Dopo anni di lavoro, liquidati in meno di dieci minuti. È successo ai dipendenti della fabbrica di orologi Claro Watch di Bellinzona la scorsa settimana. Dipendenti che aspettano ancora i salari arretrati.

Odio i lunedì, cantava Vasco Rossi. Ai dipendenti della Claro Watch, lo scorso lunedì sembrava un classico inizio di settimana lavorativa. D'improvviso, un'oretta dopo l'inizio del turno, il direttore Cedric Rosa convoca tutti i 17 dipendenti nel suo ufficio. Poche parole escono dalla bocca di Rosa: la ditta è fallita, prendete le vostre cose e andatevene. Finisce così l'esperienza imprenditoriale della dinastia dei von Burg, scesi in Ticino all'inizio degli anni 60 per implementare la Claro Watch, una fabbrica di orologi. I bassi salari e la possibilità di mantenere il marchio "made in Switzerland" hanno attirato molti imprenditori dell'orologeria nazionale al sud delle Alpi.
I discendenti del fondatore George Josef von Burg, chiamati pomposamente secondo e terzo, abbandonano quindi il Ticino per concentrarsi, così si mormora e stando ai loro siti internet, nelle fabbriche nel sud est asiatico, lasciando a Bienne gli uffici della Claro Watch. Quel lunedì, il direttore Rosa però non intende tornare a Bienne a mani vuote. A tre operai appena licenziati, chiede aiuto per imballare gli orologi e caricarli sul suo Suv. Risposta negativa, lo dovrà fare da solo. Poche ore dopo, su istanza dei sindacati preoccupati per gli arretrati nei confronti dei dipendenti, la Pretura sequestra la fabbrica per evitare che l'inventario aziendale possa prendere il volo invece di essere venduto a saldo dei debiti. Solo per i sette operai tutelati da Unia, sono stati avanzati crediti per 126mila franchi.
Non finisce quindi nel migliore dei modi l'avventura imprenditoriale in Ticino dei von Burg. Dal sito internet si apprende che «Claro ha concentrato la sua produzione in Ticino, rinomato per la sua bellezza, la dolce vita e la qualità della sua competenza nel campo orologiero…» Queste le ragioni ufficiali che spinsero nel 1961 la dinastia dei von Burg a implementare a Claro la loro fabbrica di orologi. Forse anche l'aspetto dei miseri salari versati in Ticino giocò un ruolo nella scelta a sud delle Alpi. Una scelta, quella degli stipendi bassi, che spinse l'azienda a non aderire mai al contratto nazionale orologiero, insieme a molte altre ditte confederate attive in Ticino. La stessa scelta che spinse la Claro Watch a non dare il consenso (anche se successivamente gli fu imposto) all'accordo triennale del 2007 tra sindacati e Aziende industriali ticinesi (Aiti) che avrebbe dovuto fissare il salario minimo nel settore a 2400 franchi (lordi) mensili, per salire progressivamente in tre anni a quota 2600 franchi quest'anno. "Avrebbe" perché le aziende ticinesi si sono rifiutate quest'anno di aumentare di 100 franchi la paga dei loro operai.
Ma torniamo alla Claro Watch, la ditta che nel 2008 fu costretta da una sentenza del giudice di pace di Bellinzona al versamento ad una sua ex dipendente di un migliaio di franchi, perché applicava una paga oraria inferiore ai 13 franchi e 85 centesimi previsti dall'accordo triennale sindacati-Aiti. I funzionari di Unia, nel difendere l'ex operaia, riuscirono a dimostrare che la Claro Watch pagava 13 franchi e 30 centesimi. Non erano dunque solamente il clima e la dolce vita ad attirare in Ticino la famiglia von Burg. Come molti imprenditori del campo orologiero, la scelta del Ticino con ogni probabilità è stata dettata dai salari di oltre 700 franchi inferiori al canton Jura, penultimo nella lista dei salari minimi cantonali nel settore. Altro che dolce vita...
Dai laboratori della Claro Watch, ci dicono gli operai, uscivano anche orologi categoria lusso, come la linea von Burg. Orologi d'oro la cui cifra di vendita equivale quasi al salario annuale di un'operaia.
Come facciano a vivere le persone con questi salari è difficile capirlo. Qualche risposta ce l'hanno data i diretti interessati nell'intervista a lato. Come invece vivano i von Burg ve lo lasciamo immaginare.


Lo sconforto dei dipendenti
Amarezza, rabbia e incredulità. Queste le sensazioni raccolte tra gli ex dipendenti della Claro Watch. Incredulità perché il venerdì precedente al licenziamento, il direttore Rosa aveva convocato le responsabili per annunciare l'arrivo di una gran mole di lavoro grazie a nuove ordinazioni. Invece lunedì, la doccia fredda: tutti a casa, la fabbrica chiude. «Quel che più brucia è che non ci hanno dato nessun preavviso. – spiega Alfredo, esperienza decennale nell'orologeria, addetto al servizio dopo vendita e alta qualità di produzione –  Anzi, facevano credere che tutto andasse per il meglio. In questo modo, mi son forse giocato una possibilità di lavoro presso un altro datore, perché convinto di poter andare avanti alla Claro Watch».
La stessa sorte è toccata a Patrizia. Qualche settimana prima, aveva ricevuto l'offerta di svolgere una settimana di prova presso un'altra azienda. «Ho rifiutato, perché alla Claro mi avevano appena garantito il 100 per cento a tempo indeterminato. Se solo avessi saputo...». Patrizia, residente nel Bellinzonese, lavorava alla Claro Watch da 14 anni. «Ho iniziato giovanissima. La mia prima paga era di 9 franchi e 90 centesimi. Dopo 14 anni di lavoro sono arrivata a 13 e 90». Come si fa a vivere con queste paghe? «Si sopravvive se si ha la fortuna di poter vivere coi genitori. Anche se il sogno di poter andare a vivere da sola c'è, resta irrealizzabile». Non sono rosee neanche le prospettive professionali future nel campo orologiero cantonale. In Ticino gli stipendi minimi nel ramo sono di 2'500 franchi lordi. Ancora Patrizia: «Le altre fabbriche di orologi sono concentrate quasi tutte nel Mendrisiotto. Se fossi assunta da una di loro, dalla paga dovrei dedurre i costi di trasferta, circa 200 franchi al mese. Resta veramente poco. Ma cosa puoi fare? Bisogna pur lavorare».
Manuela, da 24 anni operaia alla Claro Watch, vive invece da sola. Anche a lei chiediamo come si riesca a vivere con questi salari «Lavoravo anche undici ore al giorno, rimanendo a fare anche le pulizie la sera. Per forza, è l'unico modo per poter arrotondare qualcosa di più. Tra affitto e cassa malati, non hai molte scelte. Quando hai una bolletta da pagare e le scarpe da cambiare, saldi la bolletta e aspetti tempi migliori per comprarti un paio di scarpe».  

Pubblicato il 

05.11.10

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato