Inizia il nostro viaggio di sette puntate alla scoperta di Lugano attraverso la lettura dei dati statistici raccolti da Elio Venturelli, per 30 anni a capo dell'Ufficio cantonale di statistica. Un dossier commissionato da area di oltre 100 pagine dal quale emergono molte preziose informazioni su una realtà complessa come quella della città più importante del Cantone. In questa prima puntata tratteremo il tema dei flussi migratori nella città e del suo impatto nella realtà urbana. Nel 2006 a Lugano vivevano 17'847 stranieri, corrispondenti al 35,9 per cento del totale degli abitanti. Si tratta perlopiù di una popolazione giovane, che vive in appartamenti modesti e di gran parte dei nuclei famigliari nei quali lavorano entrambi i genitori. Limitandosi al solo aspetto demografico, senza l'apporto degli stranieri Lugano sarebbe una città ancor più vecchia di quanto già non lo sia. Addirittura, senza di loro, la Lugano di oggi avrebbe meno abitanti di 16 anni fa. E questo nonostante le 5517 persone che hanno ottenuto la cittadinanza elvetica dal 1991 al 2006. Di questi e molti altri aspetti deve tenere conto Lugano nel suo rapporto con i cittadini stranieri sul suo territorio. Un rapporto che spesso si esprime in toni di diffidenza, se non di odio, più che di amore e di rispetto nei confronti degli immigrati. Questo perlomeno è l'immagine di Lugano che spesso viene veicolata "grazie" alle esternazioni del municipale e leader assoluto della Lega dei Ticinesi, Giuliano Bignasca. Eppure, sia l'economia privata che pubblica non potrebbero essere ai livelli attuali senza il contributo dei molti lavoratori stranieri. "Volevamo braccia, sono arrivati uomini" riassumeva il prestigioso scrittore svizzero Max Frisch. Oggi Lugano, ad immagine della Svizzera, è diventata una comunità multiculturale. Una coabitazione di culture che potenzialmente è una ricchezza da cui tutti possono trarre profitto, ma che se non affrontata da chi è incaricato di gestire la vita comunitaria, può generare problemi. area ne ha discusso con Nicoletta Mariolini, municipale a Lugano e titolare del Dicastero integrazione, per capire quale sia la politica d'integrazione dell'autorità cittadina.

A Lugano convivono oltre 130 nazionalità differenti, alle quali si aggiungono le culture svizzero-tedesche e francesi. In che modo l'autorità affronta la multiculturalità?
Oltre a vedere la multiculturalità connessa con l'inclusione sociale, la strada moderna presuppone il valore aggiunto della compartecipazione nel campo civile, economico, sociale e culturale. Un percorso collegato ad una prospettiva di mescolanza, che vede tutta la popolazione partecipare allo sviluppo della città, investendo qui conoscenze, lavoro, denaro e voglia di crescere. Un modo per valorizzare sia la città nel mondo, sia il mondo in città, superando quindi i soli interventi volti alla conoscenza reciproca.
Intende dire che l'attuale compagine municipale condivide questo approccio e mostra una sensibilità per il tema?
Talvolta le nostre visioni del mondo sono diverse, tuttavia gli indirizzi adottati dalla politica cittadina sono sempre stati condivisi dal Municipio che, durante questa legislatura, ha posto l'accento sulla politica di prossimità, di capillarità sociale e territoriale e d'intervento comunitario in tutti gli ambiti di mia competenza (quartieri, prevenzione, informazione sociale e integrazione).
Quanto pesano le esternazioni contro gli stranieri del Municipale Giuliano Bignasca sulla politica sociale e di integrazione del Municipio?
Certe dichiarazioni danneggiano l'immagine e l'operato delle istituzioni, discreditandole. Inoltre feriscono una parte della popolazione che si sente discriminata. Non influenzano invece le decisioni interne del Municipio e gli indirizzi di quei dicasteri che poggiano sulla politica delle pari opportunità.
Quali allora gli ostacoli maggiori?
La percezione soggettiva di possibili minacce è l'ostacolo maggiore che oggi incontriamo. L'autorità comunale, cosciente dell'importanza di questa "modernità" nell'affrontare la multiculturalità, mette i paletti sulla legalità. Infatti, come le pari opportunità anche la legalità non ha passaporto.
In base al principio di uguaglianza dei diritti e doveri per ogni cittadino, indipendentemente dalla sua origine, come si possono garantire le stesse condizioni di accesso al mondo del lavoro?
Il 27 per cento del personale nell'organico comunale è straniero. La città riserva pure una trentina di posti per l'inserimento dei richiedenti l'asilo. Quindi una politica del personale in sintonia con la struttura sociale.
E per quanto riguarda l'economia privata?
È difficile come autorità comunale imporre regole al mercato del lavoro affinché le pari opportunità si realizzino completamente. Il Municipio ha optato per il "progetto lavoro giovani", destinato all'inserimento nel mondo del lavoro dei giovani residenti, di qualsiasi nazionalità essi siano, prevedendo anche un loro accompagnamento verso il settore privato. Speriamo che ciò aiuti ad evitare eventuali pregiudizi o discriminazioni.
L'attuazione della politica di integrazione ha dei costi. Per poterla realizzare, occorre una volontà politica che si traduca con la messa a disposizione di fondi. Ritiene di avere sufficienti mezzi a disposizione?
Per un bilancio di questi quattro anni, occorre guardare due dimensioni: il personale e le risorse finanziarie per sostenere materialmente i progetti. Rispetto al totale delle risorse dell'amministrazione, i mezzi a disposizione del Dicastero integrazione e informazione sociale sono stati più che modesti. Devo però riconoscere che nel corso della legislatura c'è stata una progressiva disponibilità politica ad aumentare, anche se di poco, i mezzi disponibili. Piccoli passi che confermano la condivisione da parte del Municipio delle politiche proposte. Naturalmente, si potrebbe fare di più…
L'88 per cento degli stranieri residenti a Lugano vivono in alloggi da 3 locali in 3 o 4 persone. In che modo l'autorità comunale può garantire il diritto all'alloggio a prezzi accettabili?
La Cassa Pensioni e La Città di Lugano possiedono circa 1'200 appartamenti, tutti amministrati dalla Cassa Pensioni. In base ad una stima, il 30-40 per cento dei nostri inquilini sono stranieri. Anche qui dunque si rispecchia la struttura sociale cittadina.
Valuta sufficiente il parco immobiliare pubblico per calmierare il prezzo degli affitti nella città o sarebbero necessari altri strumenti?
Un piano urbanistico sarebbe sicuramente utile per dare un indirizzo chiaro alla città del futuro. L'attuale politica dell'alloggio contribuisce comunque a calmierare i prezzi degli affitti. Inoltre, la Cassa Pensioni sta realizzando a Molino Nuovo uno stabile destinato a famiglie monoparentali, ad anziani e invalidi con criteri architettonici e luoghi di vita destinati ai loro specifici bisogni. Questo progetto è una premessa per modellare un domani quella parte di quartiere a misura di famiglie e anziani.
Non c'è il rischio di creare dei ghetti?
L'indirizzo politico cittadino è di ridistribuire sul territorio tutte le tipologie di inquilini evitando l'insorgere di ghetti. In tutte le sedi scolastiche cittadine osserviamo che circa il 50 per cento degli allievi sono stranieri. Ciò ricalca lo sforzo di avere una città multiculturale nel suo insieme. Inoltre, per meglio affrontare i problemi di coabitazione tra diversi gruppi di popolazione, la Cassa Pensioni ha organizzato un corso di mediazione per tutto il personale amministrativo e i custodi degli stabili. Ai custodi è pure stata offerta una formazione più ampia, affinché il loro ruolo sia di sostegno anche ad altre categorie di inquilini, come ad esempio gli anziani.
Nella buona parte dei nuclei famigliari di stranieri lavorano sia il marito che la moglie. In che modo il Municipio cerca di garantire l'esistenza di strutture per i figli (asilo nido, doposcuola, attività nella pausa estiva scolastica)?
Tra il 2004 e il 2006 abbiamo raddoppiato i posti, ora 78, creando nuovi asili nido. Infatti molte coppie lavorano nella misura del 150 per cento per motivi di sussistenza. Oltre ai nidi d'infanzia, la Città garantisce le mense scolastiche e le scuole d'infanzia ad orario prolungato fino alle 19. Oggi prevale il criterio del reddito per poter usufruire di questi servizi. Personalmente ritengo importante la possibilità di allargare l'offerta a tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito, evitando in tal senso nuovi tipi di ghetti sociali. Ovviamente adeguando la partecipazione ai costi secondo la disponibilità finanziaria. Durante l'estate, sempre a sostegno delle famiglie, la colonia estiva diurna " Vivi il quartiere" accoglie più di 700 ragazzi dai 6 ai 16 anni.
Spesso si associa l'idea di integrazione alla gestione della cosa pubblica attraverso il diritto di voto. Eppure in alcune realtà, come Friburgo, dove il diritto di voto è stato ottenuto, il tasso di partecipazione degli stranieri è stato solo del 15 per cento, mentre degli svizzeri del 31 per cento. Che spiegazione dare?
Il voto è la dimensione civica del vivere in società. Un progetto di "città condivisa" presuppone anche conoscenza, partecipazione e senso di appartenenza. I dati citati dimostrano che l'integrazione non si costruisce a tavolino e che il voto fa parte di un lungo percorso. "Conoscere conoscersi", il progetto presentato dal Municipio la settimana scorsa, che prevede anche una lettera di benvenuto ai nuovi arrivati, invita tutta la cittadinanza a riconoscere, amare e a prendersi cura del patrimonio collettivo. Così anche il voto assumerà il suo pieno significato.


In pillole

•    Nel 2006 abitavano 17'847 stranieri (35,9 per cento di 49'734 abitanti).
•    il 59,5 per cento ha meno di 44 anni .
•    Convivono 130 nazionalità,
•    i due gruppi principali di stranieri sono gli italiani (55,57 per cento) e le persone provenienti dell'ex Jugoslavia (17,7 per cento ).
•    5517 cittadini hanno ottenuto la nazionalità svizzera dal 1991 al 2006.
•    il 62,5 per cento dei matrimoni a Lugano sono fra stranieri o svizzeri/e con stranieri.
•    Senza stranieri, nel 2006 Lugano avrebbe 1'165 abitanti in meno del 1991 (saldo demografico).
•    il 54,9 per cento degli stranieri lavora (contro il 46,6 per cento degli svizzeri).
•    il 46,6 per cento delle straniere lavora (contro il 39,1 per cento delle svizzere)
•    il 50 per cento di stranieri vive in 3 persone in 3 locali
•    il 38 per cento di stranieri vive in 4 persone in 3 locali
•    Lugano incassa oltre 14 milioni di imposte alla fonte (il 30 per cento del totale cantonale).

Pubblicato il 

22.02.08

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