Hop Sviz!

La sconfitta è orfana, la vittoria è di tutti. Nel campo dei vincitori tutti hanno ragione, ognuno pensa che la sua "linea" abbia portato al successo. Nel campo degli sconfitti succede il contrario. Tutti cercano il colpevole. Per i socialisti romandi il problema sono i loro compagni svizzerotedeschi, e questi ricambiano il complimento. Poi arrivano i sindacalisti per ricordarci che loro ci sono sia di là che di qua della barriera del "rösti" e che il problema sono i contenuti. Nel Plr l'ala destra auspica un ulteriore avvicinamento all'Udc, mentre l'ala liberal-ecologista (ma esiste davvero?) vede proprio nell'alleanza con l'Udc – vedi Zurigo – il motivo della sconfitta. La confusione regna.

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Alcuni dicono che non bisognava criticare Blocher. Per altri andava attaccato ancora di più. E intanto tutti dimenticano – Ps, Ppd, Plr, Verdi – l'errore madornale che fecero nel 2000 quando lo stesso Blocher offriva su un piatto d'argento la soluzione del problema, candidando la sua beniamina Rita Fuhrer – consigliera di Stato zurighese – alla successione di Adolf Ogi in Consiglio federale. Invece di eleggere una rappresentante dell'ala blocheriana dell'Udc, oltre che donna, la maggioranza dei partiti sopraccitati preferì il buon bernese Samuel Schmid che non era nemmeno candidato ufficiale dell'Udc. La strada per Blocher fu così spianata: gli fu facile definire Schmid "mezzo consigliere federale" e comportarsi come se il suo partito fosse all'opposizione e non al governo, per vincere poi le elezioni nel 2003 e diventare consigliere federale. E così ora invece della Fuhrer abbiamo il Führer (colui che conduce i giochi, nda).
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Stranieri criminali e sicurezza. Questi due temi hanno dominato la campagna elettorale. Per l'Udc i colpevoli erano la sinistra e i "borghesi gentili" (leggi Ppd e Plr). Ma chi, nel governo, ne porta la responsabilità? La lotta alla criminalità organizzata e l'integrazione degli stranieri sono di competenza di Christoph Blocher. La sicurezza e la protezione della popolazione sono di responsabilità di Samuel Schmid. «Il Plr e gli altri partiti hanno perso l'occasione per ribadire che i ministri dell'Udc sono responsabili della lotta alla criminalità e della problematica degli stranieri», afferma l'ex presidente del Plr svizzero Franz Steinegger (Neue Luzerner Zeitung, 24.10.2007). Già. Quando c'è un problema che riguarda la Posta l'Udc non perde un minuto per attaccare Leuenberger, anche quando sa che con la nuova legge sulla Posta – votata nel 1998 con sostegno dell'Udc e contro l'avviso della sinistra – il Consiglio federale non può intervenire nelle scelte operazionali dell'azienda.

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«Chiedere una politica più borghese, come fa l'Udc, è assurdo. È ben risaputo che la Camera alta è dominata al 90 per cento dai partiti borghesi. E senza il Consiglio degli Stati, lo sanno tutti, in Svizzera nessuna decisione può essere presa», afferma ancora Steinegger. E come non dargli ragione?! Un motivo in più per non disertare le urne il prossimo 18 novembre quando in diversi cantoni ci sarà il ballottaggio per il Consiglio degli Stati. Il risultato non potrà certo cambiare la "tirannia della maggioranza (di destra)". Ma la può addolcire.

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Talvolta (sempre?) la politica è fatta di piccoli-grandi favori. Nel 2006 il Mattino della Domenica ha ricevuto circa 220 mila franchi in forma di (pseudo) pubblicità dalle due società in mano al Comune di Lugano (Ail e Casinò), allora entrambe presiedute da liberali anti-masoniani. Bignasca ricambia attaccando pesantemente Marina Masoni nel corso di quell'anno. Questi ringraziano rieleggendo in massa Marco Borradori in Consiglio di Stato (sì, lo hanno votato anche i liberali masoniani, ma quelli ci sono cascati). Bignasca ricambia rifiutando la congiunzione con l'Udc e regalando così al Plr il terzo seggio al Nazionale. E che regalo! Il presidente nazionale del Plr può rimanere in sella malgrado le perdite nella Svizzera interna, mentre se avesse perso il terzo seggio nel suo Cantone la pressione per dimettersi sarebbe stata altissima. E, guarda caso, ora il Plr offre all'illiberale nazional-populista Attilio Bignasca di entrare nel suo gruppo alle Camere federali. Ora tocca di nuovo alla Lega ricambiare il favore. Cosa fare? Per fortuna fra poco ci sono le elezioni comunali. A Lugano – dove d'altronde l'alleanza Lega-Plr dura ormai dal 1992 – c'è più di un'incognita, con il re Giorgio sempre più affaticato ma attento a non cedere il posto alla Masoni (Giovanna). Pelli sindaco?
 
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Per un motivo dispiace che a livello svizzero il Plr abbia perso. Ora la destra del partito potrà di nuovo ribadire che la colpa è del presidente nazionale Fulvio Pelli perché non parla lo svizzerotedesco. Non gli basta essere trilingue, ci voleva uno, come dicono, "Arena-tauglich", adatto per la trasmissione Arena. Ma la teoria non regge. Malgrado fosse di lingua madre tedesca, Steinegger ha perso ben tre elezioni. D'altro canto, quest'anno il presidente francofono del Ppd svizzero ha vinto. Ma diranno che non è merito suo bensì dell'argoviese Leuthard che lo ha preceduto. Già: la vittoria è di tutti.

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Nella confusione generale è passato inosservato che probabilmente per la prima volta nella storia abbiamo un consigliere nazionale che parla otto lingue, fra cui almeno due lingue nazionali. Eppure questo neoeletto è finora stato il più intervistato in assoluto. Sembra che sia addirittura finito nel New York Times. Ma non lo deve, ahimè, alla conoscenza delle lingue, bensì al colore della pelle. Ricardo Lumengo, originario dell'Angola, è stato infatti eletto sulla lista Ps a Berna. Destando, ovviamente, molte gelosie fra i suoi compagni di lista che è riuscito a superare e che ora affermano che egli è stato eletto grazie alle… pecore nere di quel deus ex machina che è l'Udc.

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Sembra che pure il presidente dimissionario Ueli Maurer fosse invidioso del plurilingue Lumengo. Aveva infatti promesso che avrebbe imparato l'italiano qualora l'Udc ticinese fosse riuscita a conquistare un seggio al Nazionale. Peccato che non possiamo verificarlo. Ma anche il suo probabile successore, il 33enne sangallese Toni Brunner, parla spesso di lingue. Si vanta infatti di non capire il francese (figuriamoci l'italiano). Che dire? Se questo sarà il profilo del futuro presidente del primo partito svizzero… non ci resta che esclamare, in buon romancio: Hop Sviz!


Pubblicato il

09.11.2007 13:30
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