Secondo anno di censimento, secondo anno di stagnazione. È questo l'andamento della demografia delle imprese svizzere presentato nelle scorse settimane dall'Ufficio federale di statistica relativo all'anno 2004. Una tendenza preoccupante se si pensa che le cifre sono del tutto simili a quelle presentate lo scorso anno. E il Ticino? L'anno passato era apparso piuttosto fiacco sia per quel che ne era della creazione di nuove imprese, sia per i nuovi posti di lavoro tanto da meritarsi la palma della "regione meno dinamica del 2003" (anno cui fa riferimento la statistica). Quest'anno siamo ancora gli ultimi della classe, classe   già di per sé assai scarsa. Vediamo il dettaglio la demografia delle  imprese 2004.

«Lo scorso anno l'Ufficio federale di statistica (Bfs) aveva presentato per la prima volta cifre effettive sulla demografia delle imprese, ossia una statistica che fosse finalmente in grado di contabilizzare sia il numero di "decessi reali" delle imprese elvetiche, sia la creazione "ex novo" di aziende» , spiega Andrea Grossi, responsabile della statistica presso il Bfs. Prima di allora le statistiche venivano per così dire "falsate" da fusioni, da nuove gestioni, da cambi di proprietà delle aziende o da altre forme di trasformazioni aziendali di piccola entità come possono essere trasformazioni giuridiche o banalissimi traslochi da un cantone all'altro. Lo scorso anno si è detto addio a questa forma di statistica aziendale per lasciare il posto, dunque, a un conteggio più rispettoso della demografia reale.
Da qualche settimana sono disponibili i dati relativi al 2004. E, esattamente come un anno fa, oltre a stupirci per i risultati pessimi registrati dal nostro Paese, anche quest'anno, ci si è stupiti per come i dati fossero stati presentati in sordina, lontano dalle luci della ribalta economica. Eppure, i nuovi dati fanno assai riflettere. In Svizzera, nel 2004, sono 11'200 le aziende che hanno definitivamente chiuso i battenti; e sono ben 43'300 le persone che hanno perso il proprio posto di lavoro. Cifre importanti che ricalcano quasi perfettamente quelle fornite lo scorso anno quando erano 11'169 le aziende chiuse e 43'284 le persone lasciate senza un impiego. A rincuorare, ma solo timidamente, è il saldo che emerge confrontando questi "decessi" alle nascite "ex nihilo" di imprese registrate nel frattempo che portano il totale ad essere positivo (+619 aziende). Resta, invece, pesantemente negativo, il saldo finale degli impiegati rimasti senza lavoro (-19'037).
Guardando più da vicino le cifre appare che, nel settore terziario, il numero delle nuove imprese è superiore a quello delle aziende che hanno chiuso i battenti; in questo comparto il saldo totale è infatti di +863. Fenomeno inverso, invece, nel settore secondario dove il totale è negativo, pari a -244 aziende presenti sul territorio. In entrambi i settori, tuttavia, le cifre riguardanti i posti di lavoro rimangono sotto la sufficienza con, rispettivamente -8'912 impieghi nel terziario e -10'125 nel secondario.
E se lo scenario elvetico è già abbastanza preoccupante da far rizzare i capelli anche ad un profano, armati di lente di ingrandimento si può notare che, a livello locale, il panorama ticinese non è certo rassicurante più simile all'avanzare di un gambero che a quello di un treno in corsa.
Benché il settore secondario abbia fatto uno sforzo creando dieci nuove imprese in più rispetto all'anno precedente (110 rispetto alle 100 del 2003) e il terziario si sia applicato maggiormente creando ben 498 imprese (solo 417 nel 2003) il saldo finale, completato con le 693 società chiuse nel contempo (-577 nel terziario e -116 nel secondario), è ancora una volta negativo: 85 aziende hanno infatti messo la chiave al muro. E detto con altre cifre, 1'486 posti di lavoro hanno cessato di esistere, in particolare nel settore secondario dove gli operai costretti a rimanere a casa sono stati ben 862.
A titolo di confronto, nell'anno precedente, ossia il 2003, i risultati per il nostro cantone segnavano un saldo di -228 imprese (e fin qui sembrerebbe lecito poter gioire) e meno 1'427 impieghi, ossia grossomodo siamo rimasti al palo (-1'486).
Tabelle e calcolatrice alla mano ci si rende conto che, ancora una volta, il nostro cantone è il peggiore della classe con -85 imprese. Se confrontato con le altre regioni prese in considerazione, a pochi numeri di distanza, con un saldo negativo di -80 imprese vi è soltanto il Mittelland, che è però molto più vasto. Le altre regioni possono per lo meno vantare un saldo positivo, con la Svizzera centrale in testa grazie a +315 imprese. Ma il sorriso dei nostri confederati resta amaro: a livello di impieghi si resta, infatti, sotto la sufficienza: non una sola regione ha saputo portare questo saldo in positivo. Il Mittelland, che vanta il secondo peggior risultato a livello di creazione di imprese, è anche il fanalino di coda per quel che riguarda gli impieghi con un -4'207 posti creati, seguito dalla regione del Lemano; Zurigo, la Svizzera del Nord-est, seguiti dalla Svizzera orientale, il Ticino e infine la Svizzera centrale, la "meno peggio" con la perdita di 1'440 posti di lavoro.
I dati, come detto, risalgono a due anni fa, ma c'è poco da stare allegri se si considera che proprio in questi giorni il Ticino ha ancora registrato una crescita del tasso di disoccupazione raggiungendo il 5 per cento. Si potrebbe poi fare anche una riflessione in parallelo sui risultati presentati un mese fa sulla legge per il ricollocamento di lavoratori nelle aziende: e se poi anch'esse scompaiono...?

Pubblicato il 

15.12.06

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