Di amianto si è parlato molto negli ultimi mesi in Ticino. Rifacimento di un asilo a Giubiasco, bonifica del centro di formazione Ssic a Gordola e malattia di un istruttore che vi lavorava, analisi dei materiali al Liceo di Bellinzona, lista o liste degli stabili contenenti il minerale cancerogeno... Ogni volta l’allarmismo si instaura, ogni volta tanti si stupiscono: come se fosse strano continuare a ritrovare in edifici pubblici e privati un minerale che dal ‘45 al ‘90 in Svizzera è stato usato in 3mila prodotti diversi e che in quel periodo è finito in due edifici su cinque... Proprio il diffusissimo uso che è stato fatto dell’amianto fino alla sua proibizione definitiva alla fine del 1994 impone l’allestimento di registri affidabili e aggiornati degli stabili che lo contengono. Ma andare a scoprire se si deve risanare non piace perché poi eventuali bonifiche costerebbero care. Così il Ticino e altri Cantoni continuano ad affidarsi ad inventari incompleti, imprecisi e quindi di relativa utilità elaborati a metà degli anni ‘80. Inventari dai quali tra l’altro sono esclusi asili e scuole elementari, strutture che qualsiasi Cantone con una politica sanitaria degna di questo nome dovrebbe tenere sotto controllo in modo ben più rigoroso di quanto accade ora. Nel dossier un’intervista al presidente della rete InfoAmianto Gianni Ruchti, la lista degli edifici di proprietà del Cantone contenenti amianto e un articolo sulla realtà odierna del sottoregistro delle costruzioni potenzialmente a rischio in Ticino. Nel suo ufficio alla Sezione protezione aria e acqua in via Salvioni a Bellinzona, Gianni Ruchti ha conservato durante alcune settimane un rotolo di Novilon. Il rivestimento per pavimenti prodotto fino al 1977 dalla Forbo di Giubiasco con uno strato di supporto in amianto verrà presentato in un prossimo corso di formazione ad apprendisti, operai, tecnici della manutenzione, custodi, inquilini e proprietari di immobili. Al presidente della rete InfoAmianto1 quel rotolo di Novilon intatto – nel frattempo chiuso a chiave in un armadio, sottratto a mani inesperte – servirà ad illustrare un messaggio che ancor oggi – dieci anni dopo la proibizione definitiva dell’asbesto in Svizzera – stenta ad attecchire nella popolazione. Il messaggio è questo: se in buono stato, non intaccati, strofinati o fresati, i materiali contenenti amianto non liberano fibre nell’aria, e quindi non causano danni alla salute; se però non sono riconosciuti e poi vengono manipolati o sostituiti senza le dovute precauzioni, allora nell’aria si liberano delle minuscole fibre che inalate possono provocare l’insorgere, in genere tra i 20 e i 40 anni dopo, di malattie quali l’asbestosi o il tumore alla pleura (o mesotelioma). Nell’intervista che segue Gianni Ruchti parla del panico che l’amianto continua a suscitare, illustra le attività della Rete, risponde alle accuse di passività rivolte ancora di recente al Cantone e auspica un’estensione dell’elenco degli edifici pubblici contenenti amianto (vedi articolo accanto), in particolare per evitare che asili, scuole elementari e altre strutture di proprietà comunale continuino a sfuggire a un controllo costante e rigoroso da parte degli enti pubblici. Gianni Ruchti, il panico che l’amianto continua a suscitare non è anche il risultato di una certa latitanza degli enti pubblici, della loro passività? Mi spiego. Se la gente non dispone di una base di conoscenze sufficientemente solida – e il compito di crearla spetterebbe agli enti pubblici – allora è normale che si faccia cogliere dal panico ad ogni notizia riportata da quotidiani, radio e televisione. Una premessa. A differenza di quanto succede con altre sostanze cancerogene con le quali conviviamo giorno dopo giorno (quelle depositate sulle polveri fini, il benzene nella benzina, quelle presenti negli alimenti o derivanti dal tabagismo), dell’amianto si sente tutto e il contrario di tutto. Pertanto, in generale nella popolazione l’accettabilità del rischio legato all’amianto è molto bassa. Questa percezione – e l’allarmismo che ne deriva – è legata anche agli effetti nocivi di tale sostanza riscontrati sulla salute di persone che hanno inalato le sue fibre, e in particolare sulla salute di chi è stato esposto in modo massiccio alle sue polveri sul luogo di lavoro. Per tornare alla domanda, posso garantire che in Ticino ogni situazione viene affrontata con la massima serietà e trasparenza. Ciò che dice però è vero: l’informazione al pubblico e la formazione delle persone direttamente o potenzialmente confrontate alle polveri d’amianto devono essere molto migliorate. È quanto ha cominciato a fare la rete InfoAmianto. Però la rete InfoAmianto ha sempre mantenuto un basso profilo. Non è ancora stato attivato il sito internet di cui si parla da almeno un paio d’anni, le sue riunioni si contano sulle dita di una mano… Perché non agire, invece di limitarsi a reagire? Non parlerei di basso profilo. La Rete si proponeva in primo luogo di riunire e di uniformare le conoscenze tecnico-scientifiche sull’argomento, per poi agire in modo corretto e multidisciplinare. Questo lavoro è stato fatto. La Rete ha poi individuato alcuni settori di intervento. Innanzi tutto l’informazione, che è prioritaria. E qui concordo sul fatto che molto resta da fare. L’attivazione del sito internet (www.ti.ch/reteinfoamianto), ad esempio, è prevista nei prossimi giorni. In secondo luogo c’è la formazione. L’idea è di agire innanzitutto sulla formazione in collaborazione con la scuola professionale, la Supsi e le associazioni di categoria, in modo che i futuri professionisti sappiano operare con la dovuta accortezza e competenza, dall’accertamento della presenza di amianto all’eventuale smaltimento dello stesso, passando dal monitoraggio dello stato dei materiali e dalla valutazione dell’opportunità di risanamento. La Rete, inoltre, si è adoperata per migliorare il riconoscimento dei pericoli nell’ambito delle domande di costruzione in caso di rinnovi o demolizioni. Non sarebbe il caso di creare anche in Ticino, come si pensa di fare nel canton Ginevra, una base legale per obbligare i proprietari di immobili ad effettuare – prima di interventi di rinnovo o demolizione – una perizia volta ad accertare la presenza di manufatti contenenti amianto? La tendenza generale a livello europeo – per tutte le sostanze pericolose per l’ambiente, non solo per l’amianto – è di puntare sulla responsabilizzazione diretta, quindi di andare verso un’autocertificazione da parte dei proprietari di immobili piuttosto che verso delle perizie obbligatorie, perizie che sarebbero auspicabili, perlomeno per le grandi strutture a interesse pubblico. Nel marzo del 2004 il Consiglio di Stato del canton Vaud scriveva: «In assenza di un inventario dettagliato e affidabile delle costruzioni che possono contenere amianto, lo Stato – così come gli altri proprietari – non gestisce quello che è un problema di salute pubblica. Espone forse a dei rischi di malattie gravi i lavoratori impegnati in attività di manutenzione e di rinnovo degli edifici». L’impressione è che in Ticino non si sia mai affrontato in questo modo, di petto, la situazione. Non direi. In Ticino abbiamo la stessa consapevolezza degli altri cantoni. L’approccio può essere diverso, questo sì. Ma ritengo che non siamo in ritardo. Certo, la conoscenza delle situazioni a rischio dev’essere ampliata. Prioritari in questo senso sono gli edifici pubblici – in particolare le scuole –, anche se non vanno dimenticate le abitazioni private. Un paio di anni fa, su proposta della Sezione logistica del Dipartimento finanze ed economia, il Consiglio di Stato ha incaricato il Dipartimento costruzioni e territorio della Supsi di analizzare lo stato di conservazione di 25 edifici scolastici. La rete InfoAmianto aveva consigliato di estendere questa analisi alla verifica delle sostanze pericolose – amianto compreso – contenute in questi edifici. Ad area risulta che a quest’invito non è stato seguito, che la verifica della presenza di amianto in queste scuole per ragioni di risparmio non è stata effettuata nell’ambito dell’indagine Supsi. Quest’analisi potrebbe venire eseguita prossimamente [entro settembre 2005, secondo il capo della Sezione logistica Massimo Martignoni. Cfr. Il Caffè, 6 marzo 2005, ndr]. Esistono due inventari di edifici contenenti amianto in Ticino. La lista delle costruzioni con rivestimenti in amianto floccato2 e l’elenco dell’allora Dipartimento delle pubbliche costruzioni con 212 edifici pubblici del cantone contenenti amianto in varie forme3. Questi inventari servono? Qualsiasi inventario serve. Permettono, se aggiornati regolarmente, di tenere sotto controllo la situazione, individuare eventuali necessità di intervento, pianificare ed eseguire le misure di risanamento urgenti, a breve, medio e lungo termine. Proprio perché si tratta di un elenco degli stabili del Cantone, nella lista dei 212 edifici pubblici non figurano gli edifici di proprietà comunale e consortile, come ad esempio asili e scuole elementari. Per non parlare di numerosi altri stabili pubblici, di uso pubblico e privati (vedi articolo sotto). Questo elenco degli edifici pubblici non deve essere esteso? Va detta una cosa per cominciare. Il rischio maggiore nel corso degli anni ’80 era stato individuato nell’amianto floccato. E grazie alla lista “federale” si sono potuti risanare praticamente tutti questi stabili – rimuovendone o isolandone le componenti in amianto floccato – a partire dalla metà del decennio. La lista è poi stata aggiornata e completata, e questo lavoro va continuato per non perdere la “memoria storica”. Torniamo alla grossa lacuna dell’elenco degli edifici pubblici contenenti amianto. Nel canton Ginevra l’equivalente della Rete Infoamianto ha chiesto ai comuni di esaminare a fondo gli stabili di loro proprietà costruiti prima del 1991. Un censimento a questo livello non sarebbe auspicabile anche in Ticino? Questa lista [di cui Ruchti non è un possesso, ndr] riguarda solo gli stabili di proprietà del cantone. L’auspicio è che possa essere estesa. Bisogna comunque tener presente che ulteriori verifiche comportano un onere finanziario. La decisione spetta dunque ai politici, che dovranno eventualmente indicare quali sono le priorità in merito. Va detto comunque che per “coprire” in parte questa lacuna a livello degli enti locali, su richiesta della rete InfoAmianto sono state integrate informazioni riguardanti l’amianto nella formazione annuale dei tecnici comunali. Inoltre è intenzione della rete InfoAmianto promuovere delle verifiche periodiche più frequenti e sistematiche attraverso una scheda di controllo per ogni stabile di interesse pubblico e/o collettivo censito sin qui. Note 1 Istituita nel luglio 2002 dal Consiglio di Stato, la rete InfoAmianto ha il compito di fornire e coordinare le risposte alle domande della popolazione e degli addetti ai lavori. Ne fanno parte gli uffici di diversi dipartimenti cantonali e consulenti esterni in rappresentanza di Suva, sindacati, Società svizzera impresari costruttori, Associazione svizzera inquilini, Camera ticinese dell’economia fondiaria ed Ente per lo smaltimento dei rifiuti del Sottoceneri. 2 Nel 1987 l’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio censì in tutti i cantoni all’incirca 4 mila stabili contenenti amianto floccato (o spruzzato), una delle forme più pericolose di asbesto, usato come rivestimento antincendio di isolamenti per solette, pilastri di sostegno, travi di acciaio e in genere strutture metalliche di edifici pubblici, capannoni industriali e grattacieli. Dalla lista – definita «non esaustiva e poco affidabile» dal governo vodese che un anno fa decise di sostituirla con un’altra in allestimento – sono escluse costruzioni con oggetti contenenti altre forme di amianto (rivestimenti per pavimenti, pannelli in cartone-amianto, cordoni, nastri isolanti, lastre in eternit, ecc.). L’ultimo aggiornamento dell’elenco degli stabili ticinesi (dalle centrali elettriche alle infrastrutture doganali, da alcune scuole a numerosi edifici privati) risale al gennaio 2003. Quasi tutti i 68 edifici segnalati sono stati risanati: in 34 casi l’amianto floccato è stato rimosso, in 32 isolato e in 2 casi è stato chiuso l’accesso ai locali. 3 Vedi articolo sotto e tabella accanto. Gianni Ruchti, cosa preoccupa maggiormente la popolazione? Da quando è stata creata, la rete InfoAmianto ha registrato un aumento importante di richieste di informazioni su singole situazioni: ha evaso 217 richieste fino alla fine del 2004, altre 50 circa sono pervenute dall’inizio del 2005. A queste vanno aggiunte le numerose richieste di informazioni ricevute dai singoli membri della Rete. Le segnalazioni riguardano in buona parte lastre in eternit (fibrocemento, contenente amianto fortemente agglomerato nel legante cemento, e quindi di difficile dispersione). Nel 99 per cento dei casi le situazioni segnalateci non presentano alcun pericolo per la salute delle persone e non richiedono alcun intervento: le lastre sono quasi sempre in buono stato, pertanto è meglio lasciarle così come sono, evitando di diffondere inutilmente fibre nell’aria con manipolazioni errate. Abbiamo richieste di informazioni anche per quel che riguarda la rimozione e lo smaltimento di queste lastre (operazioni che vanno eseguite seguendo le procedure Suva1 e tenendo conto delle disposizioni di protezione ambientale vigenti per lo smaltimento dei rifiuti), la rimozione di rivestimenti per pavimenti contenenti amianto [tra i vari prodotti presenti sul mercato, il Novilon o il Colovynil prodotti dalla Forbo di Giubiasco fino agli anni 1977-’78, ndr] e altre situazioni più specifiche. Si deve preoccupare una persona che ha fresato o trapanato il tetto in eternit di uno sgabuzzino? Premetto che non sono un medico. Posso però dire che nell’ambito delle sostanze cancerogene non esiste una concentrazione minima (di fibre per l’amianto) al di sotto della quale possiamo essere sicuri di non ammalarci. D’altro canto la casistica mostra che sono pressoché sconosciuti i casi di malattie tumorali insorte a seguito di questo genere d’esposizione limitata. D’accordo: nessuno può garantire che non ci ammaleremo anche a seguito di un’esposizione breve e a basse concentrazioni di fibre di amianto. Ma chi ha vissuto situazioni del genere non deve nemmeno farsi cogliere dal panico e andare ogni anno dal medico a verificare il proprio stato di salute facendosi eventualmente bombardare di raggi Röntgen. Oggi la popolazione ticinese può stare tranquilla? Direi di sì, a condizione di non dimenticare la presenza dell’amianto sul territorio, e di saperne riconoscere i pericoli. Viviamo in un mondo costruito per lo più 30-40 anni fa, quando dell’asbesto veniva fatto un uso diffusissimo. Ci stiamo avvicinando pertanto a un periodo in cui sarà necessario intervenire sugli stabili costruiti in quegli anni con delle ristrutturazioni o delle demolizioni. Proprio per questo è importante informare e formare le nuove generazioni. Oltre a ciò, bisognerà potenziare il monitoraggio degli stabili, continuando ad aggiornare e completando le liste citate. La rete InfoAmianto ha sottoposto delle proposte di intervento al Consiglio di Stato che comportano lo sblocco di risorse probabilmente importanti. La palla ora è nel campo dei politici. 1 Vedi gli opuscoli Suva “Rimozione e pulizia di lastre in fibrocemento” (2002) e “Amianto: come riconoscerlo e intervenire correttamente” (2004), scaricabili entrambi dal sito internet www.suva.ch. Per saperne di più . Chiunque in Ticino abbia dubbi sulla presenza di amianto o desideri ricevere informazioni sul tema può contattare la rete InfoAmianto (indirizzo: residenza governativa, 6501 Bellinzona; tel.: 091/814 30 72, fax: 091/825 31 89, mail: reteinfoamianto@ti.ch). . Il sito internet della Suva offre informazioni di vario genere e un forum di discussione sull’amianto: www.suva.ch/it/home/suvapro/branchenthemen_uebersicht/asbest_neu.htm. . Sull’accertamento della presenza di amianto all’interno delle mura domestiche è utile consultare l’opuscolo dell’Ufficio federale della sanità pubblica “Amianto nelle abitazioni”, marzo 2003, scaricabile all’indirizzo www.bag.admin.ch/chemikal/gesund/i/asbest.htm. Utili informazioni sui rischi causati dalle fonti di inquinamento domestico, amianto compreso, si trovano all’indirizzo internet www.geneve.ch/maisonsante/fr/themes/risques/amiante.html. . Negli ultimi anni area si è occupata a più riprese di amianto. Gli articoli principali sono nell’archivio internet all’indirizzo www.area7.ch.

Pubblicato il 

18.03.05

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