Tre sfidanti si presenteranno alle primarie interne del partito socialista: attraverso una serie di dibattiti, Ségolène Royal, Dominique Strauss-Kahn e Laurent Fabius cercheranno di convincere i 205mila iscritti per ottenerne il voto di investitura, che avrà luogo il 16 novembre. Se non ci sarà un vincitore al primo turno delle primarie, una seconda tornata avrà luogo il 23. Dei sette che erano sulla linea partenza, ancora all'incontro di Lens del 16 settembre scorso, quattro hanno gettato la spugna prima della gara.
Jack Lang ha aspettato fino all'ultimo momento prima della scadenza dei termini per la presentazione della candidatura, prevista alle ore 15 di martedì 3 ottobre, per comunicare la propria rinuncia: lunedì 2 ottobre, al tg delle ore 20 su Tf1, «per non aggiungere divisione alla divisione», su richiesta del segretario François Hollande. L'ex primo ministro, Lionel Jospin, dopo tre mesi di tira e molla alla fine un po' patetico, aveva finito anche lui per rinunciare, di fronte a dei sondaggi molto sfavorevoli, che non gli davano neppure la speranza di essere al secondo turno contro la preferita dei sondaggi, Ségolène Royal. Il segretario del Ps, François Hollande, pur considerato dall'apparato "il candidato naturale" del Ps, ha anch'egli rinunciato, facendosi accusare di essere parziale, favorevole alla candidatura della sua compagna, Royal. Martine Aubry, fedele di Jospin, ha sperato ad un certo punto di poter partecipare alla sfida, ma l'illusione è durata poco.
La saga della primarie socialiste sta facendo esplodere le strutture del Ps. Una volta, erano le correnti a dominare. L'aver creduto che questo fosse valido ancora oggi è già costata la candidadura interna a Jospin. Ormai, anche se le reticenze sono forti, tutti i candidati sono dipendenti dal sondaggi. La conseguenza è uno scivolamento di fatto verso un partito più leggero, dove quello che conta sono i raggruppamenti in occasione delle scadenze elettorali, sulla scia del partito democratico statunitense. «Vent'anni fa – spiega il sociologo Patrick Champagne – nel Ps si discuteva di ideologia per sapere chi doveva difendere i suoi colori. Oggi, si discute di sondaggi, per determinare chi ha maggiori possibilità di successo». Il partito socialista è in via di mutazione. Negli ultimi mesi, ci sono stati 89mila nuovi iscritti, che hanno aderito grazie alla tessera low cost, a 20 euro. Questi nuovi iscritti sono oggetto di sospetto da parte degli "elefanti" del partito: temono che stiano in ampia maggioranza dalla parte di Ségolène Royal, che nei suoi interventi ha preso cura di scavalcare il partito, per rivolgersi più ampiamente all'opinione pubblica, in nome di una nuova strategia basata sulla "democrazia di opinione". La vecchia guardia li considera, in altri termini, degli "intrusi", perché non partecipano alle riunioni con la stessa assiduità dei militanti tradizionali, non conoscono i codici del partito. «Se lei mi invita a una riunione della sua famiglia – si chiede un fedele di Fabius, Jean-Luc Mélénchon – è logico che io mi sieda a tavola per decidere di che colore deve essere la tappezzeria dei muri?».
Per la vecchia guardia, quello che è in gioco in questi tempi di pre-campagna è addirittura il partito stesso, che si sente scavalcato dagli appelli all'opinione pubblica. Di qui la grande violenza delle reazioni contro Royal, giudicata per esempio da un pro-Jospin come l'ex ministro Claude Allègre "incompetente". Jospin non ha preso posizione per nessuno quando ha rinunciato, ma ha solo precisato che non sosterrà Royal. François Hollande ha messo in guardia : «il partito è una forza di primaria importanza, di cui nessuno puo' fare a meno». Royal, nella dichiarazione di candidatura, ha parlato più a tutti i francesi che ai militanti di rifondazione del "patto repubblicano", che lega i cittadini, per combattere le insicurezze – sociali, economiche, di ordine pubblico – che minano alla base la fiducia nella "perennità della nazione".
In realtà, i militanti, dietro le personalità più o meno "mediatiche", hanno una vera scelta. In primo luogo, la novità rappresentata da Ségolène Royal, non solo perché è la prima donna nella V Repubblica ad avere reali possibilità di conquistare l'Eliseo, ma anche perché ha spostato i confini tradizionali delle posizioni socialiste: cercando di riconquistare l'elettorato popolare (in Francia fortemente sedotto dall'estrema destra), ha costruito un discorso alla Blair, che combina posizioni tradizionalmente considerate di destra sui valori ("l'ordine giusto", inquadramento militare per i giovani delinquenti, rimettere la gente al lavoro) con idee più tradizionali sull'economia (contro la privatizzazione di Gdf, per esempio). Dominique Strauss-Kahn rappresenta la posizione social-democratica, tutta centrata sulle questioni economiche, di cui è specialista. Laurent Fabius, che aveva preso posizione per il "no" al referendum sulla Costituzione europea, si presenta a favore di un "progetto socialista" volontarista, a cominciare da una promessa di aumentare il potere d'acquisto. Paradossalmente, Royal, che guarda al di là del partito, è la candidata che sta raccogliendo più consensi tra le grandi federazioni: tra le cinque più grandi, già tre (Bocche del Rodano, Nord e Hérault) si sono schierate a suo favore. L'abbandono di Lang lascia orfana quella del Pas de Calais, che non si è ancora pronunciata, mentre Parigi – diventata la più grande federazione grazie ai nuovi iscritti – oscilla, ma potrebbe pendere a favore della candidata Royal, vista la forte presenza dei nuovi iscritti.

Pubblicato il 

06.10.06

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