Per molti politici, la campagna elettorale è l’occasione di parlare di criminalità e declamare, spesso a sproposito, statistiche sull’evoluzione del numero di delitti commessi o sulla nazionalità delle persone condannate. Dati che vengono utilizzati per convincere gli elettori a sostenere quei partiti che propongono politiche repressive nei confronti delle classi popolari, in particolare dei e delle migranti.

 

Una tendenza purtroppo confermata la scorsa settimana, con l’affermarsi nel Cantone dei partiti di destra e di estrema destra, largamente maggioritari. Non tutti i dati sulla criminalità fanno però le prime pagine dei giornali. Ad esempio quello, particolarmente attuale, sulla percentuale di direttori generali del Fondo Monetario Internazionale indagati o condannati negli ultimi anni. Eppure sono il 100%, tre su tre.

 

La scorsa settimana, infatti, lo spagnolo Rodrigo Rato, ex ministro delle finanze del governo Aznar e direttore generale dell’Fmi dal 2004 al 2007, è stato arrestato con l’accusa di truffa e riciclaggio. Rato avrebbe aperto decine di conti a nome di società a lui riconducibili per nascondervi milioni di euro sottratti al fisco. Nonostante la gravità dei fatti, dopo poche ore era già a piede libero.

 

Dopo Rato, l’Fmi è stato diretto dal tristemente famoso Dominique Strauss-Kahn. L’ex candidato presidenziale per il Partito socialista francese si dimise nel 2011, quando venne arrestato in seguito alle accuse di aggressione sessuale mossegli dalla cameriera di un albergo di New York. Dopo pochi mesi di istruttoria Strauss-Kahn ottenne l’abbandono delle procedure penali e civili grazie a un accordo con la sua accusatrice. Secondo i giornali, Strauss-Kahn le avrebbe versato circa 6 milioni di dollari. Le sue beghe giudiziarie non si sono però interrotte, visto che egli sta attualmente affrontando un nuovo processo, in Francia. La magistratura lo accusa di complicità in sfruttamento della prostituzione e di truffa, per avere partecipato all’organizzazione di festini che coinvolgevano numerosi grandi imprenditori. “Materiale” era il termine usato da Strauss-Kahn per riferirsi alle prostitute.

 

Il socialista è stato sostituito alla testa dell’Fmi da un’altra ex ministra francese, Christine Lagarde. Anch’essa è stata rapidamente oggetto di un’indagine per essere intervenuta, nel 2007, in favore del discusso uomo d’affari Bernard Tapie. Mentre era ancora ministra, Lagarde avrebbe favorito lo svolgersi di un arbitraggio molto dubbio che terminò con una decisione nettamente sfavorevole alle casse pubbliche. Tapie, che conosceva due dei tre giudici che hanno scritto la sentenza, si è visto attribuire 400 milioni di euro, a scapito delle casse pubbliche. Soddisfatta del risultato, Lagarde decise di rinunciare al ricorso; per questo motivo attende il processo e rischia una pena fino a un anno di carcere. La stessa pena prevista dalla legge svizzera per i migranti senza un permesso valido.

 

A differenza di Rato, Strauss-Kahn e Lagarde, i migranti in carcere ci finiscono davvero, gonfiando le statistiche sui cosiddetti “criminali stranieri”. Una situazione paradossale: i grandi truffatori occupano posti di ministro o direttore generale delle massime istanze del capitalismo, mentre ai miserabili che hanno sfidato il Mediterraneo in burrasca per un po’ di pane e lavoro, l’Europa offre quattro muri di cemento. Muri molto alti, perché i piccoli delinquenti che sono dentro non vedano i grandi criminali che stanno fuori.

Pubblicato il 

23.04.15
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