Il primo sentimento è di sgomento, incredulità. Ma come, la più grande, l’unica, potenza al mondo messa in ginocchio da attentati di inaudite proporzioni? La risposta, crudele, è davanti ai nostri occhi. I simboli del potere capitalistico (le torri gemelle) e militare (il Pentagono) feriti a morte. Colpiti da un terrorismo potente, organizzato (come riconoscono tutti i commentatori) e senza volto che solleva inquietanti interrogativi a cui è difficile, per ora, dare una o delle risposte. Certo è che ci sentiamo tutti estremamente vulnerabili, disorientati, pietrificati nei nostri dubbi e nelle nostre paure: la follia del terrore, pur lucida che sia, risponde a delle logiche spietate, efferate. Venendo al lavoro sentivo sulle onde della radio la canzone di John Lennon «Imagine». Un inno alla pace, alla convivenza tra i popoli, alla giustizia. Già, la pace. Ma se mi fermo a riflettere, davanti ai miei occhi scorrono soltanto immagini di guerre, guerre attuali e dimenticate, conflitti incancreniti a cui il mondo occidentale (Stati Uniti e Europa) non ha saputo o non ha voluto porre rimedio. L’odio che cova sotto la brace, non è fatto soltanto di ciechi fanatismi e di esasperati nazionalismi, ma anche di interessi economici, di voglia di supremazia. Di potere, insomma, e di tutte le forme che assume per esprimersi: il terrore è anche potere. Ma anche il ricatto e gli embarghi che piegano soltanto i civili. Paradossalmente l’Apocalisse americana, al di là dell’immane tragedia, ha messo in evidenza la fragilità, ma nello stesso tempo la forza, di un mondo in rete, collegato in modo capillare ma non blindato perché gli anelli della catena sono tutti diversi. È questo che occorre capire. In un mondo sempre più globalizzato si incontrano e si scontrano le differenze che non possono essere soffocate, negate, rimosse. Le grandi potenze non possono pensare di continuare a plasmare un mondo a loro immagine e somiglianza, dimenticandosi di chi , ai loro occhi, non conta. Il valore della vita è universale. Non so se il sogno di John Lennon si avvererà; le premesse sono pessime perché la pace non rende. Ma voglio comunque credere che l’alternativa esista.

Pubblicato il 

14.09.01

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