiso della destra

Lo straniero sorpreso senza biglietto vorrebbe riavere il documento che gli è stato ritirato. Invece di restituirglielo, il capotreno lo fa a pezzetti. È indimenticabile lo sguardo rassegnato dell'uomo di cui ha scritto Alberto Nessi sull'ultimo numero di area. Per lui quel foglio era tutto, non aveva nient'altro, né soldi, né lingua, né casa, né amici.
Sono in due a compiere il gesto odioso, il capotreno e l'apprendista che approva, ma nello scompartimento ci sono altri ferrovieri in divisa, silenziosi e consenzienti. Tutti questi lavoratori avranno probabilmente provato simpatia per lo sciopero delle Officine. Forse sono fra quelli che facevano udire un fischio di solidarietà dalle locomotive in transito alla stazione di Bellinzona: siamo con voi! Ma ciò non impedisce loro di disprezzare i rifugiati, le persone con la pelle nera, i rumeni, gli zingari. E di ingrossare a ogni elezione il consenso alla Lega. Come mai i lavoratori hanno smesso di considerare la sicurezza come qualcosa che ha a che fare con buone condizioni di lavoro e benessere per tutti, e hanno fatto propria la concezione opposta, la sicurezza come difesa dei confini, polizia per le strade, sorveglianza elettronica, leggi severe e carceri piene?
La perdita della morale. Ma bisogna intendersi bene sul senso della parola. La "questione morale" su cui insisteva Berlinguer era propriamente un'esigenza di onestà; ciò di cui parla oggi Antonio Di Pietro non è altro che la legalità; il contenuto delle prediche di Ratzinger è in sostanza il catechismo. La morale è piuttosto qualcosa che dipende dall'escatologia, quelli che in latino si chiamerebbero i novissimi: morte, giudizio, inferno, paradiso. A seconda di quello che ciascuno si aspetta alla fine della vita, si comporta di conseguenza. Prendiamo il paradiso: dall'Illuminismo in poi è stato collocato non in cielo, ma in terra. Non è riservato ai santi o ai ricchi, è aperto anche ai poveri; non ce lo regala un dio, ma dobbiamo costruircelo noi.  Sono dunque rilevanti dal punto di vista morale le azioni che ci avvicinano a questo "ultimo"; è legittimo desiderare più giustizia, più verità, più fraternità su questa terra, il più presto possibile, per tutti.
Da molti anni a sinistra si sorride udendo queste cose, nessuno ci crede più. E non saranno né la magistratura, né i parroci, né l'associazione Besso Pulita a supplire alla generale dimissione dalla morale. Ma non si privano impunemente le persone di un elemento fondamentale dell'essere umano: la morale è necessaria per vivere. Ecco allora il paradiso proposto dalla destra: piccolo, limitato, riservato a pochi, in cui non c'è posto per gli stranieri e i rifugiati, dove la ricchezza non va divisa con nessuno e rimane tutta per noi. Sarà un paradiso meschino e filisteo, ma in qualche modo un paradiso. E può perfino apparire migliore del paradiso fiscale che la ministra socialista va difendendo in giro per l'Europa.

Pubblicato il

10.04.2009 12:30
Giuseppe Dunghi
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