Il gioco sporco delle casse malati

I motivi di un cambiamento per una cassa unica

Presentata in un “libro bianco”una serie di problemi che l’odierno sistema assicurativo LaMal pone, a scapito degli assicurati: dalla velata selezione dei rischi (illegale) all’illecita propaganda politica, passando per un marketing aggressivo e il potere che le lobby delle casse malati esercitano sul Parlamento. Secondo alcuni questo sistema è intrinsecamente destinato alla deriva.

 

Nell’opuscolo sono stati raccolti alcuni esempi concreti degli odierni problemi legati al sistema su cui si regge l’assicurazione malattia obbligatoria: un sistema poco trasparente e discriminatorio verso alcune categorie di pazienti (in particolare anziani e malati cronici). La solidarietà su cui dovrebbe basarsi un’assicurazione sociale, come lo è l’assicurazione malattia obbligatoria, viene così meno. Vediamo nel dettaglio gli aspetti sollevati dal Comitato.


Selezione dei rischi illegale

Innanzitutto, per quanto riguarda l’assicurazione obbligatoria (LaMal), o "di base", come viene spesso definita, la selezione dei rischi da parte delle casse malati è illegale. Gli assicuratori adottano perciò delle strategie per non rifiutare apertamente nessun potenziale assicurato, ma di fatto escludendone una parte, come spiega Laura Regazzoni Meli, segretaria generale dell’Associazione consumatori della Svizzera italiana (Acsi): «troppo spesso gli anziani sono penalizzati nella scelta di una cassa, ad esempio quando chiedono un’offerta e specificano la loro età non ricevono mai una risposta, alcuni assicuratori mettono invece i moduli d’adesione unicamente online, escludendo così una larga maggioranza di persone, perlopiù di una certa età, che non utilizzano questi mezzi. Un altro metodo di selezione è fare offerte solo per franchigie di 2.500 franchi, che un malato cronico o un anziano non possono accettare». L’obiettivo è chiaro: cercare di accogliere solo assicurati che pagano i premi senza sollecitare prestazioni, spingendo invece i più costosi a cambiare assicuratore.

Propaganda politica illecita

Inoltre, gli assicuratori utilizzano (e stanno utilizzando nella campagna contro la cassa malati pubblica) metodi illeciti di propaganda politica. Illeciti perché, secondo quanto ribadisce il Consiglio federale nella risposta del 6 giugno 2014 all’interpellanza di Jaqueline Fehr “Propaganda delle casse malati. Contraria alla legge?”: «L’esercizio dell’assicurazione malattia è un compito pubblico. Nell’assumere questo compito loro delegato, gli assicuratori agiscono in linea di principio come autorità statali, per cui sono soggetti agli stessi principi relativi all’informazione dell’autorità prima delle votazioni popolari». Per il Consiglio federale la propaganda politica degli assicuratori malattia è da considerarsi inammissibile. Gli esempi di informazione parziale e propaganda politica sono purtroppo molti e riguardano in particolare informazioni fuorvianti e false sui cambiamenti che porterebbe una cassa malati pubblica. Recentemente il Tribunale federale ha ribadito il fatto che le casse rivestono un ruolo statale e che quindi devono rispettare i principi di oggettività, trasparenza e proporzionalità, e ha riconosciuto che questo non è sempre il caso, ma non le ha condannate. Non solo gli assicuratori violano il principio di divieto di propaganda politica, ma lo fanno in buona parte con i soldi pagati dagli assicurati: per la campagna contro la cassa pubblica hanno messo sul tavolo almeno 3 milioni di franchi provenienti dalle assicurazioni complementari (più altri soldi ricevuti da privati e sostenitori). A termine di paragone, i sostenitori dell’iniziativa hanno a disposizione un budget di 250.000 franchi.


Anche le tecniche di marketing per accaparrarsi i cosiddetti buoni rischi sono sempre più aggressive, con telefonate moleste, come testimoniano le migliaia di segnalazioni ricevute dalle associazioni svizzere dei consumatori. Questo anche se tre anni or sono le principali casse malati si erano impegnate ad abolire il marketing telefonico dopo aver convinto il Parlamento a non legiferare su questo punto.

Anche i medici ne risentono

A sostegno dell’iniziativa sono scesi in campo anche molti professionisti della salute (medici, fisioterapisti, levatrici,...), questo perché anch’essi sono quotidianamente confrontati con i problemi dell’odierno sistema assicurativo. Alcune casse malati ad esempio escludono in modo arbitrario dal proprio elenco di medici di base autorizzati (modello "medico di famiglia") i medici specialisti in medicina interna generale aventi un secondo titolo specialistico, con conseguenze anche per i pazienti che si vedono costretti o a cambiare medico o a rinunciare a determinati modelli assicurativi più vantaggiosi. I fisioterapisti in particolare lamentano una forte pressione amministrativa e il loro lavoro è riconosciuto diversamente a seconda dell’assicuratore malattia.

Il potere delle lobby

Un altro spinoso problema è quello del potere delle lobby delle casse malati e dei loro rappresentanti in politica (sono diversi i parlamentari in qualche modo legati agli assicuratori, alcuni di loro sono anche membri della Commissione della sicurezza sociale e della sanità), come spiega Marina Carobbio-Guscetti, deputata ticinese al Consiglio Nazionale: «Il problema è la trasparenza di questi mandati, anche per quanto riguarda le retribuzioni. È evidente che se i membri del Parlamento non vogliono regolamentare il rimborso dei premi pagati in eccesso in alcuni cantoni o intervenire contro la pubblicità telefonica, non fanno l’interesse della maggioranza, ma quello degli assicuratori, mentre al primo posto ci dovrebbe essere l’interesse collettivo». È tra l’altro recente (di martedì) la decisione del Nazionale di adottare la Legge sulla sorveglianza dell’assicurazione malattia (LSAMal), anche se in una versione meno restrittiva di quella proposta dagli Stati, è stato ad esempio deciso di non obbligare le casse malati a rimborsare i premi pagati in eccesso dai loro assicurati.

Tre ragioni per cambiare

Perché quindi è necessario un cambiamento di sistema? Secondo Bruno Cereghetti, deputato in Gran Consiglio per il Ps ed ex capo-Ufficio dell’assicurazione malattia del Canton Ticino, essenzialmente per tre motivi: l’odierno sistema è intrinsecamente ingovernabile; la Legge sulla vigilanza sulle assicurazioni è una grida spagnola; questo sistema è destinato alla deriva: «Il sistema di compensazione dei rischi è inapplicabile, non raggiunge i risultati sperati ed è costoso, – spiega Cereghetti –, mentre la Legge sulla vigilanza è impossibile da attivare, dato che prevede ad esempio un meccanismo di ristorno dei premi pagati in eccesso, ma a condizione che gli assicuratori ne abbiano i mezzi. Infine, l’odierno sistema è destinato alla deriva perché ai rappresentanti delle casse malati non interessa il buon funzionamento del sistema sanitario, ma solo negoziare al ribasso le tariffe delle prestazioni e questo porta inevitabilmente a una minor qualità dei servizi ai pazienti».

Pubblicato il

18.09.2014 09:30
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