Adecco finisce sotto inchiesta per falsità in documenti

Inviava all’autorità cantonale di controllo dei contratti indicanti salari superiori a quelli realmente versati ai lavoratori

La più importante agenzia di lavoro temporaneo a livello planetario e cantonale, Adecco, è sotto inchiesta. Il Ministero pubblico del Canton Ticino ipotizza il reato di falsità in documenti per aver inviato alle autorità contratti indicanti una paga superiore a quanto realmente versato.

La filiale luganese dell’azienda leader del lavoro temporaneo ha inviato qualche anno fa agli uffici cantonali preposti al rilascio dei permessi di lavoro dei contratti di lavoro controfirmati dai dipendenti in cui figurava una paga oraria vicina ai 20 franchi. Una paga fittizia, nel senso che in busta paga ne figurava un’altra, in certi casi inferiore anche del 20% a quella indicata nel contratto di lavoro inviato alle autorità. Cinque franchi in meno pesano su una paga da operaio non qualificato.


Questi dipendenti di Adecco, impiegati nella medesima fabbrica del Luganese per anni, si accorgevano della differenza di stipendio solo alla prima busta paga. Altri invece avevano dovuto sottoscrivere con l’agenzia interinale un secondo contratto con la paga “ribassata”. Un secondo contratto mai notificato all’Ufficio cantonale della popolazione, l’autorità incaricata del rilascio dei permessi di lavoro.

 

Come i salariati ben sanno, quando si protesta col datore, sovente si ottiene la classica risposta: «Se non ti va bene, la porta è quella». Per gli interinali, la via verso la porta è ancora più breve. I termini della disdetta del rapporto di lavoro interinale sono di due giorni nei primi tre mesi, sette giorni dal quarto al settimo mese, poi un mese. E se fai “grane”, c’è sempre la possibilità che l’agenzia non ti chiami più per altri incarichi. Quando il rapporto di lavoro è precario per definizione, la sottomissione diventa una scelta quasi obbligata.

 

Una sottomissione però altrettanto temporanea. La legge prevede che il dipendente possa recuperare retroattivamente fino a cinque anni quanto gli è stato indebitamente sottratto. Ed è quanto fatto dai 7 operai affiliati a Unia. Per alcuni Adecco ha subito riconosciuto “l’errore”, versando la differenza. Per altri invece l’agenzia interinale si è opposta costringendo Unia ad avviare la procedura civile per il risarcimento.
Patrocinati dall’avvocato Schuhmacher su incarico del sindacato Unia, un paio di interinali hanno vinto lo scorso maggio una causa alla pretura di Lugano con il risarcimento di una decina di migliaia di franchi a testa.

 

I legali di Adecco hanno tentato invano di insinuare la malafede degli ex operai, “rei” di aver atteso la fine del rapporto di lavoro per chiedere la differenza salariale. Scrive il pretore Francesco Trezzini nella sua sentenza: «Difatti, lo scopo dell'art. 341 CO è esattamente quello di permettere un siffatto agire, che è dunque tutt'altro che in mala fede, bensì è sorretto da ampia giurisprudenza». Per gli ex interinali di Adecco la storia finisce dunque bene.


Restano però aperti alcuni punti oscuri della vicenda. Primo fra tutti il movente. Perché Adecco ha inviato dei contratti con stipendi fittizi alle autorità competenti per il rilascio dei permessi? Senza questo “giochetto”, molto probabilmente nessuno avrebbe rivendicato nulla, costretti come precari ad accettare quanto passa il convento  Quegli importi non veritieri erano destinati all’autorità? Se sì, con quale scopo? Il solo fatto di inviare documenti inveritieri all’autorità preposta fa scattare d’ufficio l’inchiesta penale per il reato di falsità in documenti. Inchiesta confermata ufficialmente dalla Procura.


E soprattutto, quanto è diffusa tale pratica, sia in Adecco che in altre agenzie interinali?

Alle sollecitazioni sindacali, l’azienda si è giustificata invocando il semplice errore amministrativo. Errare è umano, perseverare è diabolico: perché il presunto “errore” si è ripetuto più volte nell’arco di molti anni e le mani che hanno firmato quei contratti per conto dell’agenzia interinale erano diverse. Ha tutta l’aria di una prassi corrente, più che una svista. Adecco, contattata, afferma di «essere a conoscenza di 3 casi risalenti a 6 anni fa». La documentazione in nostro possesso (e della magistratura) si riferisce invece a 7 casi, risalenti a meno di quattro anni fa. Adecco afferma comunque di «operare nel rispetto della legge. Degli errori e delle irregolarità non possono però essere esclusi». Sarà la magistratura ticinese a far chiarezza sull’agire di Adecco.


Sarebbe interessante sapere se la pratica riguarda i soli 7 casi scoperti dal sindacato, o se l’invio di contratti fittizi alle autorità competenti per i permessi riguarda un numero più elevato. A questo proposito, Unia invita chi avesse dei sospetti di questo genere a segnalarli ai suoi segretariati.

Pubblicato il

25.09.2014 15:40
Francesco Bonsaver

Due contratti per lo stesso lavoro

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