Secondo un’indagine statistica della Fifa, sono oltre 240 milioni le persone che giocano al calcio nel mondo; la nazione con il maggior numero di praticanti sono gli Stati Uniti con 18 milioni. Si tratta dell’ennesima conferma che il football è lo sport più praticato al mondo, una riprova della sua grande popolarità e della sua capillare diffusione in tutti i continenti. La Fifa ci ha invece lasciato all’oscuro della quantità di arbitri che gravitano sui campi della Terra; ebbene, a proposito dei direttori di gara e della loro passione, sarebbe interessante conoscere e capire le ragioni e gli stimoli che si celano dietro delle carriere che presentano non poche insidie e che richiedono una forte personalità in un contesto propenso all’eccesso e all’esasperazione e che, in alcune sue forme, si è progressivamente deteriorato. «Ma chi glielo fa fare ?» ci siamo spesso domandati quando abbiamo visto i cosiddetti «fischietti» soli e abbandonati, massacrati dalla contestazione, dal disprezzo e dagli scherni di folle inferocite ed aizzate da un ambiente spesso ostile e sospettoso nei confronti delle stesse «giacchette nere» che frequentemente diventano – per i tifosi, i giocatori, gli allenatori e i dirigenti – i capri espiatori di ogni situazione. Un arbitro forse è mosso dall’amore per la giustizia e da un innato senso dell’equità; oppure ancora dalla vanità e dall’ambizione personale; dal piacere di comandare e di dirigere una partita e dei giocatori; da una certa inclinazione verso il masochismo; dalla pura passione; dalle scarse qualità e dalle insufficienti attitudini per diventare calciatore; dalla concreta possibilità di restare nel «giro» dopo tanti anni trascorsi sui campi come giocatore; o magari, dal desiderio di auto-convincimento di essere davvero cornuto o venduto…! Sulla dura vita degli arbitri è uscito quest’anno un simpatico libro curato da Luca Cardinalini, edito da Mondadori ed intitolato «Cornuti e mazziati». È una pubblicazione sulle esilaranti ed infuocate domeniche sui campi di calcio, sulle risse, sulle intemperanze fisiche e orali e sulle discussioni più clamorose. Insomma, tutto ciò che di impensabile e di cattivo esempio accade ogni domenica sui campi italiani del calcio amatoriale. E anche alle nostre latitudini la «musica» per le nostre orecchie è più o meno la stessa; purtroppo però oggi all’arbitro non si dà quasi più del «cornuto». È un peccato, ma il vocabolario si è adattato ai tempi. Oggi ci si sgola in insulti di ogni tipo, ma gli odierni repertori dell’aggressività verbale ci fanno rimpiangere i tempi in cui si alludeva, con delle grida indignate che restavano nell’aria, alle vicende coniugali e intime di quegli indifesi signori in nero.

Pubblicato il 

28.09.01

Edizione cartacea

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