Eurovisioni

In molti paesi europei la democrazia diretta è presente solo in piccolissime dosi: le iniziative popolari hanno spesso un valore che non va oltre quello delle petizioni e i referendum si riducono a operazioni di propaganda dei governi. Facciamo tre esempi.


In Ungheria il Primo ministro Viktor Orban ha recentemente organizzato una “consultazione popolare” sul cosiddetto Piano Soros. George Soros è un finanziere multimilionario di origine ungherese con passaporto americano che nel 2015 aveva proposto una soluzione europea alla crisi dei migranti fondata sull’apertura delle frontiere. Da allora l’estremista di destra Orban lo ha reso bersaglio di continui attacchi, accusandolo di avere un piano segreto per portare l’Ungheria alla distruzione. La consultazione popolare riguardava dunque una proposta “fake”, cioè falsa, inesistente. Proprio per questo l’opposizione progressista ungherese l’ha boicottata.


In Gran Bretagna nel 2015 l’allora governo conservatore di David Cameron, quando convocò il referendum sulla Brexit mirava essenzialmente ad indebolire gli avversari interni al partito. Ma alla fine il colpo sparato è tornato indietro come un boomerang e presto la Gran Bretagna non sarà più nell’Unione europea.
In Olanda, terzo esempio, la possibilità di referendum consultivo sulle decisioni del Parlamento è stata introdotta solo tre anni fa su proposta governativa. I primi ad averne fatto uso sono stati gli avversari dell’Unione europea. La cosa non è piaciuta al governo, che immediatamente ha deciso di fare dietrofront, cancellando nuovamente la possibilità di ricorrere al voto popolare. Invece di mostrare maggiore saggezza nell’utilizzo dello strumento referendario, si getta insomma il bambino con l’acqua sporca. E un referendum contro questa decisione non è possibile!


A livello di Ue esiste lo strumento dell’iniziativa popolare europea, con cui si possono obbligare le autorità comunitarie a elaborare una proposta di legge. Ma c’è un percorso irto di ostacoli per la raccolta delle firme necessarie (1 milione). Finora solo quattro iniziative sono riuscite: la prima era sul “diritto all’acqua”, mentre la più recente prendeva di mira gli additivi alimentari velenosi. L’effetto è limitato perché non si tiene alcuna votazione popolare. Comunque l’Ue vuole ora abbattere alcuni ostacoli alla raccolta delle firme: un piccolo passo nella giusta direzione.

Pubblicato il 

29.03.18

Rubrica

Nessun articolo correlato