«La situazione non è molto diversa da quella dei primi mesi del 2008». A dirlo è Ivan Cozzaglio, membro del comitato di sciopero delle Officine Ffs di Bellinzona, nonché granconsigliere e municipale di Biasca. All'epoca la direzione di Ffs Cargo se ne uscì con un pesante piano di ristrutturazione che avrebbe comportato in pochi anni l'agonia dello storico stabilimento bellinzonese. Fu lo sciopero degli operai e la solidarietà dei ticinesi che in quell'epica primavera di tre anni fa permisero di salvare le Officine.
Oggi la direzione di Ffs Cargo parrebbe riprovarci. O almeno il sospetto, grande, appare lecito. Ffs Cargo, nell'ambito delle misure di risparmio che dovrebbero permetterle di rientrare nelle cifre nere, ha infatti intenzione di ridurre notevolmente i volumi di lavoro che fa eseguire dalle Officine di Bellinzona. Attualmente le ore di lavoro all'anno dello stabilimento sono circa 500 mila, di cui 345 mila per la manutenzione dei carri e 155 mila nel settore locomotive. 190 mila sono le ore che le Officine lavorano per Ffs Cargo, meno del 40 per cento del totale. Il prossimo anno le ore di lavoro complessive dovrebbero ridursi, stando alle intenzioni di Ffs Cargo, a 370 mila. 50 mila ore sembra vadano perse perché i volumi di manutenzione prestati nel 2010 e nel 2011 sarebbero da considerare eccezionali. Altre 80 mila ore andrebbero perse per un calo di ordini di manutenzione carri da parte di Ffs Cargo, ciò che corrisponderebbe all'80 per cento del volume attuale di manutenzione di Ffs Cargo in quel settore. Infatti Ffs Cargo intende eseguire la manutenzione dei carri non più ogni 6 anni, ma solo ogni 12 anni. Rottamando nel contempo una parte del suo materiale rotabile. Un taglio di questa portata mette in pericolo, stando alle stime della Commissione del personale, circa 100 posti di lavoro dei 500 (di cui una sessantina di interinali) attualmente garantiti dalle Officine.
La notizia è giunta improvvisa, martedì, alla Commissione del personale e ai sindacati. Anche se la direzione delle Officine ne era informata già da agosto. Così, da un anno all'altro, quando i budget per il 2012 sono già fatti e i potenziali clienti si sono accasati, il settore carri perde un volume di manutenzione pari a 133 mila ore, cioè quasi il 40 per cento di quanto viene lavorato oggi. E questo nel settore che, stando a quanto intendevano fare le Ffs tre anni fa, sarebbe stato l'unico rimasto alle Officine dopo lo spostamento delle locomotive a Yverdon. Il minimo che si possa dire è che Ffs Cargo non ha paura di contraddirsi. O di cambiare idea. «Se si fosse applicata la strategia contro cui abbiamo lottato e vinto, oggi nei capannoni di Bellinzona avremmo il deserto», commenta Gianni Frizzo, presidente della Commissione del personale.
Oggi, venerdì, è in agenda una riunione fra la direzione delle Officine, la commissione del personale e i sindacati. Matteo Pronzini di Unia ha chiarito quale sia lo scopo della riunione dal punto di vista delle maestranze: «capire come si potranno mantenere gli attuali volumi di lavoro e come acquisire nuovi mandati». In nessun caso si è disposti ad entrare nel merito di discussioni su licenziamenti, prepensionamenti o altro. Ogni decisione dev'essere bloccata finché non saranno stati presi tutti i provvediemtni per salvare l'occupazione.
A dicembre poi è in calendario una nuova tavola rotonda. Ed è lì che si intende portare la questione. Perché i nuovi propositi annunciati ora da Ffs Cargo sono una chiara violazione dell'accordo sottoscritto dalle Ffs alla tavola rotonda davanti al mediatore Franz Steinegger, cioè mantenere i volumi di lavoro invariati almeno fino alla fine del 2013, momento in cui le Officine dovrebbero potersi muovere con più agio sul mercato acquisendo ulteriori clienti esterni. «Gli accordi presi vanno rispettati», è stato ribadito più volte mercoledì dai rappresentanti del personale in occasione di una conferenza stampa convocata per rendere pubbliche le nuove intenzioni delle ferrovie.
Le richieste concrete delle maestranze sono chiare. Da Ffs Cargo ci si aspetta maggiore considerazione delle esigenze delle Officine, in particolare una maggiore costanza della mole di lavoro richiesta, o, in caso di cambiamenti ineluttabili, dei preavvisi sufficienti. Dalle Ffs è richiesto uno sforzo per compensare gli eventuali cali di ordinazioni da parte di Ffs Cargo, almeno fino a quando non siano stati acquisiti nuovi clienti. Infine dalla direzione delle Officine è richiesta un'intensificazione delle attività di mercato. L'appello dei dipendenti delle Officine Ffs va però prima di tutto alla politica, in particolare al Consiglio di Stato ticinese e alla deputazione ticinese alle camere federali. In particolare dal governo cantonale i lavoratori si attendono un'accelerazione delle procedure volte alla creazione di un centro cantonale di competenze attorno alle Officine. Perché solo quella è la via a lungo termine per dare un futuro al Ticino come piazza industriale di alto livello nel ramo ferroviario. Per ora c'è però soltanto tanta rabbia perché, annota Frizzo, «in questi anni le Officine hanno sempre soddisfatto tutte le richieste avanzate da FFs Cargo».  

Pubblicato il 

11.11.11

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