Home
Rubriche
Dossier
Multimedia
Archivio
Abbonamenti
Contatti
Bontà
di
Martino Dotta
La finalità dell'azione umana ne determina il valore etico, ma pure il nostro modo d'agire influenza il giudizio morale su di esso. Si dice spesso che i fini giustificano i mezzi, parafrasando in maniera talvolta indebita il famoso statista e pensatore Macchiavelli. Tuttavia, né la meta che si vuole raggiungere, né il metodo adottato per ottenere il risultato auspicato hanno un contenuto etico assoluto. Al contrario, il contesto dell'azione e la persona che agisce sono altrettanti elementi da prendere in debita considerazione, quando si valuta sul piano etico un determinato atto. A titolo d'esempio, la storia insegna fin troppo quali conseguenze nefaste possa avere un'applicazione rigorosa e ideologicamente giustificata di un principio che va per necessità relativizzato: la ragion di stato dei vari regimi dittatoriali, di qualsiasi colorazione politica essi siano, può forse essere accettata senza nessuna distinzione, anche se comporta l'eliminazione sociale o fisica dei pretesi oppositori, lo spostamento d'intere popolazioni o l'uccisione di migliaia d'esseri umani? Credo proprio di no!
A mio avviso, nella società contemporanea dell'iper-comunicazione e dell'individualità portata a volte all'estremo, il problema di fondo è di trovare le basi comuni della nostra convivenza collettiva e quindi dell'agire umano in senso lato. Penso ai cosiddetti valori condivisi che costituiscono l'ossatura di qualunque società e dovrebbero quindi trovare eco nella Costituzione, come già negli usi e costumi collettivi. E uno degli atteggiamenti essenziali che, secondo me, maggiormente necessita di essere riscoperto a tutti i livelli è quello della bontà. Ben lungi dall'essere l'anteprima di qualunque forma di buonismo (ingiustamente paragonato dai suoi detrattori al permissivismo), tale virtù individuale e sociale potrebbe diventare la cartina di tornasole della nostra attitudine nei confronti degli altri e delle situazioni a cui abbiamo a che fare. È la fonte d'ispirazione del nostro agire come singoli cittadini e come gruppo o nazione. In sostanza, si tratta d'imparare a guardare agli altri con benevolenza, riconoscendo in loro anzitutto la buona fede, più che la furbizia o la scaltrezza. La bontà potrebbe pertanto diventare una valida alternativa alla diffidenza e al sospetto, alla detrazione e all'insulto, alla paura e all'insinuazione che, invece, stanno caratterizzando la nostra esistenza pubblica e privata. In altri termini, mi sembra indispensabile modificare lo sguardo interiore sulla realtà che ci circonda e ci influenza per cogliere quanto di buono e bello ci si para davanti agli occhi, più che rilevare il manchevole, il disonesto o l'approfittatore. Ne va della qualità delle relazioni sociali e, di sicuro, pure della nostra salute psico-fisica!
Pubblicato il
27.03.09
Edizione cartacea
Anno XII numero 5
Rubrica
Vocabolario sociale
Articoli correlati
Nessun articolo correlato