A leggere le dichiarazioni dei principali politici austriaci (ma anche tedeschi ed italiani) nei giorni successivi all'incidente stradale che è costato la vita a Jörg Haider, sembrava che, invece che lo storico leader dell'estrema destra austriaca, fosse morto un piccolo padre della patria. Al festival dell'ipocrisia hanno preso parte un po' tutti, dal presidente della Repubblica austriaca, Heinz Fischer, che ha definito Haider «un politico di grande talento», all'ex cancelliere democristiano Wolfgang Schüssel (colui a cui si deve la responsabilità storica di aver chiamato al governo del paese la Fpö di Haider nel 1999) che ha riconosciuto al defunto «un notevole coraggio riformatore», fino al cancelliere tutt'ora in carica, il socialdemocratico Alfred Gusenbauer, secondo cui Haider è stato «uno dei politici più importanti della recente storia austriaca». Gli abituali coccodrilli, insomma, di quando se ne va uno statista di quelli che contano. In realtà, è bene non dimenticarlo, Jörg Haider è stato per tutto l'arco della sua carriera politica, da presidente della Fpö prima e del Bzö dopo e da governatore carinziano, un nazionalista ed un razzista tra i più pericolosi che l'Europa degli ultimi decenni abbia conosciuto. Per rinfrescare la memoria a chi sembra esserselo dimenticato basta pescare a caso tra le "perle" dell'oratoria haideriana. Come quando, per esempio, espresse pubblico apprezzamento per la politica socio-economica del Terzo Reich, oppure, quando, intervenendo ad un raduno di veterani della seconda guerra mondiale, definì i membri delle Waffen-SS «uomini di carattere, coerenti con i propri ideali», o quando ancora, parlando dei polacchi, li definì in blocco «un popolo di fannulloni». Come dimenticare poi le immancabili equazioni di tutti i suoi discorsi pubblici: straniero uguale truffatore dello stato sociale austriaco e musulmano uguale potenziale terrorista. Ma se è difficile da accettare che in una nazione democratica il revisionismo storico della peggior sorta, il pangermanesimo più rivoltante e la xenofobia più primitiva trovino spazio nel dibattito politico, ancora più vergognoso è che personaggi come Haider arrivino ad occupare importanti posizioni di potere, come è avvenuto in Austria nell'ultimo decennio. Da governatore della Carinzia Haider ha, infatti, dato il peggio di sé, rifiutandosi, ad esempio, di applicare il bilinguismo alla segnaletica stradale nelle zone abitate dalla minoranza etnica slovena e benché la Costituzione federale lo preveda, oppure cercando di espellere in massa i rifugiati politici del campo di accoglienza carinziano di Traiskirchen, operazione sfumata all'ultimo momento, nel luglio scorso, per l'intervento determinante del ministro federale degli Interni Maria Fekter. Questo era Jörg Haider: un demagogo della peggior specie, un cattivo maestro che, purtroppo, ha fatto scuola. Con lui, infatti, non muore quel mix di paura del diverso, egoismo e provincialismo che è alla base del recente trionfo elettorale della destra austriaca e che ritroviamo anche in altri paesi europei, come l'Italia o il Belgio, solo per citare due esempi macroscopici.
In patria Haider, a meno di una settimana dalla morte, ha già due successori: Stefan Petzner alla guida del Bzö e Gerhard Dörfler nel ruolo di governatore della nerissima Carinzia. La scomparsa di Haider potrebbe addirittura contribuire ad unificare l'estrema destra divisa da anni di lotte all'ultimo insulto tra la Fpö di Heinz – Christian Strache e il Bzö. Sommando i rispettivi risultati elettorali le due formazioni rappresentano già oggi la prima forza politica del paese e quasi un terzo dell'elettorato, se riuscissero a trovare un accordo di massima potrebbero puntare al governo. Sarebbe l'ultimo regalo avvelenato di Haider all'Austria.

Uno statista col cuore nero

Quella di Jörg Haider è una biografia tutta in nero. Nato nel 1950 da genitori pesantemente compromessi con il passato regime nazista, il futuro governatore della Carinzia percorre tutte le tappe tipiche dell'educazione del perfetto nazionalista: membro del gruppo universitario di destra "Silvana Wien", appassionato oratore dell'associazione pangermanista "Österreichischer Turnerbund", nel 1970 si iscrive alla Fpö, il partito liberale austriaco in quegli anni dilaniato da una feroce lotta interna tra l'ala progressista e quella reazionaria tra i cui esponenti figuravano anche diversi ex nazisti. La fulminante carriera di Haider all'interno della Fpö (nel 1971 è nominato presidente dei giovani liberali e nel 1979 è eletto per la prima volta al parlamento federale) è tra le concause del progressivo appiattimento a destra del partito.
Nel 1986 Haider conquista la presidenza della Fpö che, da quel momento, si trasforma definitivamente in una formazione populista dai forti accenti xenofobi e antisemiti. Nel 1989 Haider viene eletto governatore della sua regione, la Carinzia, una carica che, con alcune interruzioni, manterrà per quasi 20 anni. Il 1999 è l'anno del suo trionfo: alle elezioni federali la Fpö sfiora il 30 per cento dei voti e va al governo del paese assieme ai democristiani della Övp. La coalizione di centrodestra guidata dal democristiano Wolfgang Schüssel, proprio per la scelta di includere l'estremista Haider, viene aspramente criticata dall'Unione europea e l'Austria vive mesi di isolamento internazionale.
Uscito fortemente ridimensionato dal voto federale nel 2002, Haider decide di ritirarsi dalla scena politica nazionale e di dedicarsi esclusivamente alla Carinzia. Del 2005 è la creazione di un nuovo partito di destra, il Bzö ("Alleanza per il futuro dell'Austria"), in aperto dissenso con il nuovo leader della Fpö, ed ex delfino di Haider, Heinz-Christian Strache, e il rilancio a livello nazionale. Dalle urne del 29 settembre scorso l'ultimo successo per Haider: poco meno dell'11 per cento dei consensi, con punte di quasi il 50 per cento in Carinzia.

Pubblicato il 

17.10.08

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