Gravidanza ignota alle casse malati

Spesso le future mamme ricevono fatture che devono essere saldate dall’assicuratore. Berna ammette

Molte donne incinte continuano a vedersi esigere dalle proprie casse malati una partecipazione ai costi illegittima. Infatti, tutte le prestazioni legate alla gravidanza, e tutte le prestazioni generali in caso di malattia a partire dalla tredicesima settimana e sino a otto settimane dopo il parto, devono essere rimborsate. Lo prevede una modifica di legge entrata in vigore nel 2014. Eppure molti assicuratori continuano a inviare alle future mamme fatture che sono le stesse casse a doversi accollare. Malafede? Ignoranza? Diciture errate da parte dei fornitori di prestazioni? Non possiamo dirlo. Quel che è certo è che la confusione è tale che persino il Consiglio federale e l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) hanno ammesso il problema.

«Dopo essermi letta per bene la legge e le ordinanze, ho potuto far capire alla mia cassa che ero perfettamente a conoscenza dei miei diritti. Non posso dire che hanno provato a fregarmi anche se ho un po’ questa percezione. Quello che posso dire è senz’altro che l’assicurazione era poco informata al riguardo. Penso a chi non conosce bene il nostro sistema socio-sanitario e che è portato a pagare fatture che non dovrebbe mai pagare». Una nostra lettrice ci fa partecipe della situazione: vistasi recapitare fatture per diverse centinaia di franchi per i normali controlli di gravidanza ha dovuto impegnarsi non poco per far valere quanto previsto dalla legge. Ovvero che tutte le prestazioni legate alla gravidanza sono prese a carico dalla cassa malati obbligatoria senza partecipazione né franchigia.


La situazione che ci è stata raccontata non sembra essere un caso isolato. Lo scorso mese di marzo, la consiglieraagli Stati Liliane Maury Pasquier (Ps/Ge) ha depositato un’interpellanza in Parlamento dal titolo «Partecipazione ai costi in caso di gravidanza. La legge continua a essere ignorata!». La politica ginevrina, che di professione è levatrice, spiega ad area cosa l’ha spinta a depositare l’atto parlamentare: «Ho constatato numerosi casi in cui le donne incinte non erano al corrente dei loro diritti così come le loro casse malati (supponendo che non si tratti di cattiva fede!) e i fornitori di prestazioni che le accompagnavano. Nella gran parte dei casi, le donne si vedevano chiedere una partecipazione ai costi (franchigia, quota parte) per le prestazioni in caso di maternità prima della 13esima settimana di gravidanza. In altri casi, più rari, il rimborso integrale delle prestazioni di maternità come delle prestazioni mediche a partire dalla tredicesima settimana non erano accordate».


La questione della tredicesima settimana è importante. La legge prevede infatti che non solo tutte le prestazioni legate alla maternità siano prese a carico integralmente ma che, a partire appunto dalla tredicesima settimana e fino a otto settimane dopo il parto, tutte le prestazioni di salute siano prese a carico senza partecipazione ai costi (vedi box). Ciò è dovuto ad una modifica di legge entrata in vigore nel marzo 2014. Eppure, quattro anni dopo, attorno alla questione del rimborso delle donne incinte vi è ancora troppa confusione. Molte future mamme continuano a vedersi esigere una partecipazione ai costi delle prestazioni in caso di maternità prima della tredicesima settimana di gravidanza oppure a non vedersi rimborsare le prestazioni generali e le cure in caso di malattia a partire dalla tredicesima settimana di gravidanza.

 

Insomma, il miglioramento voluto dal legislatore nella copertura delle assicurate si trasforma in certi casi in un peggioramento. Le donne possono ovviamente contestare la decisione del loro assicuratore e andare fino davanti al giudice. Ma, oltre ad un enorme dispendio di tempo ed energia, non è detto che si riesca sempre ad ottenere giustizia: «Anche quando le donne conoscono i loro diritti, contestano la decisione delle loro assicurazioni e intentano una causa in giustizia, l’affare non è per forza regolato. Sono a conoscenza di un caso dove il giudice sembrava non conoscere la legge e si è basato, per rendere una sua decisione, su un manuale (quello della società svizzera dei medici d’assicurazione) la cui versione francese è obsoleta dato che non integra le “nuove” disposizioni (che ormai non sono più così nuove)» ci racconta Liliane Maury Pasquier
Che ci siano dei problemi lo dicono ormai anche le normalmente caute autorità federali. Nel rapporto 2017 sulla sorveglianza dell’assicurazione malattia redatto dall’Ufsp, si legge infatti che è stato constatato che «le prestazioni fornite durante la gravidanza non sono sempre state detratte conformemente alle disposizioni di legge». Il Consiglio federale, nella risposta all’interpellanza Maury Pasquier, afferma che «l’applicazione corretta, (...) dell’esenzione dalla partecipazione ai costi a volte presenta difficoltà e che l’informazione in proposito continua a essere carente». Dai controlli svolti nel quadro di ispezioni condotte presso gli assicuratori sono emersi a più riprese «errori concernenti la riscossione o meno della partecipazione ai costi a partire dalla tredicesima settimana di gravidanza, durante il parto e sino a otto settimane dopo il parto».
Il Governo – così come le stesse casse malati – sottolinea che anche i fornitori di prestazioni, che devono trasmettere le informazioni sulla gravidanza delle pazienti, hanno tuttavia le loro responsabilità. L’Ufsp ha in effetti dovuto constatare, «sulla base delle numerose richieste che continuano a pervenirgli», che la conoscenza dell’attuale situazione giuridica sia da parte degli assicuratori sia dai fornitori di prestazioni «resta in parte lacunosa».

 

A rimetterci da questa misconoscenza, però, sono le stesse donne incinte. Per cercare di fare maggiore chiarezza l’Ufsp ha di recente scritto una lettera informativa destinata agli assicuratori e ai fornitori di prestazioni. Speriamo che il documento possa servire a fare chiarezza. Dopo quattro anni è ora che la legge cominci a essere rispettata.

 

Prestazioni in caso di maternità
L’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie assume tutti i costi delle prestazioni specifiche di maternità. Ma quali sono le prestazioni specifiche di maternità? Gli esami di controllo durante e dopo la gravidanza, effettuati da un medico o da una levatrice o prescritti da un medico; il parto a domicilio, in ospedale o in una casa per partorienti; un contributo alle spese dei corsi di preparazione al parto; la consulenza per l’allattamento; le prestazioni effettuate dalle levatrici prima, durante e dopo il parto: tutte queste prestazioni sono assunte dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie. In caso di prestazioni specifiche di maternità, l’assicuratore non può esigere alcuna partecipazione ai costi. Inoltre, ribadiamo, a partire dalla tredicesima settimana di gravidanza e fino a otto settimane dopo il parto, le donne non devono più partecipare ai costi delle prestazioni mediche generali e delle cure in caso di malattia. Le prestazioni concernenti le misure di prevenzione nonché le cure dentarie invece non sono esentate dalla partecipazione ai costi.

Pubblicato il

12.09.2018 14:30
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