Cittadini in ostaggio

Migliaia di cittadine e i cittadini dell'Unione europea hanno ricevuto per posta brutte notizie dall'autorità migratoria britannica: "La invitiamo a preparare la partenza dalla Gran Bretagna”. E ancora: “Se non dovesse dar seguito spontaneamente alla richiesta, dovrà fare i conti con l'espulsione”. La lettera è stata recapitata anche a gente che da più di vent'anni vive e lavora in Gran Bretagna, sposata con britanniche e britannici e con figli britannici.


Dopo la votazione sulla Brexit è stato chiaro a tutti che in futuro ci sarà un controllo statale che regolerà l'entrata nel Regno Unito di cittadine e cittadini Ue.


Perché Brexit significa chiaramente anche la fine della libera circolazione delle persone dell'Ue. In un primo tempo si è ritenuto che non vi fossero problemi per gli europei già residenti, ma quando questi hanno chiesto rassicurazioni che il loro diritto di soggiorno non venisse messo in discussione, è giunta la risposta brutale del primo ministro Theresa May: «È un pegno per i negoziati con l'Ue che non posso lasciarmi sfuggire dalle mani».


Nelle prossime battaglie su dogane, confini e pagamenti miliardari, il governo britannico intende utilizzare i tre milioni di cittadini europei residenti in Inghilterra come merce di scambio. E anche gli 1,2 milioni di britannici che vivono attualmente nei paesi Ue sono parte della partita.


L'Unione sindacale britannica e quella europea chiedono pertanto che alle persone già residenti, in tutti gli stati Ue, venga garantito il diritto di soggiorno: «Gli emigrati non devono diventare ostaggio delle trattative su Brexit». Ma finora senza successo. Intanto in Gran Bretagna 100.000 cittadini europei che si sono annunciati per il prolungamento del soggiorno sono sempre in attesa di una risposta dalle autorità.
La storia dimostra che cosa significa per la gente la cancellazione della libera circolazione in Europa: non solo nuovi controlli alle dogane, ma anche più potere per la "polizia degli stranieri”. In futuro potrà condizionare la vita degli immigrati dei paesi dell’Unione europea, produrre arbitri nell'ambito del diritto di soggiorno, espulsioni eccetera. Questo dovrebbe essere d’insegnamento anche per noi in Svizzera.

Pubblicato il

22.02.2017 10:34
Roland Erne
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