Quando a fine '93 cominciarono a uscire lenzuolate sui muri delle città italiane con le scritte «Italia Forza», in molti ci interrogammo sul loro significato. Lo capimmo in fretta: stava nascendo la seconda repubblica dalle ceneri di tangentopoli, sotto la spinta della rivolta generale contro quel che era diventata la politica. Così si è presentato l'Uomo della Provvidenza Silvio Berlusconi, quasi l'antipolitica, il grande imprenditore dei media, cemento e pubblicità, uno che «si è fatto da sé» a prescindere dal come, e nascondendo che quel che era diventato lo doveva ai favori di Bettino Craxi, il leader del Psi morto latitante ad Hammamet.
Uno che sa guidare le sue aziende saprà guidare l'Italia. Il messaggio passò e l'Unto dal Signore divenne presidente del consiglio grazie all'alleanza con i razzisti della Lega e i fascisti di Alleanza nazionale. Una ferita per l'Italia democratica che seppe reagire: il 25 aprile, all'appello lanciato dal quotidiano «il manifesto», una Milano sommersa dalla pioggia si riempì di centinaia di migliaia di donne e uomini che consegnarono a Berlusconi il biglietto di ritorno ad Arcore.
Dopo un breve intermezzo «tecnico» con Dini presidente, il centrosinistra vinse le elezioni e governò per cinque anni, ma nel 2001 un Berlusconi che la sinistra si guardò bene dal costringere dentro un sistema di regole sul conflitto di interessi tornò a entusiasmare gli italiani e tornò a Palazzo Chigi. Il centrosinistra che gli succedette ebbe vita breve, due anni di disastri che spianarono la strada al ritorno al passato. Siamo ancora allo stesso punto, in attesa che si trasformi in realtà la promessa di dimissioni di un Berlusconi sfiduciato dal paese, dal Fmi, dalla Bce e infine dallo stesso parlamento.
All'uomo dei miracoli va dato atto di averne fatto almeno uno di miracolo: ha berlusconizzato l'Italia cavalcando sentimenti reazionari ed egoistici, denigrando la legalità prima ancora della magistratura, sdoganando fascisti e mafiosi, accompagnando passivamente la deindustrializzazione del paese e denigrando lavoro e diritti, svendendo i beni comuni e facendo esplodere il debito sovrano. Gli interessa soltanto la sua azienda, la sua persona. Ha avvelenato il comune sentire convincendo anche i poveracci che facendo come lui potevano andare avanti, e le poveracce che sposando i ricchi o andando a sculettare da Fede avrebbero svoltato.
Il berlusconismo, misto di illegalità e populismo, ha intossicato anche i suoi avversari politici. Ha santificato il liberismo in versione italica, cioè assistita. Ha spiegato che con la cultura non si mangia e l'ha imprigionata, ha occupato tutto il mondo dell'informazione espellendo con gli editti chi faceva critica e audience.
Probabilmente questa volta riusciremo davvero a liberarci di Berlusconi, ma per risanare l'Italia dal berlusconismo ci vorrà tanto tempo e molta fatica. È un'opera di bonifica che richiede la riattivazione delle coscienze e la valorizzazione dei movimenti che hanno resistito in questi lunghi anni di tenebre alla devastazione culturale.

Pubblicato il 

11.11.11

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