Mercoledì 16 gennaio 2008: i giornali italiani,all'unisono da destra a sinistra, occupano tutte le loro pagine iniziali con la desistenza del professor Joseph Ratzinger, papa dei cristiani cattolici, che ha deciso di non intervenire all'università romana della Sapienza dopo la protesta di "una parte importante di docenti e studenti" come si legge nell'editoriale del direttore di Repubblica Ezio Mauro che condanna duramente – come del resto tutti gli articoli del suo giornale – l'altolà opposto al pontefice. La sera precedente la notizia è stata data con ampio risalto al telegiornale Tsi, seconda in graduatoria.
Stesso mercoledì 16 gennaio 2008: il mancato discorso del papa alla Sapienza occupa poche righe, quasi una breve sul Tages Anzeiger. La sera precedente  la notizia è stata ignorata dal telegiornale della Svizzera tedesca (come ho ricavato dal sito internet della Sf).
Da sempre lo spazio che i media di lingua italiana dedicano alle gesta del papa è sproporzionato rispetto a quello dedicatogli da tutto il resto del mondo. È pur vero che il Vaticano sta nel cuore geografico dell'Italia, ma questo spazio spropositato da anni stupisce molti giornalisti (e cittadini) non di lingua italiana. A mio modo di vedere a giusta ragione.
Personalmente, con la mia famiglia, non ho religione alcuna e gradisco che nessuna religione si intrometta nella mia esistenza; mi piacerebbe una più netta separazione fra Stato e Chiesa, e in questo i protestanti paiono più aperti dei cattolici (ad es. nell'approccio al ripensamento dell'ora di religione in Ticino). Ma il discorso qui sarebbe quasi senza fine, come quello della compatibilità fra scienza e fede.
Ciò che un poco ha stupito in Italia è la generale e bulgara levata di scudi contro quei docenti e quegli studenti che si sono opposti all'intervento del papa. Anch'io credo che sarebbe sempre bene lasciar parlare tutti, pure chi ha sostenuto come giusta la condanna di Galileo che si salvò la pelle grazie all'abiura.
È il dilemma dell'esser tolleranti anche con chi tollerante lo è poco o punto, anche con chi oppone chiusure totali agli altri credi religiosi, anche con chi (e lo ha ripreso il vescovo dei cattolici ticinesi sul Gdp  del 9 gennaio) pretende un "uso morale della scienza" negando progresso e ragione, è un dilemma antico e mai risolto.
Personalmente ritengo che il professor Joseph Ratzinger vistosi non desiderato da "una parte importante di docenti e studenti" abbia fatto bene a rinunciare. È stato un segno di sensibilità e di corretto comportamento; rifletta semmai su quanto le sue posizioni abbiano gettato benzina sul fuoco (se non ricordo male un aforisma di Khalil Gibran nel 'Profeta' era: 'l'assassinato non è senza colpa per la sua uccisione'). Chiediamoci se ci sarebbe stata una reazione analoga con il suo predecessore Wojtyla.

Pubblicato il 

18.01.08

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