A briglie sciolte

I premi di cassa malati per l’anno prossimo aumenteranno di nuovo del 5 per cento, in poco più di 20 anni l’aumento è stato quasi del 150 per cento! Tutti concordano che la situazione è oramai insostenibile, l’unanimità non va però al di là di questa costatazione: quando si discute delle cause e soprattutto delle possibili soluzioni, le divergenze non potrebbero essere più macroscopiche.


Nel frattempo le iniziative popolari, che in un qualche modo vorrebbero risolvere il problema, si moltiplicano: da quella che vuole proibire ai rappresentanti delle casse malati di sedere nel parlamento, a quella romanda (alleanza rosa-“leghista”!) che vorrebbe risolvere il problema a livello cantonale, a quella del Ps che intende limitare al 10 per cento del reddito quanto si paga per i premi.


Personalmente non ho spiccate simpatie per nessuna di queste iniziative, anche se un piccolo contributo a rendere la situazione meno insostenibile potrebbero darlo. Ma di tutto ciò avremo modo di parlare a tempo debito. Ora vale la pena di fare un po’ di chiarezza su un tema, che essendo molto complesso permette ogni sorta di bugie e di demagogie. Da destra si spiega l’esplosione dei costi dicendo che gli svizzeri vanno troppo spesso dal medico e che i premi riflettono l’aumento dei costi della salute. Sono, a voler essere gentili, due mezze verità. Le cifre dell’Ocse dicono per esempio che gli svizzeri con 3,9 visite annuali sono al di sotto della media degli altri paesi e, per esempio, molto al di sotto del dato germanico (9,9 visite annuali). Da 20 anni i premi stanno aumentando molto di più della crescita media dei costi, spesso addirittura il doppio: anche questa spiegazione è quindi molto parziale.


Mezze verità, vere bugie e vari gradi di demagogia creano ad arte una fitta nebbia, che serve ad impedire alla gente di capire qual è il fondo del problema.


E mi limito a quattro verità fondamentali. La prima: strutture sanitarie e medici (soprattutto quelli privati) eseguono molte prestazioni assolutamente inutili, la cui fattura si aggirerebbe attorno ai 15 miliardi. Secondo: i premi aumentano più dei costi perché c’è uno spostamento organizzato dalle autorità sanitarie dal settore degente (dove lo stato paga il 50%) a quello ambulatoriale, coperto esclusivamente dalle casse malati. In terzo luogo i premi esplodono soprattutto perché sono uguali per tutti: cioè ricchi e molto ricchi da noi pagano infinitamente meno per la salute di quanto farebbero negli altri paesi europei, e quindi è la classe medio-bassa a passare alla cassa. Quarto: l’esplosione insensata dei costi dei farmaci.


Se aggiungiamo che in quasi tutti i cantoni i sussidi sono in continua diminuzione, si capisce che ci sia ormai in Svizzera una “black list” (!) di quasi 400.000 persone, che non sono più in grado di pagare i premi e che quindi non ricevono più un’assistenza sanitaria ottimale, ma solo il minimo assoluto.
Il nostro sistema assomiglia quindi sempre di più a quello americano, o se vogliamo ad un bolide lanciato a tutta velocità in un vicolo cieco. A un dato momento ci sarà senza dubbio lo scontro frontale e l’implosione del sistema. Ma questo, e qui sta il doppio senso del mio titolo, potrebbe essere anche, e lo spero, uno scontro sociale. È forse ora che i sindacati facciano dell’esplosione dei premi di cassa malati uno dei temi principali del loro ordine del giorno. La sofferenza sociale è ormai talmente alta che potrebbe addirittura servire da mobilizzatore se si volesse seriamente pensare ad uno sciopero generale.

Pubblicato il 

26.10.17
Nessun articolo correlato