Ad inizio dicembre c'è la giornata Aids. Da quando questa immunodeficenza è apparsa nei paesi detti "sviluppati" essa continua a far discutere. Verso la fine degli anni '80 si notava un'atmosfera quanto mai allarmistica poiché di Aids si moriva ed anche abbastanza in fretta anche alle nostre latitudini. L'allarmismo aveva anche toni moralistici poiché i pubblici poteri e le loro istituzioni dovevano parlare di sesso, di "comportamenti a rischio" e dovevano propagare il preservativo come mezzo principale per arginare il diffondersi del morbo. Ciò provocava frizioni e conflitti tra ambienti che trovavano indecente che lo Stato si occupasse in maniera così esplicita di singole pratiche sessuali e coloro che erano particolarmente toccati dal diffondersi dell'epidemia, in primis gli ambienti omosessuali.
Verso la fine del primo decennio del nuovo secolo gli scenari sono cambiati, sia nel Terzo mondo che da noi. In Africa si continua a morire ma almeno alcuni medicamenti efficaci possono essere distribuiti a prezzi maggiormente abbordabili per le autorità sanitarie di questi Paesi. La loro distribuzione non è ottimale e soprattutto l'accompagnamento delle persone infette rimane altamente deficitario. Il comportamento preventivo della maggior parte della popolazione sessualmente attiva lascia ancora molto a desiderare e la polemica sulla distribuzione dei preservativi non si è ancora sopita in questi Paesi.
Da noi l'Aids non tocca più solo le persone di sesso maschile ad orientamento omosessuale o i tossicodipendenti, bensì tutta la popolazione sessualmente attiva. La paura della morte non spaventa più come negli anni '80 e quindi il numero dei decessi diminuisce, ma aumenta il numero delle nuove infezioni. Inoltre molti governi, tra cui anche il nostro, hanno abbassato il livello di guardia nelle campagne di prevenzione, adducendo l'argomento che questa malattia non abbia nulla di specifico, rispetto ad altre malattie che pure si trasmettono sessualmente. La considerazione non è falsa in sè, ma non tiene conto delle mentalità presenti nelle generazioni dei "nuovi giovani" che accedono alla vita sessualmente attiva. In queste cose non bisogna mai stancarsi e rendersi conto che la ruota della vita e della morte gira in continuazione e che quindi i messaggi corretti vanno ripetuti fino alla noia di coloro che li hanno già sentiti da tempo. Io li sento dal 1987 e non mi annoio poiché so che per ogni adolescente che si affaccia sulla scena della gioventù essi sono nuovi e dovrebbero attirare la sua attenzione. Se qualcuno di noi, leggendo area pure si annoiasse, pensi non solo a quello che capita tra di noi, ma a chi ancora soffre lontano dalle nostre latitudini e muore poiché non ha a disposizione i mezzi che la ricerca scientifica ha saputo sviluppare in una corsa contro il tempo, ma che la nostra cecità non ha saputo distribuire con equità.

Pubblicato il 

07.12.07

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