Con l’approvazione della legge 27 dicembre 2001, n. 459, lo Stato italiano ha introdotto il voto all’estero che consentirà, in futuro, a milioni di cittadini italiani emigrati di poter votare per dei propri rappresentanti nel parlamento della Repubblica e di poterlo fare attraverso un voto per corrispondenza, senza dover rientrare appositivamente in Italia nel luogo di iscrizione all’anagrafe elettorale come avveniva in passato. Una legge, quella del voto all’estero, per la quale gli emigrati italiani si sono battuti per decenni e che, finalmente, è stata ottenuta, anche se va riconosciuto che la legge, probabilmente, è arrivata con notevole ritardo poiché gli “emigrati” italiani, da diversi anni, sono ormai in costante diminuzione. Da un lato, perché i grossi flussi migratori dall’Italia si sono interrotti alla fine degli anni sessanta e, dall’altro, per ovvi motivi di carattere anagrafico. Infatti è evidente che il forte interesse per il voto all’estero c’era e c’è soprattutto da parte degli emigrati, mentre è ancora da verificare che tale interesse ci sia anche da parte dei loro figli e discendenti, pur in possesso della cittadinanza italiana o, comunque, di una doppia cittadinanza. In ogni caso a nessuno può sfuggire la grande novità di questa norma e l’importanza che anche l’Italia, sia pure in ritardo, si sia dotata di una legge che sana una grave anomalia per uno stato democratico moderno. Un’anomalia che, per decenni, ha impedito a milioni di cittadini di avvalersi di uno dei diritti democratici fondamentali come, appunto, è quello del diritto all’esercizio del voto. Con questa legge tutti i cittadini italiani residenti all’estero potranno, quindi, votare per corrispondenza sia per l’elezione dei due rami del parlamento (Camera dei deputati e Senato), che per eventuali referendum popolari (abrogativi di leggi o atti aventi valore di legge, oppure confermativi di leggi di revisione costituzionale). Per le elezioni politiche i residenti all’estero potranno, perciò, votare nella neo costituita “Circoscrizione Estero” per eleggere 12 deputati e 6 senatori tra candidati pure residenti all’estero. Ovviamente, affinché la legge sul voto per corrispondenza possa essere seriamente applicata, è indispensabile che vi sia un’anagrafe degli italiani residenti all’estero la più completa possibile e che venga aggiornata continuamente ed in tempo reale. A tutt’oggi, purtroppo, esiste invece una discordanza notevole tra i dati registrati nelle Aire (Anagrafi degli italiani residenti all’estero gestite dai comuni e quindi dal Ministero degli Interni: circa 2’650’000 iscritti) e quelli delle Anagrafi consolari (gestite dalle rappresentanze diplomatico-consolari e quindi dal Ministero degli Affari Esteri: poco meno di 4 milioni di iscritti, di cui 528’000 in Svizzera). Da qui la necessità e l’urgenza di arrivare al più presto ad un’unica anagrafe integrata. Ed è, appunto, per questo motivo che proprio nelle scorse settimane gli uffici consolari italiani in Svizzera hanno spedito per posta ai cittadini italiani una busta contenente materiale informativo ed un modulo con già stampati tutti i dati anagrafici che dovrà essere restituito, anche nel caso che non si dovessero segnalare delle variazioni, unitamente all’altro modulo concernente, invece, l’opzione per chi volesse continuare a recarsi a votare in Italia come nel passato, ma solo in questo caso. Naturalmente ogni sforzo per aggiornare, e tenere aggiornata, l’anagrafe da parte delle autorità consolari italiane resterà vano se non vi sarà la collaborazione dei singoli cittadini che non solo dovranno restituire il modulo anagrafico ma tenere costantemente informato anche l’ufficio consolare di riferimento ogni qualvolta vi sia un cambio di indirizzo o nello stato civile.

Pubblicato il 

24.01.03

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