Berna vuole spuntare le armi dell’Udc contro la riforma in materia di concessione della cittadinanza svizzera. A tale scopo, il popolo dovrebbe poter votare separatamente sulla naturalizzazione agevolata degli stranieri della seconda e della terza generazione. In tal modo il Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp) vorrebbe evitare, se possibile, che il rigetto di uno dei punti in votazione popolare comprometta l’insieme della complessa revisione. Il relativo messaggio al parlamento verrà presentato in autunno. In Svizzera – ha spiegato Roland Schärer, dell’Ufficio federale degli stranieri (Ufds) – vivono tra 50 e 100 mila stranieri nati qui e che per questo, se fossero già in vigore le nuove proposte sulla naturalizzazione agevolata, avrebbero ricevuto il passaporto svizzero. Questo cosiddetto «ius soli» (acquisto automatico della cittadinanza alla nascita) è stato molto discusso nella procedura di consultazione sulla riforma. Al contrario dell’interpretazione americana, dove chiunque nasca, anche per caso, sul suolo nazionale, ottiene automaticamente la cittadinanza, qui è previsto che i genitori dei bambini stranieri di terza generazione vivano in Svizzera da almeno cinque anni al momento della nascita dei loro figli. Un «turismo delle nascite» come in America sarebbe quindi escluso. Perciò, per eliminare ogni equivoco, secondo il Dfgp sarebbe opportuno sostituire i termini «ius soli» con «acquisto della cittadinanza alla nascita per i fanciulli della terza generazione» e «automatismo» con «acquisto della cittadinanza per effetto di legge». Ma perché privilegiare i bambini della terza generazione rispetto a quelli della seconda? Ci sono molteplici motivi di opportunità, dettati dalle differenze con la seconda generazione (vincoli più intensi con la Svizzera; minore desiderio di rientrare nel paese d’origine; integrazione più forte; maggiore responsabilità della Svizzera nei loro confronti, in fatto di cittadinanza, rispetto allo stato d’origine dei genitori). Ma c’è anche un’idea fondamentale: l’acquisto della cittadinanza per i fanciulli della terza generazione non deve più costituire una naturalizzazione in seguito ad un esame o ad un atto volontario, bensì avvicinarsi all’acquisto della cittadinanza per filiazione, sulla base esclusiva dei vincoli oggettivi del bambino con la Svizzera. Oltre all’acquisto della cittadinanza svizzera per stranieri della terza generazione, il progetto prevede anche diversi altri punti di riforma: le agevolazioni per la naturalizzazione di giovani stranieri della seconda generazione cresciuti in Svizzera (favorevoli 25 cantoni e tutti i partiti di governo, tranne l’Udc che approva solo agevolazioni amministrative); la possibilità di ricorso contro il rifiuto della cittadinanza (20 cantoni favorevoli e tre partiti contro uno); l’armonizzazione delle tasse di naturalizzazione; semplificazioni costituzionali (competenze cantonali e comunali e semplice diritto d’opposizione della Confederazione); abbassamento dei termini di residenza. Il Dfgp vorrebbe evitare che tutti questi punti della riforma vengano collegati tra loro. Propone quindi una votazione popolare separata per i punti che esigono una revisione costituzionale, con referendum obbligatorio (naturalizzazione agevolata e soppressione dell’autorizzazione federale nella procedura normale di naturalizzazione). In tal modo, la minaccia dell’Udc di lanciare il referendum contro la naturalizzazione agevolata diventa obsoleta; mentre per i punti che possono essere realizzati con una semplice revisione di legge (diritto di ricorso, riduzione delle tasse di naturalizzazione, abbassamento del termine federale di residenza da 12 ad 8 anni per la naturalizzazione ordinaria e dei termini cantonale e comunale a tre anni al massimo) il referendum rimane possibile. La presentazione del messaggio è prevista prima della sessione invernale. Il parlamento potrebbe iniziare l’esame della riforma nella prossima primavera. Nel giugno scorso, la consigliera federale Ruth Metzler s’era mostrata ottimista. Ma nel 1994 un progetto sulla naturalizzazione agevolata non aveva ottenuto la maggioranza dei cantoni.

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31.08.01

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