Il Primo Maggio non è morto

La Festa del lavoro che ci apprestiamo a celebrare come ogni anno il 1° maggio affonda le sue radici nelle lotte degli operai che nella seconda metà dell’Ottocento rivendicavano un diritto fondamentale, quello di un orario di lavoro decente e umano. Un valore tanto “antico” quanto forte e attuale in un’epoca in cui i lavoratori vivono il part-time imposto, i turni spezzettati, il lavoro serale e domenicale, il lavoro interinale e su chiamata, l’intermittenza del lavoro, il lavoro gratuito e tanti altri soprusi che ledono la loro dignità.
Basterebbe questo richiamo per dimostrare come il Primo Maggio sia tutt’altro che una festa “morta”, come qualcuno sostiene. Non solo per il suo valore storico e simbolico, ma soprattutto perché oggi più che mai vi è la necessità di porre il lavoro e i lavoratori tutti al centro del dibattito e di ogni iniziativa di politica economica e sociale.

 

Perché viviamo una stagione in cui i diritti dei lavoratori vengono progressivamente erosi: con il mancato rispetto delle leggi e dei contratti ma anche con le stesse leggi e gli stessi contratti in talune circostanze, con i licenziamenti e le delocalizzazioni, con comportamenti criminali di padroni senza scrupoli, con la violenza psicologica, con politiche salariali tese a dividere i lavoratori, le donne dagli uomini, lo svizzero dallo straniero, il residente dal frontaliere, il giovane dall’anziano, l’abile dal disabile, il sano dal malato eccetera.
Un aspetto quest’ultimo diffuso a livello planetario e particolarmente sentito anche nella piccola ma per certi versi “estrema” realtà del cantone Ticino, confrontato con un mercato del lavoro gravemente degenerato, come tra l’altro testimoniano le storie e le tragedie umane che regolarmente questo giornale racconta.
Ci pare dunque pienamente azzeccata l’impostazione che i sindacati ticinesi hanno voluto dare quest’anno alla Festa del lavoro.


Una festa che attraverso numerose iniziative distribuite su quattro giorni (ne riferiamo alle pagine 6 e 7) punta a promuovere il dialogo, l’incontro e il confronto tra tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori di ogni ramo professionale, età e nazionalità. Perché è solo alimentando un valore universale come la solidarietà che si può pensare di controbattere a quelli che erigono muri e fomentano conflitti tra i lavoratori.
Lavoratori che meritano altro e di più. E la festa del Primo Maggio è una buona occasione per sottolinearlo.


Pubblicato il

20.04.2016 22:49
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