Vale la pena investire 300 milioni di franchi per preservare centinaia di persone dalla morte e migliaia dalla malattia? Se la domanda venisse posta ad un qualsiasi cittadino di buon senso otterrebbe senza dubbio una risposta affermativa e comunque susciterebbe irritazione. Eppure tra i rappresentanti del popolo a Berna non c’è unanimità di vedute. Nemmeno sul valore della vita. È infatti reale il pericolo che il Consiglio nazionale (probabilmente settimana prossima, dopo numerosi rinvii) accetti una mozione della deputata dell’Unione democratica di centro (Udc) Jasmin Hutter, che chiede l’abolizione dell’obbligo di dotare le macchine da cantiere di filtri contro le cosiddette “polveri fini”, cioè quelle particelle contenute nelle fuliggini prodotte dalla combustione di carburante diesel, che provocano il cancro, favoriscono la comparsa di allergie, asma e bronchiti, accrescono il rischio di infarto cardiaco, sono responsabili della morte improvvisa di bambini e aumentano il rischio di ammalarsi di Alzheimer. I più colpiti sono evidentemente gli operai edili e gli abitanti delle zone limitrofe ai cantieri. Ciononostante un nutrito numero di consiglieri nazionali del Partito radicale ha deciso di sostenere la mozione Hutter e lo stesso farà una parte della deputazione democristiana e, ovviamente, l’Udc (forse con qualche eccezione). Non è dunque da sottovalutare il rischio che la Camera del popolo sposi la tesi della deputata sangallese che, guarda caso, è responsabile del marketing nonché figlia del titolare della Hutter Baumaschinen Ag, una delle più grosse ditte svizzere che commerciano macchinari edili. A suo avviso sarebbe «troppo costoso» per le imprese adeguarsi alle direttive del Consiglio federale, che per le macchine più grandi sono entrate in vigore nel settembre 2003 mentre per quelle più piccole andranno applicate da settembre 2005. Considerato che le macchine da equipaggiare sono circa 15 mila, l’Ufficio federale dell’ambiente calcola che è necessario un investimento di 300 milioni di franchi, pari a un quattordicesimo della spesa annuale per l’inutile esercito svizzero. Ma per Jasmin Hutter e i suoi amici è già troppo. Ad alimentare le tesi dei fautori di questa politica irresponsabile contribuisce sicuramente l’attitudine ambigua del Consiglio federale, che in un primo tempo aveva accolto la mozione Hutter, contro il parere del Dipartimento dell’ambiente di Moritz Leuenberger, con una maggioranza di quattro (Blocher, Schmid, Merz e Couchepin) contro tre. Il governo ha in seguito corretto il tiro grazie al dietrofront del ministro della sanità Pascal Couchepin, che ha subito forti pressioni dalla Lega contro il cancro, dalla Federazione dei medici svizzeri e da autorevoli esponenti dell’industria delle macchine che considerano assolutamente accettabile mettere in pratica la direttiva. Ma che ha pure approfittato dell’occasione per profilarsi all’interno del fronte borghese come “l’anti-Blocher” e dunque guadagnare il terreno perso con l’entrata in governo dell’ex tribuno zurighese. Proprio da quest’ultimo era venuta la proposta di appoggiare la mozione. Una circostanza che spinse il consigliere nazionale socialista e oncologo Franco Cavalli ad invitare il ministro Udc a visitare il reparto di oncologia dell’ospedale di Bellinzona affinché si rendesse conto di cosa significa soffrire di tumore ai polmoni. Naturalmente l’invito non è stato accolto e Blocher non ha cambiato idea. Ma il governo nel suo complesso sì, anche se con una motivazione che nasconde un cinismo spaventoso: in sostanza il Consiglio federale afferma che con i filtri si possono risparmiare 1,6 miliardi di franchi di costi sanitari che provocherebbero circa 640 persone condannate a morte e oltre 14 mila malate di bronchite acuta o sofferenti di asma. Sperare che il Consiglio nazionale faccia altri ragionamenti è forse troppo. Può anche bastare che si limiti a metter mano alla calcolatrice per evitare l’errore commesso in passato con l’uso dell’amianto, che in Svizzera ha causato almeno mille morti!

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10.06.05

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