"Non ne posso più": i sindacati hanno trovato un inaspettato alleato in Michael Agoras, il responsabile dell'Adecco, la principale impresa di lavoro temporaneo in Svizzera. Anche lui, come fanno da tempo i rappresentanti dei lavoratori, ha deciso di condannare il dumping sociale e i bassi salari, troppo spesso praticati dalle imprese di lavoro temporaneo. Questa situazione sta danneggiando l'immagine del settore e quindi anche della sua impresa. Per questo ha deciso di reagire pubblicamente.

Il numero di queste imprese è letteralmente esploso negli ultimi anni. Attualmente, sono circa 1'800 ad operare in questo campo. Il loro numero è più che raddoppiato nell'arco di 10 anni. Certo vi sono paesi come gli Stati Uniti o la Gran Bretagna dove il fenomeno è molto più esteso, ma anche in Svizzera si impone sempre più.
L'anno scorso è stato sicuramente un buon anno per il settore, come lo dimostrano le cifre fornite dalla Swissstaffing, l'associazione di categoria. La crescita media è stata del 19 per cento. Il giro d'affari è stato di 4,5 miliardi di franchi e l'importo dei salari pagati ha raggiunto i 3,1 miliardi di franchi.
Nel 2006, i lavoratori temporanei sono stati circa 230mila, più del doppio rispetto a 10 anni fa (cfr. specchietto qui accanto). Il loro numero aumenta costantemente, ma conosce anche forti variazioni che rispecchiano sostanzialmente l'andamento economico. Per esempio, nel 2001 i temporanei erano quasi 200mila e sono scesi a 166mila nel 2003, quando l'economia aveva rallentato. Ricorrono al lavoro temporaneo (cfr. in fondo pagina, a destra) soprattutto i giovani sotto i 26 anni (40 per cento). Negli ultimi anni è aumentato però il numero delle persone anziane. Il 10 per cento dei lavoratori a tempo determinato ha più di 45 anni, rileva l'associazione padronale.
L'occupazione temporanea poi non è più limitata solo alle persone con un basso grado di formazione. Il 22 per cento ha un diploma superiore e il 48 per cento ha completato un apprendistato. Se all'inizio degli anni '90 erano soprattutto gli svizzeri (67 per cento) a ricorrervi, adesso gli stranieri sono in maggioranza (51 per cento). Questo cambiamento è imputabile al fatto che gli stagionali di un tempo accedono oggi al mercato del lavoro svizzero ricorrendo ad un'agenzia di lavoro temporaneo, rileva la Swissstaffing. Infine troviamo questi lavoratori ovunque (cfr. in fondo pagina, a sinistra), ma soprattutto nei servizi (37 per cento) nell'industria (33 per cento) e nell'edilizia (25 per cento).
Il ramo non gode di una buona fama, perché sono molti i casi di irregolarità riscontrati nei controlli fatti dalle commissioni paritetiche o dai sindacalisti interpellati dai diretti interessati. Secondo l'Uss (Unione sindacale svizzera), un temporaneo su 9 riceve in busta paga meno di quello che gli spetti. In alcuni cantoni il fenomeno si manifesta in modo ancora più marcato.
Nel canton Zurigo, ci sono stati reclami nel 30 per cento dei controlli effettuati e questo non solo presso piccole imprese di lavoro temporaneo, ma anche tra quelle più importanti.
Oltre al problema salariale, i lavoratori non fissi devono fare i conti anche con un tasso d'infortunio sul lavoro più alto rispetto alle persone assunte a tempo indeterminato nell'industria e nell'edilizia.
Davanti a questa situazione, il dirigente dell'Adecco ha deciso di correre ai ripari informando su quanto la sua impresa sta facendo contro il dumping sociale e i bassi salari. Il fatto è significativo perché si tratta della principale impresa del settore: ha nella sua lista salariale 42 persone all'anno.
L'Adecco dispone in particolare di un sistema d'allarme che impedisce di concludere un contratto se non sono rispettate le disposizioni degli accordi collettivi di lavoro o altre basi legali, precisa una nota.
L'impresa afferma di pagare salari del 5 per cento superiori alla media del settore e di investire ogni anno due milioni di franchi per l'aggiornamento professionale dei suoi collaboratori. Per Michael Agoras adeguate condizioni di lavoro sono della massima importanza. Anche lui è consapevole che il dumping sociale e salariale danneggiano solo l'immagine del settore. Per combattere tutto questo, il dirigente auspica in particolare che i cantoni prendano i provvedimenti necessari contro le imprese che non rispettano le regole.
La presa di posizione dell'Adecco è stata accolta con favore dai sindacati, da anni impegnati contro il peggioramento delle condizioni di lavoro. «Ne prendiamo atto con soddisfazione» ha affermato Daniel Lampart, l'esperto dell'Uss, secondo il quale era ora che ciò avvenisse vista la gravità del problema.
Oltre all'Adecco, anche il canton Argovia ha fatto in questi giorni la sua parte per combattere il dumping salariale e per permettere alle imprese di ricorrere a mano d'opera straniera e qualificata pagandola secondo le consuetudini locali. La carenza di personale, soprattutto qualificato, costringe molte imprese a cercare dipendenti all'estero, in particolare nella vicina Germania. Il cantone ha pubblicato la lista dei salari minimi dei vari settori economici. Si tratta di una pubblicazione di 500 pagine pensata soprattutto per gli addetti ai lavori. Contiene dati sulla maggior parte delle professioni nei tre principali rami economici (agricoltura, industria e terziario). I dati salariali sono tratti dai contratti collettivi di lavoro o da statistiche delle associazioni padronali. La lista permette anche di vedere come evolvono le paghe e quali sono le categorie meglio retribuite (alti funzionari dello stato) e quelle peggio. In fondo alla scala c'è la stalliere per cavalli che deve accontentarsi di 3'000 franchi al mese per 50 ore di lavoro settimanali.


Le insidie del lavoro precario

Sempre più persone sono assunte temporaneamente attraverso agenzie di collocamento. Queste nuove forme di lavoro hanno aumentato l'insicurezza, ma non solo. Ne abbiamo parlato con André Kaufmann, esperto a Unia della problematica.

Che cosa preoccupa di più un sindacalista?
Prima di tutto la precarizzazione del lavoro e i rischi che ne derivano per la persona assunta. Certo c'è chi cerca un'occupazione solo per un po' di tempo, come certi giovani, ma la maggior parte preferirebbe avere un posto fisso. C'è poi un problema di dumping salariale. Nella maggior parte dei casi questi dipendenti ricevono solo i salari minimi. Spesso non sono rispettati neppure i valori minimi fissati nei contratti dichiarati di portata generale, quindi validi per tutti quelli che lavorano in un certo ramo economico. Dai controlli, che si sono infittiti negli ultimi due anni, risulta che un salario su 9 non rispetta i minimi contrattuali.
Il numero dei temporanei è fortemente aumentato negli ultimi anni. Le imprese si stanno abituando a scaricare i rischi sulla mano d'opera?
Ci sono imprese che riducono sempre di più il numero delle persone assunte a tempo indeterminato, cui affidano le funzioni indispensabili. Per tutto il resto ricorrono a lavoratori temporanei. In questo modo, i rischi legati alla fluttuazione del lavoro sono trasferiti su questi dipendenti. L'organizzazione del lavoro diventa più difficile, in particolare per i capocantieri che devono sempre più fare i conti con personale nuovo. È un'evoluzione sbagliata perché solo pochi stanno bene e hanno buone paghe, mentre gli altri vivono nella precarietà.
Anche chi ha un lavoro fisso si sente sempre meno sicuro?
Certo. Basta guardare quanto è avvenuto nell'edilizia negli anni '90. Molte persone sono state licenziate perché non c'era abbastanza lavoro. Quando è arrivata la ripresa è stato assunto personale a tempo determinato. All'arrivo della prossima crisi, c'è chi teme di perdere il posto di lavoro e di ritrovarsi anche lui a dover accettare un'occupazione temporanea. Per questo vedono male tutta questa evoluzione.
Quali sono le conseguenze per la qualità professionale?
Sia i datori di lavoro che le imprese di lavoro temporaneo, in particolare quelle medie e piccole, sono poco interessate alla formazione di queste persone, soprattutto se passano continuamente da un settore di lavoro all'altro. In questo modo, per esempio nell'edilizia, si rischia di ritornare alla situazione degli anni '80, quando si reclutavano tante persone (allora erano gli stagionali) poco qualificati. Per migliorare la situazione erano state create, con l'aiuto del Parifond, scuole o corsi professionali in Svizzera, ma anche in Spagna e Portogallo. Il livello di formazione era allora migliorato. Adesso si sta tornando indietro.
C'è poi anche un problema di sicurezza. Chi non ha una formazione adeguata rischia maggiormente di infortunarsi?
Le statistiche ci dicono che i temporanei si infortunano di più. È logico. Hanno meno esperienza e sono formati poco o per niente. Per questo si infortunano, cosa che avviene di meno per gli altri che conoscono i macchinari e i pericoli. La Suva è consapevole del problema e anche le associazioni patronali, sanno che si deve fare qualcosa. Stiamo comunque discutendo con la Suva e la SwissStaffing, l'associazione delle imprese di lavoro temporaneo, la situazione e le misure che bisognerebbe adottare.
Quali sono le vostre richieste?
Chi va a lavorare in un cantiere deve seguire corsi di formazioni obbligatori e, per chi è nuovo, corsi d'introduzione prima di cominciare a lavorare. Vogliamo anche fissare un tetto massimo di lavoratori temporanei, che non dovrebbero superare il 20 per cento degli occupati.
Adecco ha adesso annunciato di voler combattere il dumping salariale e i salari inferiori al minimo previsto nei contratti. Perché lo ha fatto?
Le imprese di lavoro temporaneo, in particolare quelle piccole, hanno una cattiva fama, perché offrono salari troppo bassi, non formano o hanno alti livelli di infortunio. Adecco, come altre grandi imprese del settore, cerca di fare meglio e soffre per la cattiva fama. Noi siamo interessati a migliorare i rapporti con queste imprese, perché la maggior parte dei contratti non sono di portata generale. Un anno e mezzo fa volevano stipulare un contratto con la SwissStaffing per regolare le condizioni di lavoro di chi non è soggetto ad un contratto o comunque non di portata generale. Allora non ci siamo riusciti, ma adesso il tema è ritornato d'attualità. Ora, che abbiamo riallacciato i  contatti, speriamo di fare progressi.   

Pubblicato il 

09.03.07

Edizione cartacea

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