È notorio come gli emigrati italiani ed iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (Aire) si sentano da sempre un po’ maltrattati dal loro paese, l’Italia, come se fossero dei cittadini di serie B. Spesso, ad onor del vero, più dalla burocrazia della pubblica amministrazione che dalla politica. L’assurdo è che, a volte, questi emigrati continuano a sentirsi tali anche dopo il loro rimpatrio. È il caso, per esempio, degli emigrati italiani che - dopo lunghi anni di lavoro ed aver maturato il diritto ad una pensione elvetica - rimpatriano dalla Svizzera per trascorrere la loro terza età in patria realizzando il sogno di una vita.


Infatti, quando questi ex emigrati in pensione, una volta in Italia (avvalendosi del diritto di opzione previsto dagli accordi bilaterali sulla libera circolazione stipulati tra la Confederazione elvetica e l’Unione europea), scelgono di assicurarsi contro le malattie con il Servizio aanitario nazionale italiano (Ssn), le Asl locali li obbligano a farlo tramite l’iscrizione volontaria al Ssn che comporta il versamento di un contributo annuale - calcolato sul reddito complessivo conseguito nell’anno precedente in Italia o all’estero - come se fossero degli stranieri e non dei cittadini italiani semplicemente rimpatriati dopo anni di emigrazione.
Un vero e proprio paradosso poiché si tratta di cittadini italiani beneficiari di una pensione svizzera assoggettata al fisco italiano e quindi cittadini della Repubblica che versano regolarmente le tasse in Italia e che, inspiegabilmente, vengono trattati diversamente rispetto a tutti gli altri cittadini italiani che non hanno vissuto l’emigrazione e che, invece, sono assicurati al Ssn attraverso la fiscalità generale.


Un paradosso al quale lo scrivente da oltre un anno cerca di farvi porre rimedio da parte del Ministero della Salute italiano, anche con interrogazioni parlamentari ma senza successo. Se non che - è notizia proprio di questi giorni -  alcuni deputati lombardi del Partito Democratico sono riusciti a risolvere parzialmente il problema. Si, parzialmente, poiché il problema è stato risolto da parte del Ministero della Salute italiano solo relativamente ai lavoratori frontalieri impiegati nei Cantoni Grigioni, Ticino e Vallese ed agli ex lavoratori frontalieri oggi titolari di una pensione svizzera. Infatti tutti loro potranno, finalmente, usufruire dell’assistenza sanitaria da parte del Servizio sanitario nazionale italiano senza dover versare alcun contributo annuale poiché è stato riconosciuto il loro legame fiscale con lo Stato italiano attraverso il ristorno in Italia di una parte delle tasse versate in Svizzera. Niente da fare, invece, per tutti gli altri ex emigrati italiani in Svizzera, pur titolari di una rendita dell’Avs-Ai per la quale versano le tasse in Italia! Quindi una discriminazione per perdura ancora tra cittadini italiani e ora anche tra ex lavoratori emigrati in Svizzera. Discriminazioni incredibili ed insopportabili per centinaia di migliaia di pensionati italiani!

Pubblicato il 

07.04.16
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