I conti dei banchieri

Aveva ragione Oswald Gruebel, ex direttore di Ubs, quando sconsigliava di parlare di strategia dei "soldi puliti". Sarebbe stata interpretata come un'ammissione di colpa della precedente strategia bancaria elvetica imperniata sui soldi sporchi. Non che ci fossero molti dubbi al riguardo, ma un'ammissione ufficiale non c'era mai stata.
I tempi però cambiano. Poco prima della definitiva nomina a successore di Gruebel, il ticinese Sergio Ermotti, sotto attacco per i suoi trascorsi in società panamensi gestite da fiduciarie luganesi, rispose: «Se dovessimo distribuire un cartellino rosso a chi ha lavorato con i soldi neri, la Banhofstrasse si tingerebbe di rosso». E il nuovo direttore di Ubs aggiunse: «La Svizzera è diventata ricca attraverso i soldi in nero». Altro segno dei tempi che cambiano.
Perfino la più antica banca elvetica, la sangallese Wegelin e Co., è scomparsa dalla piazza (cfr pag. 8). La sua colpa? Mentre l'Ubs scaricava i suoi clienti americani perché accusata dalle autorità fiscali statunitensi di aver consigliato loro come evadere le tasse, i dirigenti della Wegelin ebbero la brillante idea di recuperare i clienti abbandonati dalla concorrente elvetica. Due anni dopo il fisco americano ha avviato una procedura penale contro la Wegelin per istigazione all'evasione.
L'istituto sangallese non è stato il solo avvoltoio a fiondarsi sugli scheletri negli armadi americani di Ubs. Altri undici importanti istituti elvetici hanno partecipato al banchetto, tra cui anche le banche cantonali di Zurigo e Basilea. La vicenda può esser riassunta prendendo a prestito una citazione di Bertolt Brecht: «Al signor K. chiesero che cosa stesse facendo. "Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore"».
Dal fronte giuridico arriva una seconda inquietante notizia sul sistema bancario svizzero. La Commissione per la concorrenza (Comco) ha avviato un'inchiesta sulle grandi banche elvetiche e straniere per aver concordato illegalmente dei tassi d'interesse sui mercati dei derivati. Si noti che l'inchiesta è partita in seguito a un'autodenuncia.
Istintivamente, il pensiero va alle sofferenze odierne patite dal popolo greco, portoghese o irlandese (la lista è lunga), sofferenze imposte dalle politiche di austerità il cui scopo finale è evitare il fallimento dei grandi istituti bancari nel caso d'insolvenza dei vari debiti statali.
Il pensiero corre anche alle montagne di soldi pubblici versati a questi istituti privati. Denari di cui sono stati invece privati i cittadini per ammortizzare i danni delle crisi finanziarie causate dalle stesse banche.
Ancora Brecht può forse aiutarci: «È più criminale fondare una banca che rapinarla».

Pubblicato il

10.02.2012 00:30
Francesco Bonsaver
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