La prima linea ferroviaria in Italia non è stata la Varese-Gemonio, come piacerebbe a Umberto Bossi. I testi di storia, almeno quelli non ancora modificati dagli esaltatori dello spirito imprenditoriale lombardo, riportano che la prima ferrovia italiana fu la Napoli-Portici, inaugurata il 3 ottobre 1839 da Ferdinando II di Borbone. E la strada che collega Cimalmotto a Cerentino, ma anche quella che va da Cerentino a Cevio e tutte le altre, sono state costruite prima che quel tale leghista del Mendrisiotto, durante una riunione consortile, rivendicasse al suo partito il merito di aver portato nella regione il Casinò e i suoi soldi. Il Ticino povero e agricolo ha costruito le strade, le scuole, gli ospedali. Il Ticino ricco, traboccante di banche e di fiduciarie, costruisce casinò.
Il Casinò di Mendrisio distribuisce soldi a pioggia, come l'acqua benedetta sui fedeli. Oltre a una somma ragguardevole versata direttamente al Comune di Mendrisio, nel 2003 ha distribuito a vario titolo 4 milioni di franchi nella regione. Nel 2004, 5 milioni. Il Comune di Chiasso, per esempio, riceve ogni anno 25 franchi per abitante, inoltre un contributo a favore di Festate di 10 mila franchi e a favore del Cinema Teatro, sotto forma di sponsorizzazioni, di 50 mila franchi; nel 2004 il Casinò ha partecipato con 100 mila franchi all'acquisto dell'impiantistica per videoconferenze sempre per il Cinema Teatro.
La cultura è una creatura delicata, ha sempre avuto bisogno di protezione, abitava alla corte dei principi, nelle case dei potenti, nella quiete dei conventi. Ora abita nelle sale dei casinò. Perché dunque sprecare soldi per le scuole, le università, i musei, gli archivi? Basterebbe aumentare il numero dei casinò e non sarebbe più necessario pagare le tasse. Infatti a Chiasso, in un'area situata presso il confine, qualche anno fa sono state innalzate le modine per costruire un casinò simile a quello di Mendrisio; purtroppo la Confederazione non ha concesso l'autorizzazione. Si sono persi così ulteriori generosi contributi a chissà quante feste in piazza, chissà quante sagre, finalmente si sarebbero avute tombole e riffe con premi veramente all'altezza.
All'inizio di questa estate i quotidiani hanno riferito con il cuore in gola che la Commissione federale delle case da gioco avrebbe tolto i benefici fiscali di cui gode il Casinò se non fosse cambiato il modo di distribuire i soldi. Sugli stessi quotidiani, tra le vistose inserzioni pubblicitarie del Casinò di Mendrisio, ha trovato spazio la notizia che Bertolt Brecht non è più di moda, ma mai un articolo in cui si giudicasse sconveniente che l'Ente turistico del Mendrisiotto detenga la maggioranza delle azioni della Nuova Casinò Kursaal Sa, la società che distribuisce i fondi citati sopra, fra cui 300 mila franchi annui a favore dell'Ente turistico del Mendrisiotto: il beneficiante coincide con il beneficiato.
I giornali ticinesi pubblicano spesso servizi speciali sul gioco patologico, forse per nascondere il fatto che la vera patologia di questo cantone è il far giocare gli altri. È patologico che un alto funzionario dell'organizzazione che rappresenta le banche del cantone abbia dichiarato ai microfoni della Rsi, nell'imminenza delle elezioni politiche italiane del 9 aprile scorso, di augurarsi la vittoria della sinistra, così la gente avrebbe avuto paura di un aumento delle tasse e avrebbe portato i soldi nelle banche ticinesi. È la cultura di coloro che vivono di rendita. Hanno bisogno di sconfiggere la cultura del lavoro, hanno bisogno di mettere la carità al posto della giustizia.

Pubblicato il 

08.09.06

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