Dumping salariale

Tre contratti con tre mansioni diverse in un solo mese. È probabilmente un record. Debutta da apprendista, passa a estetista in formazione e chiude con ricezionista. Poi, quando vede la busta paga, si licenzia. Se la qualifica variava, il salario restava uguale, cinquecento franchi lordi mensili.

 

È il percorso professionale di Chiara* nei pochi mesi trascorsi al Florida Beauty Center Sa di Vezia. Siamo dunque nel campo delle estetiste, settore professionale nel quale il governo cantonale, dopo aver riscontrato il dumping, ha emanato dal 2010 un contratto normale di lavoro dove sancisce obbligatori il salario minimo (3.210 franchi) e il tetto massimo di ore di lavoro settimanali (43 ore). Il resto delle condizioni di lavoro è rimandato al poco nulla in materia contenuto nel Codice delle obbligazioni.


Ma la storia di Chiara e le sue colleghe, di cui abbiamo la documentazione e testimonianze, appare incredibile.


Il 2014 sembra partire sotto i migliori auspici per Chiara. Almeno dal punto di vista professionale. Dopo un giorno di prova, la giovane sigla a gennaio un contratto che le consentirà di incominciare un nuovo percorso professionale di tre anni per diventare estetista qualificata. E se ne avesse ancora voglia, dopo due anni di pratica potrebbe sostenere un esame per il diploma federale che, oltre a elevare il suo grado di conoscenze, le darebbe maggiori garanzie professionali.


Nonostante la giovane età, non è alla prima esperienza lavorativa. Conclusi gli studi, aveva lavorato nel marketing e comunicazione, e partendo dalla gavetta da precaria aveva fatto carriera. Poi, l’arrivo della maledetta crisi l’ha costretta a rimettersi in gioco, accettando una nuova sfida professionale e formativa sebbene non fosse più una ragazzina. Chiara è felice di questa nuova opportunità, ma cosciente che per qualche anno dovrà accontentarsi di paghe d’apprendista estetista, con gli iniziali 500 franchi al primo anno. Contratto alla mano, si reca agli uffici competenti per il rilascio del permesso di lavoro. Il funzionario le spiega che la documentazione è insufficiente, manca il contratto di tirocinio rilasciato dalla Divisione formazione cantonale.


Sorpresa, Chiara torna in azienda, dove le cambiano il contratto da apprendista a estetista in formazione. La paga è la medesima d’apprendista, 500 franchi lordi. Torna all’ufficio dei permessi dove le spiegano che la categoria di estetista in formazione non esiste. Perplessa, decide d’informarsi presso la Divisione formazione. Questi le dicono che il Florida Beauty Center non è autorizzato a formare apprendisti, non avendo personale con esperienza in grado di seguirla durante la formazione. Frastornata, torna al centro d’estetica dove le propongono di sottoscrivere un terzo contratto, questa volta da ricezionista. Lo stipendio ammonta a 3.200 franchi. Seppur delusa di non poter iniziare una formazione, Chiara accetta, convinta che sia meglio lavorare che restare a casa.

 

Alla prima busta paga, l’amara sorpresa. Per la novantina di ore svolte a febbraio, riceve poco più di 400 franchi lordi. La titolare le avrebbe spiegato di aver contabilizzato solo una quindicina d’ore perché non può permettersi di pagarla di più dei 500 franchi previsti da apprendista. Il salario è il medesimo, ma la formazione non esiste.


Questa è la documentazione raccolta dal sindacato Unia che ha avviato le pratiche per recuperare i soldi mancanti. Il sindacato ha pure informato i vari uffici statali delle violazioni riscontrate.
La ditta, ovviamente, contesta la versione sindacale e delle dipendenti. Al plurale, perché il sindacato ha avviato delle pratiche per importi mancanti ad altre tre colleghe di Chiara. Due erano assunte come “estetiste in formazione”, mentre una quale “stagère al primo anno”. Qualifiche perlomeno singolari. Sorvolando su quanti anni di stage siano previsti al Florida Beauty Center, la qualifica di estetista in formazione e i rispettivi salari di Sandra* (2.300 franchi) e Michela* (2.500) sollevano degli interrogativi.


Come sia stato possibile che Sandra e Michela abbiano ricevuto un permesso di lavoro per un salario inferiore ai minimi obbligatori di quasi mille franchi? Dalle autorità competenti, abbiamo accertato che l’ufficio della migrazione non può negare il permesso di lavoro nel caso il contratto sia illegale. Lo rilascia, ma lo segnala all’Ufficio per la sorveglianza del mercato del lavoro. Quest’ultimo, verificate le irregolarità, avvisa l’Ispettorato del lavoro che procede a un controllo in ditta.

 

Questo è quanto prescrive la legge ed è quanto risulta ad area sia stato fatto nel caso del Florida Beauty Venter. Il risultato delle eventuali sanzioni inflitte alla ditta dall’Ispettorato del lavoro non lo sapremo mai. Per legge, l’ispettorato lo comunica unicamente alla titolare dell’azienda. I dipendenti, le vittime dei torti, non sono direttamente informati. Se non fossero andate al sindacato, non avrebbero mai saputo quanto gli era stato indebitamente sottratto. In un caso, addirittura per quasi due anni. E solo  grazie all’intervento sindacale, successivo al loro licenziamento, consentirà loro di recuperare l’importo mancante. Una storia comune a molti, ma col finale diverso. Non sono pochi i salariati che, ignari, sono stati truffati nei loro diritti.  

* i nomi reali sono noti alla redazione

 

Cambio di proprietà


In coincidenza con le segnalazioni sindacali alle autorità competenti, vi è stato un cambio di proprietà al centro estetico di Vezia. Il 1° aprile, il nuovo proprietario ha acquistato la totalità delle azioni dalla precedente titolare. Da noi contattato, il nuovo proprietario afferma che la nuova gestione seguirà una politica dei salari «completamente diversa dalla precedente gestione».
Rendiamo quindi attenti i lettori che quanto da noi scritto sulla scorta della documentazione in nostro possesso, si riferisce unicamente alla vecchia gestione. 

Pubblicato il 

10.04.14

Edizione cartacea

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