Nella mia alterna vita professionale mi capitò anche, per via di un amico, di dover fare il piano regolatore di C., in Val Colla.
Quando ci andai per la prima volta chiesi ad una donna del posto quanti abitanti ci fossero. Mi rispose : "Centoquaranta. Cinquanta qui e tutti gli altri via per il monde (con la e)". Eppure anche C., in quegli anni, era tenuto a fare il suo bravo piano regolatore, conforme alle norme dell'istituto di pianificazione locale, regionale e nazionale del Politecnico di Zurigo. E così tutti gli altri duecentocinquanta comuni del Cantone, sulla base di confini giurisdizionali che risalivano all'epoca delle Pievi, poco dopo l'anno mille, e che erano rimasti tali e quali fino ai nostri giorni. Intanto erano passate sul territorio le varie crisi ottocentesche e novecentesche, i modesti tentativi di industrializzazione, il turismo, lo spopolamento delle valli; erano arrivate la radio, la televisione e l'Avs, il voto alle donne (in ritardo rispetto a tutta l'Europa) e poi automobili senza limiti, i frontalieri, gli affari, casini e casinos… Ma i confini comunali lì, fissi, ancorati nelle mappe, pietrificati nei termini infissi da secoli nel terreno e incardinati nel supremo principio dell'autonomia comunale.
È indubbio che la pianificazione del territorio ha sofferto molto di questi ostacoli atavici. Per esempio il famigerato Pian Scairolo : diviso a suo tempo trasversalmente tra i comuni di Pambio-Noranco, di Grancia, di Montagnola (che sta su signorilmente in collina) di Barbengo. Lugano, all'inizio, era fuori. Del resto la storia non è finita. Il nuovo comune di Collina d'oro, sempre signorilmente, s'è preso tutto quanto apparteneva prima a Montagnola e quindi possiede ancora buona parte del piano ormai disastrosamente edificato. I rapporti tra confini politici e morfologia del territorio rimangono molto problematici.
E pensiamo a Lugano, alla grande Lugano, alla quale mancano tuttora, per imperscrutabili motivi, Paradiso, Massagno, Sorengo… L'aggregazione è avvenuta da tempo, ma si continuano ad applicare i piani regolatori ed i regolamenti edilizi dei comuni precedenti. Le direttive ed il buon senso che vorrebbero che, nato un nuovo comune con confini razionali e conformi ai dati territoriali, si disegni un nuovo piano regolatore non hanno trovato sinora applicazione.
In Capriasca invece va meglio. Il nuovo comune che aveva al suo centro lo stranamente piccolo borgo montano di Tesserete, circondato dai villaggi di Vaglio, Sala, Cagiallo, Campestro e Lugaggia, ha avviato lo studio di un piano regolatore nuovo. Le premesse sono buone. Si può sperare che lo sia anche il risultato finale, se non prevarranno anche lì le solite forze degli affari ad ogni costo. Ed i recenti eventi di Mendrisio? Mendrisio la ricca si impettisce con orgoglio essendo ormai salita su per la montagna fino ad Arzo. Ma sono rimasti fuori Riva (l'antico fiero centro della Repubblica di Riva che aveva chiesto alla fine del '700 nientemeno che l'annessione alla Cisalpina, poi castigata a dovere dai Luganesi) e Besazio (chissà perché?) e Meride.
Insomma le fatiche delle aggregazioni non sono finite. La legge sulla fusione dei comuni del 1945 insisteva molto sugli aspetti economici e non poteva prevedere gli effetti debordanti della rivoluzione territoriale degli ultimi cinquant'anni. Ma ora siamo nel 2007 e occorre saldare le giustissime esigenze della riduzione del numero dei comuni con il nuovo assetto del territorio. È uno sforzo notevole ma dev'essere fatto. I vecchi termini di pietra possono rimanere dove sono ma dormano per sempre sotto gli strati di fogliame che in questi giorni ricoprono il terreno nei boschi. Dovrebbero essere ormai materia di studi (peraltro interessantissimi) di archeologia medioevale.

Pubblicato il 

14.12.07

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