L’uomo, l’imprenditore, l’operaio, il politico. Insomma, Lui: Silvio Berlusconi il Cavaliere, Sua Emittenza, l’Unto dal Signore dai percorsi piduisti. Ama i fiori e i mobili antichi ma soprattutto ama la famiglia e i suoi numerosi figli, destinati ognuno a dirigere qualcosa. Silvio "dal pollice verde alla cucina", dal jogging ai Caraibi con il suo collaboratore Fedele (Confalonieri) alla presidenza di questo e quello. Il Milan, la Fininvest, Mediaset, Milano Due e Milano Tre, dépendance della ex capitale morale del paese che non è più "da bere" perché se l’è già bevuta. Lui, con l’aiuto di Bettino Craxi i cui figlioli oggi militano nel suo partito azienda per riconoscenza, vocazione e convenienza. Se gli va bene e va male all’Italia, tra due settimane ce lo ritroveremo presidente del consiglio alla guida di un governo che assembla rottami di Salò, nuovi e vecchi razzisti, imprenditori moderni e antichi caporali in odor di mafia. Cinque anni di governo non sono bastati al centrosinistra per varare una legge sul conflitto di interessi che impedisse al padrone di tre televisioni di legiferare sull’emittenza, al palazzinaro sui vincoli urbanistici, al boss del calcio sullo sport, eccetera. Dopo aver tubato con Lui per mezza legislatura (vi ricordate la Bicamerale di Massimo D’Alema?), dopo aver legittimato gli antenati di Gianfranco Fini (che dire dei "valori" dei ragazzi di Salò, riscoperti da Luciano Violante?), dopo aver gigionato con il celodurismo di Umberto Bossi, finalmente le forze democratiche italiane si accorgono, a una manciata di giorni dalle elezioni, del rischio che corre il paese. Ai cittadini italiani, perché non si dimentichino domenica 13 maggio di votare per Lui, la potente macchina organizzativa di Forza Italia ha spedito a casa il libro — in realtà un opuscolo elettorale impostato sul culto della personalità — Una storia italiana. 18 milioni di copie in versione popolare e alcune decine di migliaia in versione di lusso. Le prime stanno arrivando in questi giorni nelle caselle postali, grazie a un contratto con le Poste italiane del valore di 15 miliardi di lire più i contributi pubblici alla diffusione della campagna elettorale, 12 miliardi e 240 milioni. Per la spedizione delle pubblicazioni elettorali, infatti, la legge prevede che il candidato paghi soltanto 70 lire a busta contro le 750 previste, la differenza la metterà lo Stato. Una legge nata per sostenere i candidati poveri si trasforma in boomerang e costringe tutti noi italiani a finanziare la campagna elettorale del candidato più ricco. E siccome la distribuzione la paghiamo noi, Berlusconi può anche permettersi di mandare al macero cinque milioni di copertine stampate dalla Mondadori Printing perché la qualità della foto e la grammatura della carta non rendevano giustizia alla di Lui magnificenza. 5 milioni di copertine al macero curato dall’azienda di smaltimento rifiuti Lamacart di Villafranca di Verona. Il libro è stato stampato oltre che in famiglia (Mondadori), presso due giganti dell’editoria tedesca, Alex Springer e Tiefdruck Schwann-Bagel e grazie alla tipografia San Paolo d’Alba (le Edizioni Paoline di Famiglia cristiana). L’edizione vip in 35 mila copie è stampata a Verona e Pomezia. Quanti ettari di foresta amazzonica saranno stati distrutti per garantire a Berlusconi la sua campagna elettorale, per di più pagata dalla collettività? Vi risparmiamo la recensione del libercolo. Quando parliamo di culto della personalità intendiamo proprio culto della personalità, cioè l’idea che un partito, e un’azienda, una squadra di calcio, tanti presentatori, direttori, anchormen, giornalisti, mafiosi, imprenditori, insomma un intero paese, si identifichino con Lui, e in Lui vengano annullati. Il manifesto ha lanciato l’idea, raccolta da molte forze democratiche e di sinistra, di rispedire al mittente, ad Arcore, il libro-propaganda con tassa a carico del destinatario. È proprio ineluttabile il ritorno, dall’Italia di Salò all’Italia di Arcore? Oppure la sinistra o anche solo le forze democratiche italiane possono ancora intervenire per evitare il ripetersi della storia, dalla tragedia del fascismo alla farsa del berlusconismo? Qualcosa, e speriamo che non sia troppo tardi, si sta muovendo. I sondaggi, veri e propri oracoli nella cultura del Cavaliere, gli stanno causando i primi dispiaceri: la "Casa delle libertà" starebbe perdendo terreno pur mantenendo la maggioranza dei consensi. E se la sua Casa perde terreno Lui perde la testa e fa le prime mosse false, vede comunisti e terroristi ovunque, si sente minacciato, grida che l’omicidio di D’Antona — uomo vicino al sindacato e collaboratore dell’allora ministro del lavoro Antonio Bassolino — è "un regolamento di conti a sinistra". Puntuali sono comparsi in qualche fabbrica volantini presunti terroristi, un sostegno gratuito al Cavaliere in difficoltà. Berlusconi dice di non poter più comparire in pubblico, di non poter fare la campagna elettorale, di essere censurato, minacciato e travisato da tutti. Insomma, comincia a vedere intorno a sé non più uomini e donne inginocchiati ma nemici o potenziali aggressori. Berlusconi sta diventando un caso di interesse psichiatrico. Se la sinistra sapesse mettere qualcosa di suo nell’ultimo squarcio di campagna elettorale, invece di puntare tutto sulle gaffes dell’avversario, la partita potrebbe riaprirsi e la palla finire nell’angolo sinistro della rete del presidente del Milan. Magari in zona Cesarini.

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27.04.01

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