In piena estate, una parte della sinistra zurighese s’è mobilitata per raccogliere migliaia di firme e lanciare un referendum. Obiettivo: bloccare un larvato tentativo di liberalizzare il mercato dell’elettricità, nonostante due votazioni popolari abbiano respinto i progetti di privatizzazione delle aziende elettriche della città e del cantone. La situazione è paradossale. La gente è contraria alla privatizzazione di servizi fondamentali; ma Berna ha ugualmente approvato una nuova legge federale che apre il mercato dell’elettricità, subito bloccata da un referendum per il quale si voterà tra un anno. E sebbene nessuno sappia ancora se e quando la nuova legge entrerà in vigore, già da tempo i cantoni e le potenti lobby dell’energia si danno da fare per anticiparne la liberalizzazione. Anche a dispetto della volontà popolare e dell’attuale quadro legislativo. L’ultimo passo in tal senso l’ha compiuto lo scorso 11 luglio il Consiglio comunale di Zurigo. Con 90 voti favorevoli e soltanto 13 contrari (di cui11 dell’alleanza verdi-alternativi-donne e 2 socialisti) ha deciso di dare all’Esecutivo della città la competenza di negoziare con i grandi clienti dell’azienda comunale contratti speciali di forniture d’elettricità, naturalmente a tariffe più basse. Contratti simili esistono già con imprese che consumano annualmente più di 20 gigawattora (GWh): la legge zurighese lo permette come eccezione alla regola che l’elettricità dev’essere distribuita in base a «tariffe valide per tutti». Ma dopo aver abbassato a 10 GWh il limite di tale eccezione, con il provvedimento di luglio si vogliono estendere questi contratti speciali a 3'300 clienti medio-grandi ed a cooperative d’acquisto di oltre 1 GWh all’anno. L’azienda comunale dell’elettricità vorrebbe addirittura abbassare il limite dei contratti speciali a 60 megawattora, che è l’attuale confine tariffario tra utenti normali (economie domestiche e piccole attività) e grossi clienti. Lo scopo di questi ribassi delle tariffe elettriche non è quello di favorire la maggioranza degli utenti (i piccoli e medi consumatori), ma quello di contenere la perdita di clienti importanti che vengono attirati dalla concorrenza. Così, per esempio, l'Ubs ha firmato un contratto di fornitura con l'azienda elettrica Atel (Aare-Ticino), mentre il gruppo Axpo (aziende elettriche della Svizzera orientale) comincia a corteggiare la clientela zurighese di medie dimensioni. Ancor più recente è la notizia di una ventina di grossi aberghi di Zurigo e di Basilea che hanno abbandonato l’azienda elettrica zurighese per passare all’Atel. Il consigliere comunale della Lista alternativa, Niklaus Scherr, ha fatto di tutto per scongiurare questi ribassi tariffari a favore soltanto dei grandi consumatori. Intanto ha inoltrato un ricorso giudiziario per evidente violazione dell’attuale legge cantonale sull’energia che stabilisce il principio delle «tariffe valide per tutti». E poi, nel giro di qualche settimana è riuscito a raccogliere le quattromila firme, depositate il 7 agosto, necessarie per promuovere il referendum contro il contestato provvedimento. Nel comitato referendario, oltre alla «Lista alternativa, sono rappresentati il Partito del lavoro, i Giovani socialisti, i verdi, l’organizzazione Attac ed il comitato contro le privatizzazioni. In un comunicato hanno definito «un affronto al popolo sovrano l’ammorbidimento delle condizioni sociali ed ecologiche delle tariffe dell’azienda elettrica comunale». Giustamente, ritengono che sia illecito qualunque tentativo di anticipare la liberalizzazione prima della votazione popolare sulla legge federale sul mercato dell’elettricità.

Pubblicato il 

07.09.01

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