Il Ps ha bisogno dei contenti e degli scontenti

Nell'ultimo Comitato cantonale del Ps è stata nominata la nuova direzione e i due nuovi (almeno in parte) vicepresidenti. Una scelta in larga misura rivolta al futuro con diverse figure emergenti all'interno del Partito che, speriamo, sapranno dare energia e motivazione nuova al Ps.
Nella stessa riunione si è anche preso atto dei risultati elettorali e deciso di promuovere un'analisi degli stessi per cercare di capire le cause che hanno portato al quadro attuale.
Credo sia stata una scelta dovuta e importante, una scelta però che per diventare davvero utile ed operativa ha bisogno del contributo e dell'apporto di tutti, dei contenti e degli scontenti, degli attivi e dei meno attivi, delle Sezioni Ps e dei Gruppi della sinistra unita, dei giovani e dei vecchi militanti, perchè il momento è delicato ed è davvero molto importante che tutti diano il loro contributo.
Il nostro Presidente è rimasto troppo spesso solo in passato e questo non deve più accadere.
Ma d'altro canto è importante che la nostra dirigenza (a cominciare dal nostro Presidente) si sforzino di ascoltare con maggiore attenzione e partecipazione l'opinione, i suggerimenti, le offerte di aiuto o di sostegno, le teorie sbagliate o giuste che siano che vengono proposte nel Partito, ma anche nel variegato mondo della sinistra, sapendo cogliere e raccogliere la disponibilità dei tanti che si mettono a disposizione per passione e convinzione (pronti a lavorare anche sotto il tavolo) e non certo per interessi di bottega.
Sul "che fare", condivido parecchie affermazioni fatte da Franco Cavalli sull'ultimo numero di area.
Anch'io credo sia importante e urgente definire ed individuare alcune, poche priorità qualificanti su cui centrare la nostra attività politica. Infatti vi è una profonda differenza tra lavorare in Parlamento come deputati e essere attivi e far sentire la propria presenza nel Paese.
Se, infatti, in Gran Consiglio si è costretti ad essere "tuttologi", nel Paese reale è importante caratterizzarsi e concentrarsi su alcuni temi, che vanno perseguiti con chiarezza, rendendoli di fatto la "missione" a cui tutti dobbiamo tendere e che dobbiamo saper presentare e rendere ben visibile alle cittadine e ai cittadini.
Tra queste priorità, è irrinunciabile che ci sia, tra le altre, la politica finanziaria. Ma la stessa non può però diventare la priorità con la P maiuscola (ripeto, pensando di far politica con un impatto più forte nel Paese e non solo in Parlamento!), perché essa è solo uno strumento, indispensabile e determinante fin che si vuole, ma solo uno strumento per fare. Bisogna saper individuare, insistere e saper comunicare con chiarezza cosa si vuole fare, quali sono le nostre priorità e questo che ci siano o non ci siano le risorse necessarie per renderle concrete. Perché le risorse (e il Ticino l'ha imparato molto bene da quell'ottima maestra che è stata Marina Masoni) possono apparire e sparire in base agli obbiettivi da raggiungere. Meglio quindi dire cosa vogliamo fare, con quali soggetti/attori vogliamo farlo, quantificare quanto ci serve per farlo e chiedere ai cittadini il sostegno per reperire quanto serve!
In un cantone dove la destra non fa che adoperarsi per sostenere che i servizi dello Stato sono spesso uno spreco, o addirittura inutili e che si possono ridurre regalando nel contempo risorse ai quelli che già ne hanno, sta alle forze progressiste e in primo luogo al nostro partito, sostenere in modo chiaro e con competenza, che la società ticinese ha bisogni precisi da soddisfare, pena grosse sofferenze per i suoi membri più deboli e il forte pericolo di una sua disgregazione
Non si tratta di leghismo di sinistra. Qui si tratta di non restare imbrigliati nelle maglie della politica finanziaria, senza più avere il tempo, le energie ed il coraggio di proporre una visione di società e di batterci per riuscire a realizzarla.
Ma per proporre una visione credibile e possibile (visto che i numeri contano!) è necessario cucire e ricucire i fili della collaborazione con le forze progressiste presenti nel Paese, cercando di tessere una trama comune entro cui poter lavorare. Che sia su battaglie puntuali (ipotesi più possibile e realistica), che sia con accordi organici, l'importante è tornare a lavorar insieme, voltando pagina con determinazione e convinzione rispetto al recente passato, indipendentemente dalle persone in prima fila.
E sarà infine importante riuscire a continuare a proporre cultura progressista e, contemporaneamente, a raccontare con efficacia quanto si fa dentro e fuori il Parlamento, dentro e fuori il Governo. Per questo, anche il tema della comunicazione e degli strumenti per farla è determinante.

Pubblicato il

16.05.2008 13:30
Anna Biscossa
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