Sono due gli oggetti riguardanti gli stupefacenti in votazione il prossimo 30 novembre.  Nel primo caso si tratta di un'iniziativa popolare che domanda la depenalizzazione della canapa. Il secondo oggetto invece riguarda un referendum lanciato da ambienti di destra contro la nuova legge sugli stupefacenti voluta dal governo. Il primo argomento è il risultato dell'eterna lotta tra fronti abolizionisti e non da quando oltre cinquanta anni fa è stato deciso di dichiarare la canapa illegale. Il secondo oggetto invece è un consolidamento sul piano legale della lotta alla droga perseguita da un ventennio quale risposta alle scene aperte degli anni '80 o un ritorno al passato puro e semplice repressivo.

L'iniziativa di depenalizzazione della canapa ricalca un progetto di legge immaginato dal Consiglio federale qualche anno fa, poi abbandonato perché considerati i tempi non maturi per un tale passo. Dal punto di vista di politica della salute in Svizzera non esiste alcuna emergenza sociale riguardante il consumo di canapa. Per rimanere ai soli e crudi dati statistici dei decessi, si stima che 8mila persone perdano la vita prematuramente in Svizzera ogni anno a causa delle sigarette, mentre altre 3 mila persone muoiano in relazione al consumo di alcol. 1308 persone si sono suicidate nel 2006. Di canapa invece non è mai morto nessuno. Gli esperti del settore rendono però attenti sulla necessità di non banalizzare la sostanza. Nel suo rapporto sulla canapa consegnato nell'ottobre di quest'anno, la Commissione federale per le questioni relative alla droga (Cfqd) rileva che la sostanza psicoattiva contenuta nella canapa, il Thc, è negli ultimi anni aumentata considerevolmente passando dal 2-3 per cento degli anni sessanta al 15- 25 per cento attuali. Se i consumatori abituali si adeguano alla sostanza riducendone la quantità consumata, degli effetti indesiderati quali stati di panico sono invece possibili per i nuovi consumatori. La commissione conclude il suo rapporto nella convinzione che si potranno ottenere dei risultati apprezzabili di protezione della gioventù solo attraverso una depenalizzazione della sostanza accompagnata da severe misure di regolamentazione. Gli avversari alla depenalizzazione invece sostengono che è necessario mantenere la punibilità legislativa per un motivo di messaggio dato alla popolazione. La questione sembra dunque assumere più i connotati di una battaglia ideologica che pratica relativa alla legalizzazione o meno della canapa. Un fenomeno che riguarda un cittadino su dieci del paese. L'Istituto svizzero di prevenzione dell'alcolismo e altre tossicomanie (Ispa) stima a 700mila le persone dai 15 ai 39 anni che hanno commesso una infrazione alla legge sugli stupefacenti. Nel 98 per cento dei casi si è trattato di consumo di canapa o dei suoi derivati. L'Ispa rileva inoltre che il 90 per cento dei fumatori di canapa non consuma altre droghe illegali.

"Il messaggio è importante"

Il procuratore pubblico Antonio Perugini è il magistrato che ha condotto le operazione di polizia che hanno portato alla chiusura dei negozi di canapa in Ticino. Agli occhi dell'opinione pubblica cantonale è diventato il "nemico giurato della canapa". area ha voluto porgli alcune domande in vista dalla votazione sulla depenalizzazione.
Procuratore Perugini, gli esperti nel campo della prevenzione affermano di aver superato da tempo la distinzione tra legali o illegali. Il problema è il rapporto con la sostanza.
Sono d'accordo sul fatto che il problema non risieda nella legalità o meno. Però nella distinzione giuridica esiste un messaggio chiaro culturale e sociale sui rischi del consumo di determinate sostanze. Non credo siamo nelle condizioni di lasciare al libero arbitrio di ognuno questa responsabilità.
La commissione federale delle droghe ritiene sia possibile una migliore prevenzione sulla canapa nel contesto di un mercato legale e regolamentato. La Commissione visto l'aumento nella canapa di oggi del tenore di Thc (la componente stupefacente), ritiene sia possibile intervenire sul valore di Thc solo attraverso un mercato legale e regolamentato. 
Sono profondamente convinto che sia una pia illusione. Già oggi assistiamo ad un mercato nero delle cosiddette droghe legali come alcol e tabacco. Se il mercato è lucrativo, si può regolamentarlo ma non si risolve il problema del mercato nero. Se si fissa il thc al 10 per cento, ci sarà chi venderà sottobanco la canapa contenente il 15 o 20 per cento di Thc. E sarà quella che andrà per la maggiore essendo la più richiesta.
È assodato che i danni sociali di alcol e tabacco sono molto più importanti di canapa. Seguendo il suo ragionamento non si dovrebbe proibire anche alcol e sigarette?
Per alcol e tabacco il problema si pone con l'abuso, con le droghe il problema si pone già con il semplice uso. Per le droghe legali è necessario recuperare un uso parsimonioso, mentre nel caso delle droghe illegali non è vi è alcuna necessità di consumo.
Se capisco bene il suo ragionamento, depenalizzando la canapa, chi la commercia trarrebbe un guadagno ancora maggiore della situazione odierna d'illegalità?
Sì, perché sarebbero mantenuti i presupposti di un mercato illegale.
Però l'intervento delle forze dell'ordine potrebbe essere maggiormente mirato e combattere questo mercato con più forze a disposizione…
Abbiamo forse debellato il contrabbando di sigarette, malgrado siano legali? Con l'esperienza dei canapai abbiamo visto che dietro una parvenza di legalità si vendevano sottobanco prodotti illegali.
Proprio su questo tema, i giovani liberali radicali del Canton Ticino, dicendosi favorevoli alla depenalizzazione della canapa hanno dichiarato: «la tolleranza zero attuata in Ticino con le inchieste indoor altro non hanno fatto che diminuire il prezzo di uno stupefacente altamente nocivo come la cocaina, aumentando invece quello della canapa».
È una leggenda metropolitana. Non c'è nessuno che abbia dimostrato la correlazione scientifica tra la chiusura dei canapai e l'aumento del consumo di cocaina. L'uso di questa sostanza è aumentata negli ultimi 20 anni in modo esponenziale, indipendentemente dalla chiusura dei canapai in Ticino.
Non ritiene ci sia un pericolo maggiore per gli adolescenti nel rifornirsi illegalmente di canapa dallo stesso rivenditore di droga pesante?
Certo, ma il problema grosso è perché il ragazzo ha bisogno di acquistare questa sostanza. Quando si dice sia fallita la politica della repressione si dice un falso. Il problema è che negli ultimi decenni la repressione è rimasta sola. Dove sta la prevenzione, la cura o la prevenzione del danno? Quei quattro pilastri che dovrebbero completare la nuova legge sugli stupefacenti.
Lei dunque è favorevole alla modifica di legge sugli stupefacenti in votazione?
Certo, malgrado ci siano degli aspetti che non condivida come la distribuzione controllata di eroina. Sul piatto della bilancia però, è necessario dare una risposta al problema della droga a livello federale fondata sui quattro pilastri, indispensabili per garantire la migliore risposta globale possibile.
Lei è stato spesso in prima linea nel dibattito politico sulla lotta alla canapa. Lei però è anche un magistrato. Non c'è il rischio di confusione dei ruoli, partendo dal principio della separazione dei poteri tra giudiziario e politico?
Mi sarebbe piaciuto che qualcuno a livello politico avesse assunto questa parte. Purtroppo però la storia ha fatto sì che sia stato un povero e umile magistrato di provincia ad averlo fatto.

Pubblicato il 

07.11.08

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