C’erano una volta le biblioteche e le librerie. Intendiamoci: ci sono ancora! E sono luoghi di meravigliose avventure. Il punto è che fino due decine di anni fa avevano l’esclusiva – se avevi fame di lettura, gambe in spalla per andare in un luogo fisico. Sono nata nel 1972, appartengo ad una generazione che ha conosciuto il rituale di perdersi fra gli scaffali. Internet in tutte le case ha tuttavia modificato anche questo capitolo della nostra vita. Oggi i libri si comprano con pochi click e una carta di credito. Lo faccio spesso, con un sottile senso di colpa perché mi sembra di mancare di rispetto alle figure nobilissime che sono bibliotecari e libraie. Mi racconto una favola per tentare di auto-assolvermi: mi servono spesso libri di importazione e vivo in Svizzera, paese in cui i dazi alla frontiera sono notoriamente maniacali. Così il viaggio in libreria è finito nel cassetto “regali a me stessa” – vado a perdermi, e compro troppo. Per le esigenze di lavoro e quotidiane ormai acquisto prevalentemente online. Negli anni ho dovuto affinare le tecniche, perché anche per procurarci un libro non possiamo fidarci di Google. Ci convince a farci aiutare da Amazon, e lì cominciano una serie di problemi. Uno forse ideologico eppure evidente: è un colosso fra i colossi di quello che Evgeny Morozov e molti altri chiamano capitalismo digitale e della sorveglianza. D’altronde, pubblicare articoli sulle condizioni di lavoro nell’azienda di Jeff Bezos è diventato come sparare sulla Croce rossa. L’ultima notizia irritante è di pochi giorni fa - zero tasse federali versate. Scusate la franchezza ma se la news fa impressione, è inutile prendersela con Bezos. Ha solo bravi commercialisti e avvocati che sanno sfruttare un sistema che non ha certo inventato Amazon. Resta un pizzico di disagio ad alimentare con i nostri click la mostruosa creatura, e come svizzeri abbiamo un’aggravante: tanti libri sono su Amazon UK, o US, o di un altro paese, ma il sito ci nega l’acquisto, perché ci colleghiamo da Elvezia. E poi c’è la mazzata dei balzelli, dai costi di spedizione alle questioni nazionali, dove a seconda del pacco o del caso, la Posta applica o meno la gabella di 26 franchi. Abito al terzo piano senza ascensore e per mesi sciocchina ho fatto jogging su e giù per le scale, scendevo quando citofonava il postino e solo al portone mi diceva 26 franchi. Ora quando suona chiedo: Devo pagare? La buona notizia è che ci sono alternative ad Amazon e oltre alla cosmetica della coscienza consentono di risparmiare denaro. Ultimamente frequento un sito irlandese, www.kennys.ie - nessuna spesa di spedizione. Buono per libri in lingua inglese, ça va sans dire. Ho appena scoperto grazie ai colleghi del periodico Saldo www.dodax.ch Non fatevi ingannare dal suffisso, è una multinazionale. Eppure ha prezzi buoni - Saldo ha comparato 20 siti e dodax vince la palma d’oro, mentre tocca bocciare www.orellfuessli.ch, il più caro fra tutti. Il Ticino infine vanta gioielli che vale la pena frequentare, anche su Internet. Come il sistema bibliotecario cantonale (www.sbt.ti.ch) e siti come www.ticinolibri.ch e www.librionline.ch Anche su tomi e volumi, una sana decrescita fa bene al pianeta. I libri usati sono belli, spesso intonsi – da comprare ma anche da pescare in una cabina o scatola incontrata in una piazza o una strada. Prestito sociale – prendimi, se hai voglia di leggere.

Pubblicato il 

26.02.19

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